Martedì, 07 maggio 2024 - ore 14.37

Il punto di Rosario Amico Roxas. La Repubblica delle Due Sicilie

«L’appartenenza a questa Italia è diventata una spada di Damocle che pende minacciosa sulle nostre teste»

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. La Repubblica delle Due Sicilie

Fin dal momento della formazione di questa Italia, ormai 150 anni addietro, la sorte della Sicilia in particolare e dell’intero Mezzogiorno in generale, è stata segnata dallo sfruttamento, dal ladrocinio, dalla corruzione, e così è stato, senza soluzione di continuità, fino ai nostri giorni, con la minaccia di proseguire saltellando da un ventennio all’altro.

L’inizio della fine cominciò con uno dei banditi più avidi, privo di ogni forma di scrupoli, quel Giuseppe Garibaldi, cacciato dall’Argentina dopo aver subito un processo e una condanna per furto di cavalli; a quei tempi in Argentina proprio ai ladri di cavalli si tagliava un orecchio, per renderli sempre identificabili; per questo non esiste nessuna immagine pubblica del bandito dove risultano visibili le orecchie. Il ladrocinio del banco di Palermo e del Banco di Napoli fu reso possibile dalla corruzione dei generali comandanti, rispettivamente la piazza di Palermo Landi e la piazza di Napoli Lanza; per denaro evitarono lo scontro con la banda dei garibaldini da Calatafimi e Palermo e a Napoli, ordinando la ritirata dell’esercito borbonico soverchiante in numero e armamenti.

A Torino aspettava ansioso l’aspirante sovrano Vittorio Emanuele III, paradossalmente indicato come «padre della patria»; in realtà padre lo fu, ma di moltissimi piemontesi, figli di quelle madri che si offrivano al sovrano ben sapendo che l’auspicata gravidanza avrebbe fornito benessere a loro e a tutti i discendenti per parecchie generazioni. Gli eccessi sessuali di Vittorio Emanuele III gli varrebbero molto meglio il titolo di «inventore del bunga bunga», del quale ha fatto vanto un altro «re senza corona» con un centinaio d’anni di ritardo.

Le sorti del nascente regno sabaudo traballava, poiché non possedeva l’autorevolezza della Storia, né, tantomeno, l’autorevolezza delle persone, da Cavour a Mazzini. Fu Cavour che affrontò di petto la fragilità del nuovo regno e vi pose rimedio: «Qui ci vuole una puttata!», deve avere borbottato l’esimio conte, e fu il momento di gloria della contessa Castiglione, già amante di tutti i maggiorenti che bivaccavano nelle prossimità della corte sabauda; venne inviata a Parigi con l’incarico di convincere, a modo suo e con l’aiuto di una vasta e collaudata esperienza, da far impallidire tutte le attuali olgettine messe insieme, facendole apparire come ingenue novizie, il sovrano francese Napoleone III.

La trappola di Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini Verasis Asinari, contessa di Castiglione (questo il suo nome intero), ottenne lo scopo; la storia non scende nei particolari, ma la contessa ebbe ragione del sovrano, il quale impelagò la Francia in una guerra, soddisfatto delle prestazioni della contessa.

Quindi, la tanto osannata Unità d’Italia è figlia del bandito Garibaldi, dei vari Cavour, Mazzini & C., di Vittorio Emanuele, e finalmente «figlia della Castiglione», che sarebbe riconducibile al «figlia di p…». Con tali fondatori cosa dovevamo aspettarci?

In un momento di pax politica, scoppiò lo scandalo della Banca Romana, che ha solo anticipato la teoria di scandali che hanno punteggiato la storia d’Italia e, adesso, anche la cronaca… nera. Così il profondo vuoto si è materializzato in un Matteo Salvini che rincorre i consensi, i voti degli elettori del Mezzogiorno, arruolando ingenui picciotti, catalogati nei circoli “Noi con Salvini”, con uno slogan che offende l’intelligenza degli elettori del Mezzogiorno, che recita «Prima il Nord», seguendo le orme del predecessore Berlusconi, che ha interpretato il Mezziogiorno d’Italia come il suo personale bacino di voti, dopo quella sconcertante vittoria in Sicilia per 61 a 0, ottenuta grazie ai buoni uffici delle varie confraternite mafiose.

Certo andrebbe molto meglio una rinata Repubblica delle due Sicilie, possibilmente confederata con l’Unione del Maghreb arabo; potremmo autorevolmente cancellare dalle nostre strade tutti i nomi che abbiamo accennato, a cominciare da Garibaldi.

Rosario Amico Roxas

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