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Il 1° maggio 1921. A Cremona 90 anni fa

| Scritto da Redazione
Il 1° maggio 1921. A Cremona 90 anni fa

Il 1° maggio 1921. Succedeva 90 anni fa a Cremona di Gian Carlo Storti
L’Eco dei Comunisti del 30 aprile 2921 ( Organo del Partito Comunista d’Italia-Federazione Provinciale di Cremona) anticipa, in un lungo editoriale a firma “ Noi” gli obiettivi,i temi al centro della giornata del 1° maggio 1921.
Il titolo è significativo.
1° Maggio in gramaglia:i lavoratori preparino la loro riscossa. Ed il sottotitolo:Su la vetta del calvario.

Interessante riportarne un passo.
“ Le otto ore,per cui morirono i compagni di Chicago,ottenute pacificamente dopo la guerra, quando la borghesia era pavida e tremante,sono in pericolo;la pseudo –democrazia dello Stato costituzionale sta cedendo il passo ad un governo  militarista fortemente  conservatore e reazionario,formato da uomini esponenti di quelle correnti che  la volontà delle masse aveva messo  in disparte  nella vita politica della nazione”.
Ed ancora: “ Lo Stato assiste allo scempio continuo  e disastroso della sua autorità e del suo prestigio”.
L’articolo chiude con una appello: “ Il Partito Comunista d’Italia che per la prima volta dalla sua costituzione ( è nato il 21 gennaio 1921 ndr)  solenizza  la festa del lavoro, saluta  i proletari d’Italia e del mondo, invitandoli a lottare con lui, sotto la bandiera gloriosa  dell’Internazionale Comunista, per l’avvento del proletariato al potere.
L’Eco del 7 maggio 1921 ( il giornale era settimanale) riporta brevemente il resoconto dell’andamento delle manifestazioni del 1° maggio in città e provincia.
Ecco il resoconto dell’Eco:
“In città il 1° Maggio è trascorso  senza incidenti. In Provincia  si è dovuta rimandare , a causa delle proibizioni prefettizie,la nostra manifestazione di Casalmaggiore, ove si erano recati e compagni  Bernamonti e Chittolini per parlare insieme con il prof. Ferrari.
A Sesto fu tenuto  un comizio comunale  con corteo ove parlò il compagno Meazza.
Il compagno Rettori portò al comizio di Crema la voce del Partito Comunista”.

Vi è poi un trafiletto dal titolo “ Viva il lavoro !” , a firma di Iros molto significativo e che rende perfettamente il clima di quei giorni.

Lo riporto integralmente.
“ Da giovane proletario dopo essermi messo  un garofano rosso all’occhiello della mia giacca, sono uscito di casa  per osservare quanto succedeva per il 1° Maggio nella mia rossa Cremona.
Tutto era quiete.
Il questore  aveva  proibito qualsiasi comizio ed il prefetto aveva ordinato la chiusura delle bettole e delle osterie.
I caffè e gli alberghi  rigurgitavano di   sfaccendati, di lazzaroni, dei soliti borghesi insomma.
L’operaio che fugge e aborre  gli eleganti  e mondani ritrovi,caffè,bar, doveva quindi rimanere senza la possibilità di bene un bicchierino di quel buono.
E si, che era un giorno di festa!
E la giustizia del resto, è l’uguaglianza  tra le diverse classi.
Le cantonate, i pilastri e le mura dei palazzi e delle case  erano state coperte  da manifesti portanti la scritta  : W I’Italia ed il lavoro”.
Passando  davanti agli affollati caffè, e ricordandomi  di quanto  avevo letto, ho riso di cuore.
Ho riso in quantochè quelle strisce erano state affisse dai fattorini della borghesia.
Al caffè si può è vero gridare viva l’Italia , del resto come in tempo di guerra, ma poi quella di gridare viva il lavoro non vi va affatto.
Scusatemi , signori borghesi, se su questo giornale vi prendo in giro !
Ma del resto  non avete tutti i torti a gridare, scrivere , far affiggere il motto viva il lavoro.
In quanto il lavoro  al quale accudisce l’operaio , vi permette di continuare la vostra vita di ozio ed agiatezza.
Si, avete ragione di gridare  viva il lavoro….degli altri però.
E che così la continui un pezzo
Iros “.

Come si può capire il clima non era pesante, ma pesantissimo.. La stessa pagina del giornale riporta di violenti ed atti squadristici che si verifica cavano ogni settima nei vari comuni della provincia.
Si andava velocemente verso il regime fascista. E come è sempre capitato nella storia le forze antifasciste di allora litigavano fra loro.

