Che il “neo-segretario” del Pd Titta Magnoli si fosse immediatamente mobilitato per costruire o ricostruire il tessuto organizzativo , sociale e culturale del partito si era capito da subito.
Non era ,e non è , sicuramente una impresa facile.
Ma resta evidente che gli strumenti spesso mancano, soprattutto a livello individuale, per poter comunicare con mezzi rapidi.
Non sarà sempre così , ma l’alto livello dell’età media degli adepti non ha sempre una rispondenza adeguata al bisogno di dare una accelerata al ripristino di una cultura di base.
Sia chiaro :la cultura non manca soprattutto nella parte più anziana degli iscritti e dei simpatizzanti.
E non manca la buona volontà.
Ma resta il fenomeno della mancata osmosi fra il “vecchio” ed il “nuovo”.
I giovani sanno come comunicare, ma a volte non hanno la necessaria esperienza , intesa come dinamica e vita di un partito moderno.
“I vecchi” hanno l’esperienza ma spesso non sanno comunicare in modo rapido ed efficace, in tempo reale.
Oppure non hanno adeguati strumenti.
Se il segretario del Pd trova il modo di ovviare a questa “frattura” avrà risolto gran parte dei problemi di un moderno partito.
Sarebbe bello e sintomatico vedere che un giovane si affianca ad un “vecchio” , o meglio che un “vecchio” adotta un giovane : quanto sapere e conoscenza si potrebbe recuperare ! ?
Queste poche righe non possono e non devono assumere il tono della “filosofia spiegata al popolo” : sarebbe troppo semplicistico e persino impertinente.
Quello che l’uomo della strada avverte è che spesso la inadeguatezza di qualche dirigente del passato ha lasciato il segno.
Senza distribuire colpe in modo gratuito si deve prendere atto che il periodo di transizione è stato lasciato per troppo tempo in mano a chi non aveva capacità di analisi adeguate.
Gli stessi non avevano gli strumenti adeguati della cultura di base e la profonda conoscenza delle tecniche di comunicazione.
Il linguaggio usato dalle “eminenze” del passato è spesso risultato inefficace ed incomprensibile per l’uso di terminologie che non hanno più riscontro nel vissuto di ogni giorno.
Forse in tempi ormai lontani tale linguaggio aveva qualche significato nelle discussioni a circolo chiuso di qualche sezione di partito.
Le ragioni di una supposta inadeguatezza , ora, sono tante ma di sicuro possiamo elencarne alcune:
-la presunzione che tutto si potesse sistemare con esibizioni delle proprie qualità organizzative e del curriculum pregresso;
-l’esibizione dello “status” raggiunto in lunghi anni di carriera politica;
-il basso livello di cultura generale;
-la mancata preparazione sui temi sociali impellenti e connessi al vorticoso evolversi della società basata sulla gestione dei “media”;
-la presunzione che tutto si potesse risolvere negli oscuri meandri di un partito o di partiti trovatisi all’improvviso fuori dalla storia;
-la incapacità di prendere atto che l’era del clientelismo di partito non poteva più pagare per poter ripristinare i collegamenti con la società civile.
-La incapacità di comprendere che la riesumazione dei vari “…ismi” non poteva avere più alcun significato nella vita reale, ma solo nel proprio immaginario.
Il fatto di avere elencato ciò che non è stato fatto non deve in alcun modo condizionare chi ha intrapreso un cammino difficile ma foriero di speranze.
Speranza da affidare a giovani scelti, bene istruiti e con tanta voglia di lavorare senza avere la pretesa di un immediato ritorno di ricompense materiali.
Una ultima considerazione : chi ha lavorato molto, in passato, ha sempre saputo che le ricadute sarebbero state a medio e lungo termine.
E’ questo il messaggio morale e civile che ci hanno tramandato i nostri padri quando hanno combattuto, anche con le armi, per una Italia migliore e più libera.
Cordialità e buon lavoro.
MARIO SUPERTI
CREMONA
Il PD e le relazioni sociali di M.Superti
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