Sabato, 27 aprile 2024 - ore 23.37

Il punto di Rosario Amico Roxas. L’Italia secondo Matteo

Renzi, Salvini e Messina Denaro accomunati dal nome nell’analisi del nostro Rosario Amico Roxas

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. L’Italia secondo Matteo

Non si tratta di un’edizione riveduta e corrotta (sic!) dei Vangeli, lì di Matteo ce n’è uno solo. Ma dell’edizione unica di una realtà che non viene affrontata con il dovuto rigore. Di Matteo che regolano la vita del Belpaese ne abbiamo ben tre, e non riusciamo a capire quale dei tre risulta il peggiore.

Cominciamo da Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, segretario del PD, personaggio avido di potere, per il quale non guarda in faccia a niente e nessuno; mente spudoratamente, ritratta quanto affermato prima, come se non avesse mai proferito promesse da non mantenere. Ha vinto le primarie (anche con il mio voto… E questo non glielo perdono!) garantendo che avrebbe posto fine alla grande accozzaglia di ciò che rimane in vita del berlusconismo; ha giurato che avrebbe promosso una rigorosa azione contro le evasioni fiscali; ha garantito una legge contro la corruzione e un’altra sul conflitto di interessi, pronunciandosi a favore di una legge elettorale che preveda le preferenze; ma poi intervenne Berlusconi e non se ne fece nulla. Arrivò a diventare Presidente del Consiglio dimenticando gli impegni, anzi esercitò tutti gli sforzi per far rinascere il mito, offuscato e decadente, di Berlusconi. Furono il Nazareno e gli accordi sottobanco con il peggior pregiudicato che abbia sfruttato i media dell’informazione, a ridare ossigeno all’ex-tutto oggi pregiudicato, e riproporlo come politico credibile.

Il secondo è Matteo Salvini, che pur di portare avanti la sua campagna di odio razziale, si serve e si è servito di interviste in servizi giornalistici taroccate e pagate da Mediaset, con rom e musulmani vari, tutti fasulli; i suoi tentativi sono stati premiati con il riconoscimento di Casapound, che lo ha nominato suo “capitano”.

Il terzo, ma non in ordine di importanza, è Matteo Messina Denaro, del quale ho recuperato la storia antica e recente su Wikipedia, che così lo presenta: «Matteo Messina Denaro è figlio di Francesco Messina Denaro, capo della cosca di Castelvetrano e del relativo mandamento. Insieme al padre, Messina Denaro svolgeva l’occupazione di fattore presso le tenute agricole della famiglia D’Alì Staiti, già proprietari della Banca Sicula di Trapani (il più importante istituto bancario privato siciliano) e delle saline di Trapani e Marsala. Secondo il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori e l’ex-Senatore Vincenzo Garraffa, nel 1994 Matteo Messina Denaro si attivò per fare votare Antonio D’Alì (rampollo della famiglia D’Alì Staiti per la quale la famiglia Messina Denaro aveva lavorato da generazioni, come fattori nei feudi D’Alì), candidato nelle liste del Polo della Libertà, per l’allora nuovo movimento politico Forza Italia: infatti alle elezioni politiche del marzo quell’anno D’Alì risultò eletto al Senato con 52.000 voti nel collegio senatoriale di Trapani-Marsala, venendo rieletto per altre tre legislature. Antonio D’Alì nel 2001 venne nominato sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, nei governi Berlusconi II e III». Viene da chiedersi… Perché?

Rosario Amico Roxas

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