Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 19.02

Giuliana Sgrena a Cremona, ‘Rivoluzioni violate’ in Sala Zanoni

Nel pomeriggio, su iniziativa di Sinistra Ecologia Libertà, la Sala Zanoni ha ospitato un incontro con la giornalista e scrittrice Giuliana Sgrena, in concomitanza con l’uscita del suo nuovo libro

| Scritto da Redazione
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Rivoluzioni violate. Primavera laica, voto islamista: questo il titolo del nuovo libro di Giuliana Sgrena, pubblicato da Il Saggiatore e presentato questo pomeriggio in Sala Zanoni. Dopo l’introduzione e il saluto di Lapo Pasquetti, coordinatore cittadino di Sinistra Ecologia Libertà, è stato Marco Pezzoni, del Centro Studi Politica Internazionale, a intervenire nel merito del tema del volume, che, per parola di Pezzoni stesso, «andrebbe letto da tutte e da tutti».

Alla prima domanda, riguardante la situazione attuale in Tunisia, declinata soprattutto nel senso dell’imminente tornata elettorale, Sgrena risponde che «si prevede una scarsa partecipazione» e questo rappresenta un grosso pericolo per un popolo che non è abituato ad andare al voto e a scegliere tra tanti partiti: «Il simbolo più noto, che più si è visto alla televisione, è quello degli islamisti integralisti». La preoccupazione è maggiore, rispetto al passato, perché, pur non avendo risolto i problemi del Paese (dalla disoccupazione al turismo), «il governo a maggioranza islamista continua ad avere un grande consenso presso il proprio elettorato».

Una seconda sollecitazione arriva sull’altro Paese dove si è verificata una rivoluzione, l’Egitto, dove i Fratelli Musulmani, pur non potendosi costituire in quanto partito legalizzato, si erano presentati sotto altre forme «già prima della caduta di Mubarak». I Fratelli Musulmani, così come gli ancor più estremisti Salafiti, hanno avuto un grosso successo elettorale: il 50% dei voti è andato ai primi, il 25% ai secondi e il restante 25% alla sommatoria dei partiti di sinistra. La frammentazione della sinistra, che non è riuscita a presentare un solo candidato, ha portato a un ballottaggio tra il candidato legato all’ex-regime di Mubarak e il candidato islamista, ballottaggio che ha visto vittorioso quest’ultimo. «I partiti islamisti che utilizzano la religione per arrivare al potere sono estremamente pragmatici», afferma Sgrena: esempi di ciò sono l’accordo con i militari e la linea economica puramente liberista. «Ritenendo che la proprietà sia di dio, non può esserci alcuna redistribuzione del reddito». La propaganda islamista arriva a dichiarare che «non si dovrebbero nemmeno pagare le tasse». L’unico programma di governo dei partiti islamisti è quello di reislamizzazione della società.

Secondo Sgrena, le caratteristiche comuni alle due rivoluzioni erano state molteplici: «laiche, di popolo, nonviolente, prive di leader, a base sindacale». Democrazia, dignità, libertà: queste le parole che più erano circolate nell’immaginario dei due popoli. Un intervento di Pasquetti pone allora l’accento sull’aggettivo “violate” presente nel titolo del volume: dopo aver ribaltato regimi dittatoriali, queste rivoluzioni si stanno «dissolvendo nella restaurazione di regimi potenzialmente ancor più estremisti». Qual è il ruolo del giornalista? L’autrice risponde che «fare il giornalista in quelle situazioni di conflitto è diventato molto pericoloso. Adesso andare in Siria o in Iraq nelle zone proclamate del califfato è praticamente una missione suicida». Siamo allora di fronte a «un’emergenza democratica», una minaccia alla possibilità concreta di informare il pubblico. Il monito è anche quello a tenere alta l’attenzione nei confronti di Internet, «che può essere anche controproducente»: poiché tutto è pubblicato e pubblicabile, testi e immagini in apparenza credibili possono in realtà veicolare informazioni estremamente parziali, se non addirittura storie del tutto inventate.

La visione a lungo termine di Giuliana Sgrena non vuole però essere solo negativa: «La riuscita o meno di queste rivoluzioni si misurerà sull’affermazione della parità di genere. Il carattere di novità di queste rivoluzioni è stato sì quello dell’utilizzo delle nuove tecnologie, ma in particolare quello della partecipazione delle donne, sempre in prima fila con le proprie rivendicazioni»; anche per questo, l’autrice ha dato al libro un taglio “di genere”. «Le rivoluzioni sono processi che possono coprire anche un lungo lasso di tempo», e tali processi stanno attuandosi «a un’ora e mezza d’aereo da noi, al di là del Mediterraneo».

In chiusura di incontro, rispondendo a una domanda dell’Assessore Rosita Viola, presente nel pubblico, la giornalista de Il Manifesto ha parlato della situazione attuale delle donne curde, che rischiano costantemente di subire violenze atroci da parte dei fanatici: pur comprendendo le motivazioni delle donne che partecipano ai combattimenti, Sgrena non pensa «che la liberazione delle donne possa passare attraverso l’uso delle armi», peraltro in virtù delle «poche possibilità di vincere sul piano militare». Chiede infine Pezzoni: «Potrà esistere una conciliazione interna a questi Paesi tra Islam e democrazia, diritti umani, parità di genere?». Risponde Giuliana Sgrena: «Se una religione è al potere, non può esserci democrazia. In quei Paesi la democrazia è possibile attraverso un processo di secolarizzazione: esistono dei religiosi, anche nell’Islam, che si pongono il problema di tale svolta, nella direzione di una progressiva separazione tra religione e Stato. La democrazia è possibile solo nella laicità».

Carmine Caletti

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