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Gli “uominiqualunque” |RAR

| Scritto da Redazione
Gli “uominiqualunque” |RAR

Guglielmo Giannini, Peppe Grillo, Silvio Berlusconi.  Tutti “uominiqualunque”. Quando Giannini fondò il giornale che diventerà movimento e poi partito, ebbe a firmare la presentazione con  queste parole: « Questo è il giornale dell'uomo qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio, è che nessuno gli rompa le scatole. »

Il successo del quotidiano coincise con il decollo del partito; iniziò con 25.000 copie nel 1944, arrivando a 850.000 nel 1945.  Il giornale si distinse subito per i toni aggressivi e fuorvianti, con storpiature dei nomi dei politici presi di mira: Vinciguerra divenne Perdiguerra, Salvatorelli divenni Servitorelli  e così via…

Giannini era un abile satirico, che spesso sconfinava nel comico, attirando l’attenzione dei lettori, facendo preso sui delusi e sugli scontenti. Usava metafore dal gusto banale, facendo diventare “il vento del Nord” che faceva riferimento alla vittoria della Resistenza, “Il rutto del Nord”.

Le analogie con il Movimento di Grillo appaiono fin troppo evidenti e non solamente nella forma, ma anche nella sostanza, perché anche Giannini, di idee e formazione liberista, propugnava uno Stato  non di natura politica, ma semplicemente amministrativa, senza alcuna base ideologica, in grado di pilotare una folla e non un popolo. Il tentativo di Giannini a far confluire il suo movimento nel Partito Liberale Italiano, naufragò miseramente grazie all’opposizione decisa, rigorosa e intellettualmente sostenuta da Benedetto Croce.

Quel movimento riuscì solo nell’intendo di risvegliare sopite nostalgie fasciste, neutralizzandone i ricordi sanguinosi vestendo il suo movimento da pagliaccio.

Oltre a Grillo anche Berlusconi ha preso molto da Giannini, quando propone  uno Stato  il meno presente possibile nella società, con l'economia che deve essere lasciata totalmente ai privati, in un sistema totalmente liberista, nella convinzione, che la Storia si premurerà a smentire, che l’arricchimento dei già ricchi avrebbe prodotto, a cascata, il benessere generalizzato.

l termine qualunquismo, rimasto nel lessico politico con evidente accezione negativa, definisce atteggiamenti di sfiducia nelle istituzioni democratiche, di diffidenza e ostilità nei confronti della politica e del sistema dei partiti, di insensibilità agli interessi generali, che si traducono in opinioni semplicistiche e sostanzialmente conservatrici sui problemi dello stato e del governo;

questa definizione, (recuperata da Wikipedia) fa riferimento proprio al movimento di Giannini e, solo casualmente, coincide alle lettera con i propositi di Grillo e di Berlusconi.

Il movimento di Giannini fini fagocitato dal Partito liberale, quando nacque una innaturale alleanza.

E’ la medesima manovra che sta ordendo Berlusconi, di generare una forma di alleanza per fagocitare i consensi elettorali del M5S; i tempi non sono maturi, perché a Grillo il numero dei consensi ha dato alla testa, ma senza una ideologia di base, tali consensi tenderanno sempre più a vanificarsi; sarà allora che Berlusconi giocherà la sua carta associazionistica, giustificata dall’esigenza di impedire che i comunisti “divoratori di bambini”, possano tornare a banchettare.

C’è solo un difetto di valutazione, FI di Berlusconi non può essere assimilato al Partito Liberale di Croce, che, direttamente, influì sulla scomparsa politica del qualunquismo e del suo inventore. Berlusconi  esalterebbe  il M5* nel timore di tornare a perdere  quei consensi, per ribadire l’esperienza liberista dei suoi “primi venti anni” di governo.

Una operazione che prevede anni di incubazione e sviluppi tutti secondo le attese berlusconiane….

Ma Berlusconi è convinto di potere fermare il tempo, che, invece, inesorabilmente e fortunatamente per l’Italia, passa e in fretta, cancellando il passato fallimentare, in attesa del futuro di ricostruzione.

Rosario Amico Roxas

2014-03-10

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