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Iran.Grave preoccupazione per dirigenti Baha'i

| Scritto da Redazione
Iran.Grave preoccupazione per dirigenti Baha'i

Grave preoccupazione per la sicurezza dei dirigenti baha’i detenuti in Iran
L'Assemblea Spirituale Nazionale dei Baha'i d'Italia ha saputo che i
sette dirigenti baha’i detenuti in Iran sono stati trasferiti nei
reparti più duri dello stabilimento carcerario in cui si trovano.

Nel caso delle due signore baha’i, le circostanze del trasferimento
fanno pensare che esso sia stato architettato per creare un ambiente
insicuro che possa metterne in pericolo la sicurezza.

Una delle due, Fariba Kamalabadi, subito dopo essere stata trasferita
nel famigerato reparto 2000 del carcere Gohardasht, è già stata
oggetto di minacce fisiche da parte di alcune compagne di carcere.

«Si è saputo che l’atmosfera di questo reparto è molto tesa e che fra
le detenute ci sono molta tensione e animosità», ha detto la signora
Bani Dugal, il principale rappresentante della Baha’i International
Community presso le Nazioni Unite.

La signora Kamalabadi è stata trasferita nel reparto 200 sabato 12
febbraio, assieme alla signora Mahvash Sabet.

«È difficile accertare la ragione del trasferimento», ha detto la
signora Dugal. «Ma pensiamo che, da quando sono arrivate a Gohardasht,
le due baha’i, malgrado la loro difficilissima situazione, sono state
una costante fonte di consolazione e di speranza per le altre
detenute. Sembra che le autorità del carcere si siano allarmate per il
fatto che esse incominciavano a ricevere segni di rispetto da un
crescente numero di detenute. Per giustificare l’inasprimento del
trattamento, le autorità le hanno accusate di aver insegnato la Fede
baha’i».

Sin dal momento in cui sono state internate, ha aggiunto la signora
Dugal, le due si sono comportate in spirito di servizio verso gli
altri. Agli inizi del 2009, per esempio, condividevano una cella del
cercare di Evin a Teheran con la giornalista
irano-giapponese-americana Roxana Saberi, la quale poi scrisse che le
due la avevano aiutata durante tutta la sua difficile vicenda.

La settimana scorsa, è stato fatto un annuncio generale a tutte le
detenute che non dovevano avere alcun contatto con le due baha’i. Ma
esse hanno continuato imperterrite a cercarle.

«Dopo il trasferimento delle due baha’i, alcune detenute sono scese
per visitarle nella loro nuova sistemazione, malgrado i secondini
abbiano tentato di impedirglielo», ha detto la signora Dugal.

La signora Kamalabadi e la signora Sabet sono state informate che le
detenute del reparto 200 erano già state «messe in guardia» contro di
loro, prima del loro trasferimento.


Condizioni dure e poco igieniche

I sette dirigenti baha’i sono stati trasferiti nel carcere di
Gohardasht, 20 chilometri a occidente di Teheran, lo scorso agosto. In
precedenza erano stati ospiti del carcere di Evin a Teheran senza aver
ricevuto alcuna imputazione per 20 mesi, poi erano stati accusati di
spionaggio e di aver creato un’amministrazione illegale e di altre
imputazioni. Tutte le imputazioni sono state ricusate. Dopo un breve
processo, i sette sono stati condannati a 10 anni di prigione.

Gohardasht è famigerato per le sue condizioni dure e poco igieniche.
Ma almeno all’inizio i detenuti baha’i sono stati tenuti lontani dagli
elementi più violenti che sono ospitati nello stabilimento. Avevano
anche avuto una relativa libertà di accesso alle zone di aria.

Nelle ultime settimane, i sette sono stati trasferiti dalle celle
nelle quali si trovavano in una zona del carcere dove le condizioni
sono molto peggiori.

Tre settimane fa i cinque uomini sono stati trasferiti in un’ala
riservata ai prigionieri politici, nota come quarto reparto, che
sembra essere più affollato e più strettamente sorvegliato. In questo
momento sono soggetti a gravi privazioni fisiche.

«Tre di loro condividono una cella e gli altri due ne condividono
un’altra», ha detto la signora Dugal. «Ogni cella ha due letti, perciò
uno dei tre deve dormire sul pavimento».

«Gli ospiti di questa parte della prigione hanno il permesso di uscire
a prendere aria solo in momenti prestabiliti, mentre in precedenza
essi potevano farlo quando lo desideravano», ha detto la signora
Dugal.


Un appello ai governi

«Nella nostra lettera aperta del 7 dicembre 2010 al capo della
magistratura iraniana, abbiamo fatto notare che quell’ambiente così
odioso e degradante è indegno anche dei peggiori criminali», ha detto
la signora Dugal.

«Ripetiamo al governo iraniano: credete che i principi della giustizia
e dell’equità islamiche siano compatibili con l’imposizioni di simili
condizioni a innocenti cittadini?»

«Continuiamo a invitare i governi le persone di buona volontà di tutto
il mondo a fare tutto il possibile per far capire al governo iraniano
che tutti stanno osservando le sue azioni e che il governo iraniano
sarà ritenuto responsabile della sicurezza di questi prigionieri e
degli oltre 50 baha’i che sono detenuti in Iran», ha detto la signora
Dugal.


Per leggere su internet l’articolo e altri dettagli in inglese e per
vedere le immagini si vada a:
http://news.bahai.org/story/807

 

 

 

 

 

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