Domenica, 28 aprile 2024 - ore 02.28

Il punto di Rosario Amico Roxas. Questi nostri tempi!

L’analisi di attualità firmata dal nostro Rosario Amico Roxas si concentra sull’apparente vuoto ideologico

| Scritto da Redazione
Il punto di Rosario Amico Roxas. Questi nostri tempi!

Ciao mondo, come stai?

La situazione globale di questi nostri tempi viene nascosta da nubi che si addensano sulle vere metastasi che affliggono una realtà alla deriva, gettata allo sbaraglio dall’incapacità di guardare dentro i fatti, dentro gli uomini, dentro le problematiche che si sviluppano in una spirale involutiva.

Ancora si discute di mercato, consumi, banche, finanziamenti, capitali e capitalismo, ricatti, corruzioni e minacce, ma non si osano sfiorare termini come lavoro, produttività, competenze, solidarietà e onestà.

Avviene un’inversione dialettica nella quale non si esalta più l’autorevolezza dell’Uomo, bensì la minaccia del vile e la promessa del corruttore, in una capovolgimento dei valori che hanno sempre distinto il Bene dal Male, il Giusto dal Non-giusto.

La mia età mi consente di ricordare bene la veemenza con la quale Pasolini si scagliava contro le regole del Palazzo; ma oggi non c’è più un Palazzo contro cui scagliarsi, tutta la cronaca quotidiana è diventata un lager dentro il quale siamo tutti teleguidati come automi indifferenti, o vittime anonime.

In questi tempi che stiamo vivendo accusiamo l’inerzia della politica del vuoto ideologico che ha attanagliato la cultura, la politica, la programmazione, la speranza, mentre in realtà la tragicommedia attuale non è altro, e non è stato altro, che l’emblema di una cultura, di una politica, di una programmazione e di una continua apparenza, diventati la nuova ideologia della reality, confortata da sondaggi sul presente e non da proiezioni e programmi sul futuro.

L’apparenza sovrasta la realtà, le parole sostituiscono i fatti, mentre la banalità della cultura, della politica, della programmazione, della speranza si rivede nella banalizzazione dell’agire, del pensare, del credere, come se una nuova censura avesse eliminato le domande inerenti le questioni fondamentali dell’esistenza, della convivenza civile, della programmazione economica e produttiva, del futuro delle prossime generazioni, nonché della legittimazione del quotidiano operare. Le questioni che coinvolgono l’azione e la vita stessa sono state relegate nel limbo dell’inutile, mentre faziosi opinions leader si accalcano sulla scena per discutere di regolamenti, di metodi, di trucchi, di miraggi lontanissimi.

L’abitudine a non pensare, a non riflettere, a non credere, a non sperare, viene presentata come il culmine del nuovo progresso. Il Potere, privo di autorevolezza, si eleva su tutto e su tutti con pretestuosa autorità, e indica, di volta in volta, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è vero e ciò che è falso. Il Potere, quindi, genera chi lo esercita che finisce con il credersi il solo in grado di guidare il gregge; ritorna il mito di Zaratustra che si cala nella realtà quotidiana come una magia mediatica.

L’aiuto per tornare a credere, a pensare, a essere senza apparire, non può darcelo nessuno, violentati come siamo dalla pretesa onnipotenza del nuovo pragmatismo, che svuota l’uomo, ma riempie le cantine della Coscienza con gli ultimi ritrovati dell’inutile progresso, come se tale illusorio progresso possa autorigenerarsi all’infinito, senza rischi di saturazione.

Le parole non esprimono più sentimenti profondi in grado di commuovere, esaltare, illudere (forse), ma in ogni caso vivere, in quanto dettano le regole dei nuovi rapporti interpersonali, nei quali i vili, ben nascosti dal cono d’ombra nel quale vivono, lanciano il sasso e nascondendo la mano.

Non possiamo cercare aiuto nei nuovi mentori del vero che sanno bene di essere solo servi sciocchi, in quegli opinionisti tuttologi condizionati dal conformismo e dal servilismo verso il potere, che garantisce loro l’immediata soddisfazione dei loro quotidiani bisogni.

Solo il ritorno al mondo dei diritti e dei doveri potrà scaldare gli animi di autentica passione civile per la vita, in grado di sostituirsi alla passione per l’apparenza, che rivela solo la viltà.

Rosario Amico Roxas

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