Ricerca a cura di Gian Carlo Storti

Cremona 30 aprile 2011

Vedi allegato pagine Eco dei Comunisti
http://www.welfarenetwork.it/images/stories/Allegati/1-maggio-1921-cremona.pdf
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Breve storia del 1°  maggio

La Festa del lavoro o Festa dei lavoratori è una festività celebrata il 1º maggio di ogni anno che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori. La festa del lavoro è riconosciuta in molte nazioni del mondo ma non in tutte.

Origini internazionali

Più precisamente, con essa si intendono ricordare le battaglie operaie volte alla conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore (r.d.l. n. 692/1923). Tali battaglie portarono alla promulgazione di una legge che fu approvata nel 1867[1] nell'Illinois (USA). La Prima Internazionale richiese poi che legislazioni simili fossero introdotte anche in Europa.
L'origine della festa risale ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro (Knights of Labor, associazione fondata nel 1869) a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all'Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialisti ed anarchici - suggerirono come data della festività il primo maggio.
 
Il Quarto Stato, di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.
L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo a favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro.
La data del primo maggio fu adottata in Canada nel 1894 sebbene il concetto di festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.
In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo.

La Festa dei Lavoratori in Italia

Concerto del primo maggio a Roma nel 2007. I presenti erano circa 700.000[2]In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA) quando, la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Dall'anno 1990 i sindacati italiani CGIL, CISL e UIL organizzano annualmente a Roma un concerto per celebrare il primo maggio (vedi Concerto del Primo Maggio a Roma a cui partecipano annualmente centinaia di migliaia di persone).

Le prime vittime della storia operaia in Italia

Le prime vittime della storia operaia furono napoletane. Nell’estate del 1863, accade un triste episodio a Portici, nel cortile delle officine di Pietrarsa. Una vicenda storica poco conosciuta, ma riportata dai documenti del “Fondo Questura” dell’Archivio di Stato di Napoli.
Dopo l’Unità d’Italia, il Real Opificio Borbonico di Pietrarsa, il più grande e importante della penisola, passa alla proprietà di Jacopo Bozza. Costui, artificiosamente, prima dilata l’orario di lavoro abbassando nello stesso tempo gli stipendi, poi taglia in maniera progressiva il personale mettendo in ginocchio la produzione. Il 23 giugno 1863, a seguito delle proteste del personale, promette di reimpiegare centinaia di operai licenziati tra i 1050 impiegati al 1860.
Sui muri dello stabilimento compare questa scritta: "muovetevi artefici, che questa società di ingannatori e di ladri con la sua astuzia vi porterà alla miseria". Sulle pareti prossime ai bagni vengono segnate col carbone queste parole: “Morte a Vittorio Emanuele II, il suo Regno è infame, la dinastia Savoia muoia per ora e per sempre”.
La promessa di Bozza è uno dei tanti bluff che l’impresario nasconde continuando a rassicurare i lavoratori e attenuando la loro ira elargendo metà della paga concessa dal nuovo Governo, una sorta di prima forma di cassa-integrazione.
Il 31 luglio 1863 gli operai scendono ad appena 458 mentre a salire è la tensione. Bozza da una parte promette pagamenti che non rispetterà, dall’altra minaccia nuovi licenziamenti che decreterà.
La provocazione supera il limite della pazienza e al primo pomeriggio del 6 agosto 1863, il Capo Contabile dell’opificio di Pietrarsa, Sig. Zimmermann, chiede alla pubblica sicurezza sei uomini con immediatezza perché gli operai che hanno chiesto un aumento di stipendio incassano invece il licenziamento di altre 60 unità. Poi implora addirittura l’intervento di un Battaglione di truppa regolare dopo che gli operai si sono portati compatti nello spiazzo dell’opificio in atteggiamento minaccioso.
Convergono la Guardia Nazionale Italiana, i Bersaglieri e i Carabinieri, che circondano il nucleo industriale. Al cancello d’ingresso trovano l’opposizione dei lavoratori e calano le baionette. Al segnale di trombe al fuoco, sparano sulla folla, sui tanti feriti e sulle vittime. Le forze dell'ordine parlano di sole due vittime e sei feriti trasportati all’Ospedale. Ma i morti sono almeno quattro: Luigi Fabbricini, Aniello Marino, Domenico Del Grosso e Aniello Olivieri. Sono questi i nomi accertati dei primi martiri della storia operaia italiana.

Fonte: Sito Cgil Nazionale

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