Martedì, 19 marzo 2024 - ore 10.24

Italia – Turchia URGE UN CHIARIMENTO di Agostino Spataro *

Alla sorpresa della signora fa da pendant l’impassibilità del presidente Michel che resta, seduto, a fianco a Erdogan.

| Scritto da Redazione
Italia – Turchia URGE UN CHIARIMENTO  di Agostino Spataro *

Italia – Turchia URGE UN CHIARIMENTO PER SUPERARE LE DIFFIDENZE RECIPROCHE di Agostino Spataro *

 Oggettivamente, l’episodio del “divano turco” è increscioso e va rilevato. Tuttavia, non si dovrebbe enfatizzare più di quanto non hanno fatto i due rappresentanti della UE presenti all’incontro con il presidente Erdogan.  Infatti, come dichiarato da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo e pertanto personalità UE più alta in grado, si è preferito andare alla “sostanza” che- come noto- sono gli accordi, appunto sostanziosi, fra la UE e la Turchia in diversi settori. In primo luogo quelli relativi al contenimento dei flussi migratori e dei profughi.

Partiamo dal fatto, dalla scena madre, dove si vedono assise su due sontuose sedie Michel e Erdogan ossia le due personalità più rilevanti delle due istituzioni a confronto e altre due personalità  Ursula von der Leyen,  presidente della commissione UE e il ministro degli esteri turco sedute su due divani.

Alla sorpresa della signora (che tuttavia partecipa a pieno titolo al dialogo fra le due parti) fa da pendant l’impassibilità del presidente Michel che resta, seduto, a fianco a Erdogan.

Per cercar di capire si rende necessario svolgere alcune osservazioni.

 1… Credo sia impensabile che un incontro così importante e al massimo livello si potesse svolgere  senza un’adeguata preparazione e programmazione e al di fuori dei protocolli del cerimoniale.

Come da consuetudine, i due uffici preposti al cerimoniale avranno discusso e concordato sia i temi in agenda sia gli aspetti protocollari.

C’è da ritenere che la disposizione delle sedie e dei divani sia stata discussa fin nei minimi particolari e condivisa da ambo le parti.

Per cui, le eventuali rimostranze da parte UE vanno rivolte in primo luogo agli addetti al cerimoniale che in tal senso hanno disposto i posti a sedere.

In particolare, agli addetti della UE che-  qualora in disaccordo- potevano consultarsi con i loro referenti politici e far decidere loro in ultima istanza.

Se tale disposizione veniva percepita come lesiva del prestigio istituzionale e della dignità di genere della signora Leyen, l’autorità politica avrebbe potuto, per protesta o per altri validi motivi, non dar seguito agli incontri.

Dalle dichiarazioni del signor Michel c’è da ritenere che i funzionari UE avranno informato, per tempo, i rappresentanti politici e che da questi (da uno o da entrambi? ) ne abbiano ricevuto via libera, poiché – come scrive Michel-  ”si è preferito andare alla sostanza”.

C’è da desumere che egli sia stato informato, ma non ha voluto farne un problema.

 

2… Se così si sono svolti i fatti, allora bisognerebbe indirizzare gli strali e quant’altro, innanzitutto verso coloro che hanno approvato e gestito il cerimoniale.

Un chiarimento in tal senso credo potrebbe agevolare il rientro dalla imbarazzante polemica che ne è seguita. Addirittura coinvolgendo il nostro capo del Governo spintosi a definire “dittatore” il presidente Erdogan. 

E’ presumibile che per arrivare a tanto il dottor Draghi avrà avuto le sue buone ragioni e soprattutto buone informazioni, che però l’opinione pubblica ancora non conosce.

La reazione può essere compresa qualora si potesse dimostrare che la disposizione (di sedie e divani) fu imposta da Erdogan in persona per umiliare la signora Von der Leyn, in quanto donna e presidente della Commissione UE.

In questa eventualità si tratterebbe di una imposizione inaccettabile oltre che offensiva verso una donna al vertice delle Istituzioni europee. Ma bisognerebbe dimostrate tale assunto e- in caso affermativo- spiegare perché fu accettato dai diretti interessati. Solo dopo tali passaggi dimostrativi  si potrà condannare fermamente l’assurda pretesa del presidente della Turchia. Diversamente, si creerà un “caso” davvero di ardua soluzione. Perciò è auspicabile che chi di dovere informi l’opinione pubblica su come si siano svolti effettivamente i fatti in quel di Ankara.

 3… La Turchia è un Paese importante, per quanto gestito politicamente in maniera assai discutibile,  a tratti illiberale, facente parte della Nato **, è un partner importante sul fronte economico, energetico e su quello del contenimento degli afflussi d’immigrati e, soprattutto, della valanga di profughi provenienti dalla Siria a causa di una guerra scatenata da tre potenze occidentali (Francia, Inghilterra e Usa) e nella quale si è inserita la Turchia di Erdogan che è al confine ed ha tante questioni aperte da risolvere. In primis quella del popolo curdo, prima vittima delle spartizioni coloniali europee.

