Martedì, 23 aprile 2024 - ore 17.14

La Cgil e le elezioni Usa Trump, il populismo e gli errori dell'Europa di Carlo Ruggiero

Durante: “Ora bisogna porsi delle domande. Le ricette anti-crisi elaborate dalle forze progressiste nel vecchio continente e in America non sono state incisive”. Barbi: “Colpe gravi soprattutto nelle ottuse politiche di austerità guidate dalla Germania"

| Scritto da Redazione
La Cgil e le elezioni Usa Trump, il populismo e gli errori dell'Europa di Carlo Ruggiero

La protesta, il rancore e la paura conquistano l’America e spingono Donald Trump alla Casa Bianca, scuotendo il mondo intero. Contro le previsioni della vigilia, infatti, il tycoon newyorkese ha trionfato alle elezioni presidenziali americane e da gennaio sarà il 45esimo presidente degli Stati Uniti.

Eppure non si tratta di un fulmine a ciel sereno. Negli ultimi mesi ci sono stati molti campanelli d'allarme che hanno suonato a lungo, ma che in pochi hanno voluto ascoltare. Ne è convinto il responsabile delle politiche europee e internazionali della Cgil Fausto Durante interpellato da Rassegna Sindacale. “In realtà – afferma – quando i democratici e i repubblicani stavano scegliendo i loro candidati, i sondaggisti avvertirono che Hillary Clinton avrebbe potuto anche perdere contro Trump, mentre Bern Sanders avrebbe avuto più chance di prevalere. Quindi non era poi un possibilità così remota”.

Certo, ora è il arrivato il momento di analizzare quello che è successo. E cercare di capire come “un candidato così mediocre, violento, xenofobo e con posizioni tanto protezioniste e improntate a un liberismo sfrenato” sia potuto diventare presidente degli Stati Uniti. Secondo Durante è una domanda che “bisogna porsi un po' tutti”, perché si tratta del segnale lampante di un “fenomeno epocale e grave”. “Le elezioni americane si vanno infatti a sommare alla Brexit e alla crisi dei partiti tradizionali in tutto l'Occidente. In altre epoche, personaggi come Trump, Farage in Gran Bretagna e Marine Le Pen in Francia, sarebbero stati marginali e minoritari. Mentre ora sono protagonisti della politica mondiale e mettono in crisi le basi della nostra convivenza civile. Tutto ciò ci dice chiaramente che le risposte alla crisi che sono state finora elaborate dalle forze progressiste in Europa e in America non sono state abbastanza incisive. E che non sono state capite da una larga fetta di popolazione che è in difficoltà, tanto nelle periferie delle grandi metropoli quanto nel profondo delle campagne dimenticate”.

Una delle responsabilità principali della vittoria di Trump, tra l'altro, dovrebbe essere cercata proprio al di qua dell'Atlantico. Nell'irresponsabilità dell'Unione europea e delle sue politiche economiche di austerità. Secondo quanto ha detto a Rassegna il segretario confederale del sindacato di Corso d'Italia Danilo Barbi, infatti, “negli anni della crisi gli Stati Uniti hanno messo in atto una politica di sostegno alla domanda, ma in questo modo hanno aumentato sensibilmente il loro deficit commerciale”. In sostanza, gli Usa importano più di quanto non esportino. “E questo per colpa delle politiche antiespansive dell'Europa, finalizzate soprattutto a sostenere la propria esportazione, in particolare quella tedesca. Posizioni ottuse, che hanno creato uno squilibrio in un sistema globalizzato che evidentemente, così com'è, non funziona più”.

(…) In effetti, sulla politica estera le parole di Trump in campagna elettorale sono state a dir poco inquietanti. Anche se, a giudizio di Fausto Durante, non avranno una ricaduta immediata sulle posizioni degli Stati Uniti nello scacchiere internazionale: “Pure se gli elettori americani si sono dimostrati molto delusi dall'asfittica politica estera di Obama, con il Medio Oriente che oggi è più in fiamme che mai e con il terrorismo internazionale che è diventato il nostro più grande spauracchio, tra la campagna elettorale e le politiche internazionali c'è comunque un abisso. Per fortuna i toni usati da Trump in questi mesi dovranno necessariamente fare i conti con i complessi equilibri politici del mondo e con l'articolato sistema di pesi e contrappesi istituzionali degli Stati Uniti”.

Fonte: Rassegna Sindacale 

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