Sabato, 27 aprile 2024 - ore 21.34

Il punto di Rosario Amico Roxas. Il ring del saraceno

Il nostro articolista si rivolge idealmente al Presidente del Consiglio Renzi

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Il ring del saraceno

Caro Matteo (Renzi, non quell’altro),

è con un senso di angosciosa pena che mi corre l’obbligo morale di porgerti una domanda, che potrebbe diventare un’affermazione, anche perentoria.

La domanda sarebbe: «Perché non ti dimetti?», da Presidente del Consiglio, da Segretario del PD, da tesserato del PD; mentre l’affermazione diventa: «Matteo, dimettiti!» da Presidente del Consiglio, da Segretario del PD, da tesserato del PD.

Quella vittoria alle europee ti ha dato alla testa, l’hai incorniciata come si fa con il diploma di laurea, che dura tutta la vita e nessuno può contestarla. Ma in politica non è così, quelle vittorie, specie se eclatanti, vanno amministrate, coltivate, curate, meglio e più delle sconfitte.

Eri un pugile modesto, campione provinciale, con l’ambizione di fare carriera, presto e comunque, così ti sei lanciato nell’agone, sgomitando senza guardare cosa e dove colpivi.

Il primo scontro, valido per il titolo… europeo, lo hai vinto, e fu la tua rovina!

Ormai eri il campione, che poteva giocarsela con chiunque avesse osato sfidarti; a tal punto hai sbagliato tutto, perché nel ring del saraceno hai sfidato un vecchio campione, conoscitore di tutti i trucchi del mestiere, che arrivò con l’aria timida del neofita, nascondendo la sua vera strategia.

Ci sei cascato come un pollo!

Quel vecchio campione ti ha sfiancato, lavorandoti ai fianchi; ha imposto la sua tecnica dove poteva usare i suoi trucchi, ti ha bastonato di brutto facendoti fare tutto ciò che lui voleva.

Hai sempre inalberato quella vittoria messa in cornice, mentre negli allenamenti si vedeva chiaramente che perdevi colpi.

È arrivata l’ora di dimostrare che in quella cornice non c’era un remoto ricordo ma un efficace progetto.

Tutto sbagliato, perché l’ombra del vecchio campione incombeva su di te, limitandoti nei gesti e nei fatti.

Tornando sul ring con la baldanza di sempre, non ti sei curato di studiare bene gli avversari, come pure i tuoi sostenitori, che si sono sentiti traditi dalle tante partitelle giocate e perse al saraceno, venendo meno a tutte le promesse che avevi fatto intravedere.

L’ora arrivata è diventata così “las cinco de la tarde”, quando il toro riprende la sua forza, quando il nuovo avversario nel ring picchia sodo, fregandosene di quella cintura da campione in fase terminale.

La pena angosciosa con cui scrivo è data dalla costatazione che sei diventato un pugile suonato, ma non dalla forza dell’avversario, bensì dalla impreparazione sulla quale ti sei lasciato andare.

Quel vecchio campione ti ha blandito, facendoti credere di essere imbattibile, così ci sei cascato; al momento giusto, quando è apparso un avversario (ironia della sorte, con il tuo stesso nome) più o meno credibile, il vecchio campione, che teme la tua presenza nei ring, ha cambiato cavallo, facendoti stringere nell’angolo, suggerendo al nuovo la strategia da usare, in cambio della sua futura protezione.

Adesso dimettiti, torna nella categoria dei dilettanti; in fondo è stato solo un sogno, nel quale hai creduto solo tu, e ciò non basta, perché in questi giochi conta poco ciò che tu credi, ma ciò che credono i tuoi (ex) sostenitori.

Rosario Amico Roxas

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