Sabato, 20 aprile 2024 - ore 10.43

I voti ai partiti verdi europei aumentano quando fa più caldo

Perché il voto ai Partiti verdi è maggiore nei Paesi del nord Europa che in quelli del Mediterraneo

| Scritto da Redazione
I voti ai partiti verdi europei aumentano quando fa più caldo

Per i climatologi, la serie di ondate di caldo in Europa dal 2015 al 2021 è stata la più estrema degli ultimi 2.110 anni e, parallelamente alla frequenza e dell’intensità degli eventi climatici estremi, gli ultimi anni hanno visto un’impennata nelle proteste contro il cambiamento climatico e nel voto per i partiti verdi, soprattutto alle ultime elezioni del Parlamento europeo nel 2019, anche se non in Italia, che pure è stato uno dei Paesi più colpiti.

Il nuovo studio Climate change experiences raise environmental concerns and promote Green voting, pubblicato su Nature Climate Change da Roman Hoffmann, Jonas Peisker (International Institute of Applied System Analysis, IIASA, dell’università di Vienna), Raya Muttarak (università di Bologna e IIASA), e Piero Stanig (Bocconi) dimostra per la prima volta «Un effetto causale degli estremi climatici locali sulla preoccupazione ambientale e sul sostegno ai partiti Verdi in Europa». La preoccupazione ambientale in 34 Paesi europei è stata misurata con i dati dell’Eurobarometro in 42 diversi sondaggi (2002-2019), il sostegno ai partiti verdi in 28 Paesi con i dati delle elezioni per il Parlamento europeo (7 elezioni, 1990-2019). La percentuale ottenuta dai diversi Partiti verdi ed ecologisti alle elezioni europee è aumentata dal 5,7% nel 2004 al 9,9% nel 2019.

Secondo Hoffmann, «I nostri risultati indicano una relazione significativa tra estremi climatici, preoccupazioni e votazioni. Date le percentuali di voto tipicamente non così alte dei partiti dei Verdi in molti Paesi, questi effetti possono davvero fare la differenza».

Stanig spiega che «Nel dettaglio, osserviamo un effetto considerevole delle esperienze legate al clima sul comportamento di voto, che passa attraverso un aumento del livello di preoccupazione per l’ambiente».

Una relazione che è apparentemente intuitiva, ma alla Bocconi evidenziano che «Tuttavia, è molto più sfumata del previsto. Il tipo di estremo climatico, il clima locale di base e le condizioni economiche locali entrano nel quadro».

Tanto per cominciare, non tutti gli estremi climatici sono uguali: «Anche se i climatologi riconoscono sia le anomalie positive di temperatura che quelle negative come segni di un clima che cambia, solo le anomalie positive, le ondate di calore e i periodi di siccità influenzano la preoccupazione e il comportamento degli elettori – dicono i ricercatori – Secondo le stime, se una regione sperimenta il doppio di giorni insolitamente caldi rispetto alla media, la preoccupazione ambientale dovrebbe aumentare di 1,3 punti percentuali e il voto verde di 1,2 punti percentuali. Non si registra invece nessun effetto per le anomalie negative di temperatura, gli episodi di freddo e i periodi di pioggia».

Hoffmann scende ancora di più nel dettaglio: «Stimiamo che se ogni mese in un anno avesse un giorno insolitamente caldo in più (>95° percentile mensile), le preoccupazioni e i voti per i verdi aumenterebbero rispettivamente di 0,8 punti percentuali».

E in qualche modo lo studio spiega anche l’anomalia del i Paesi dell’Europa mediterranea (Italia compresa), dove i Verdi hanno percentuali di consenso molto basse. Come spiega Hoffmann, «Abbiamo scoperto che  gli impatti degli estremi climatici non sono uniformi ma differiscono da regione a regione. Gli eventi caldi e secchi hanno un effetto maggiore sul comportamento di voto nell’Europa settentrionale, occidentale e centrale temperata e fresca di quanto non lo abbiano nell’Europa meridionale con il suo clima mediterraneo. Questo  è probabilmente dovuto al fatto che il clima mediterraneo è già caldo e secco in termini assoluti, quindi ulteriori deviazioni di temperatura o precipitazioni potrebbero avere scarso o nessun effetto sulle preoccupazioni ambientali e sul voto».

Stanig riassume: «I cambiamenti nelle preoccupazioni e nel voto sono principalmente guidati da temperature positive ed estremi di calore, soprattutto nelle regioni con un clima atlantico o continentale».

Inoltre, lo studio fa notare che «Gli effetti dell’esposizione agli estremi climatici sulle preoccupazioni ambientali e sul voto sono inferiori nelle regioni con condizioni economiche complessivamente peggiori. Queste differenze persistono non solo tra i paesi, ma anche all’interno dei paesi, con le regioni più ricche che rispondono con più forza all’esposizione agli estremi climatici. In tutta Europa, gli effetti delle esperienze sulle preoccupazioni e sui risultati di voto sembrano essere particolarmente pronunciati nei centri urbani, con le loro popolazioni relativamente più ricche».

Un risultato che sembra contro-intuitivo, visto che ad essere maggiormente colpiti dalle ondate di caldo e dagli estremi climatici – come dimostrano decine di altri studi – non sono i più ricchi ma i più poveri e le fasce di popolazione più deboli e indifese. Ma guardando chi vota verde nei Paesi europei ci si rende conto che non si tratta certo del sottoproletariato.

Per Hoffmann, «Ci sono differenze sostanziali in Europa su come le persone percepiscono i rischi del cambiamento climatico e la mitigazione climatica, a seconda delle condizioni economiche, ma anche della demografia e del clima politico nelle diverse regioni. Il superamento di questi grossi gap è importante per garantire che tutti facciano la loro parte e che sia possibile generare la massa critica per implementare la mitigazione climatica e realizzare la trasformazione verso la sostenibilità urgentemente necessaria».

Alla Bocconi concludono: «I risultati hanno importanti implicazioni politiche, come la necessità di comunicare gli effetti di un futuro clima più caldo e i suoi impatti per le popolazioni locali in Europa in modo chiaro e accessibile, e la necessità di sfruttare al meglio i periodi di economia in crescita, poiché all’ambiente può essere assegnata una priorità inferiore quando il ciclo è debole».

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