L’Unione europea si trova di fronte al problema della gestione dei rifiuti di plastica, dice un rapporto della Corte dei conti europea, cominciando dal componente principale, i rifiuti da imballaggio. La produzione continua a crescere: l’anno scorso ha raggiunto circa 18 milioni di tonnellate, di questi, poco più del 60 per cento erano imballaggi. E dato che il ciclo vitale della plastica si estende su più secoli, il 40% della produzione di plastica dell’Ue è destinata a produrre imballaggi che saranno gettati tra i rifiuti.
Ora, a partire dal 1° gennaio 2021, la gestione di questi rifiuti si complicherà molto per gli operatori europei, dato che entrerà in vigore un emendamento alla convenzione di Bali sulle esportazioni dei rifiuti pericolosi, adottata in maggio 2019. Fino ad ora, la maggior parte dei materiali plastici era riportata nella lista dei rifiuti non pericolosi, la cosiddetta “lista verde”. Ormai, solo i materiali riciclabili non contaminati, pre-trattati, privi di qualsiasi materiale non riciclabile e che sono stati oggetto di una preparazione in vista di un riciclaggio immediato e che rispetta l’ambiente possono figurare sulla lista verde. Ciò renderebbe ancora più difficili le esportazioni verso l’Asia della plastica destinata a essere riciclata, quota già dimezzatasi dal 2016, quando la Cina ha cominciato a chiudere il suo mercato, processo ormai completato.
Questa grande potenza non vuole più essere la “discarica del mondo” e ha reso più severe le sue norme sulla qualità dei materiali che importa per il riciclo. Una maniera, inoltre, per regolare i flussi e lasciare spazio al trattamento dei propri rifiuti in plastica. Risultato: le esportazioni europee si sono orientate verso i paesi che si delineavano come migliori offerenti (principalmente Malesia e Turchia). Ma con l’entrata in vigore dell’emendamento alla convenzione di Bali nel gennaio prossimo, queste opportunità potrebbero a loro volta ridursi.
La perdita del mercato cinese nel 2017-2018, poi le probabili restrizioni a partire dal 2021 con il giro di vite promosso dalla Convenzione di Bali, complica ancora di più il raggiungimento dei nuovi obiettivi che l’Ue si è prefissata. Infatti, l’Unione ha rivisto nel 2018 la sua direttiva relativa agli imballaggi e i rifiuti da imballaggi, e ora l’obiettivo è raggiungere un tasso di riciclo degli imballaggi in plastica del 50 per cento nel 2025 e del 55 per cento entro il 2030.
L’obiettivo fissato in precedenza (22,5 per cento entro il 2008) è stato raggiunto e ampiamente superato. Oggi, l’Europa nel suo insieme vanta un tasso di riciclo dei suoi rifiuti da imballaggi in plastica del 41 per cento. Ma se ha raggiunto questo livello, che resta comunque modesto se paragonato ad altri materiali (il vetro si ricicla al 73 per cento, gli imballaggi metallici al 76 per cento, la carta e il cartone all’83 per cento), è in buona parte grazie alle sue esportazioni.
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