Evidentemente queste potenze, la stessa UE non intendono rispettare uno dei principi basilari dello Statuto delle Nazioni Unite che è quello della “non ingerenza” negli affari interni dei singoli Stati.

Anche nel caso che tali Stati siano ritenuti retti da regimi dittatoriali. Per altro, tale intromissione non è equa: si applica la norma dei “due pesi e due misure”. Infatti, esistono altre dittature “amiche” in Medio oriente e altrove che nessuno si sogna di disturbare, d’invadere. Anzi vengono rifornite regolarmente di sistemi d’arma sempre più sofisticati e costosi che consentono a tali regimi di reprimere, nel sangue e con il carcere, tutti i movimenti che aspirano alla libertà, al progresso civile ed economico, alla parità di generi. Emblematica e arcinota è la repressione dei movimenti femminili, di singole esponenti, ma nessun dei governanti europei ha protestato, minacciato i satrapi di questi paesi di non…vendere più armi in cambio di petrolio e d’investimenti finanziari non propriamente limpidi.

4…Per concludere torniamo al “divano turco” *** che ha provocato un vero parapiglia diplomatico internazionale, con probabili conseguenze per l’Italia, visto che il “governo” della UE, i grandi Paesi europei ( a iniziare dalla Germania) non hanno attribuito all’episodio molta importanza.

Di là delle motivazione (che sono basilari), sarebbe problematico per il nostro Paese restare isolato nel sostenere una posizione così aspra contro il presidente della Repubblica della Turchia. Da semplice cittadino, che ha avuto la ventura di occuparsi della politiche mediterranee e mediorientali, non mi permetto di dare consigli a chicchessia. Desidero, soltanto, esternare una preoccupazione (credo piuttosto diffusa) circa l’evoluzione della polemica italo-turca, accompagnata dall’auspicio che si possa giungere a un chiarimento sull’effettivo svolgimento dell’incontro di Ankara che potrebbe contribuire a far superare le reciproche diffidenze e asperità a livello bilaterale.

Ripeto, sicuramente tale incontro ha avuto un’adeguata preparazione, secondo i protocolli, per cui la questione del “divano” poteva essere prevenuta e- se del caso- respinta.

Vedremo. Tuttavia, oggi sono in ballo le relazioni italo-turche, politiche e non solo, in una fase assai complessa e movimentata in cui la Turchia di Erdogan è divenuta protagonista di un disegno mirato ad acquisire un ruolo internazionale più impulsivo, espansivo talvolta, in una vasta area che va dal Mediterraneo centrale al Medio Oriente, fino ad alcuni Paesi (ex Urss) dell’Asia centrale.

Inoltre, segnalo che la presenza, soprattutto economica, della Turchia si fa sentire in diversi Paesi (anche UE) dell’Europa centro-orientale: dalla Germania all’Austria, all’Ungheria, alla Bulgaria, ai Balcani, ecc.

Oggi, il caso più eclatante è quello della Libia. Però nessuno di coloro che hanno provocato prima la caduta di Gheddafi e dopo agevolato l’irruzione della presenza militare turca nel conflitto fratricida, ha spiegato all’opinione pubblica come siano andate, come stanno andando le cose.

 

* biografia in: https://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_Spataro

 **Per statuto la Nato non ammette dittature e non dovrebbe più esistere, ed espandersi, giacché il suo nemico dichiarato il Patto di Varsavia da un trentennio non esiste più. L’Europa dovrebbe pensare a una sua politica della sicurezza, pur nel rispetto delle alleanze internazionali.

 *** Così, per celia, riporto la definizione che del Diwan (divano) turco ne dà Wikipedia. Osservando che nel “divano” del Califfo ottomano le donne non erano ammesse. 

“Il Dîvân-i humâyûn, in lingua italiana spesso chiamato semplicemente "Divano" o "Gran Divano"[1], era il consiglio dei responsabili delle amministrazioni dell'impero ottomano riuniti attorno al Sultano, ovvero: il Vezîr-i a'zam o Sadr-i a'zam Gran Visir (responsabile per gli affari politici), il Ni-shangï, il Segretario del Consiglio (responsabile della Cancelleria), il Qâdiâsker di Anatolia (responsabile giudiziario dell'Anatolia), il Qâdiâsker di Rumelia (responsabile giudiziario dei territori ottomani nel continente Europeo), il Deftderdâr (responsabile del tesoro) e il Qapûdân Pasciâ (gran ammiraglio della flotta ottomana). Poteva occasionalmente partecipare alle seduta anche il Beylerbey di Rumelia e l'Aga dei Giannizzeri.”  

 

 

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