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La crisi Lombarda | D.Marconcini

| Scritto da Redazione
La crisi Lombarda | D.Marconcini

LA CRISI DELLA REGIONE LOMBARDIA, IL DOPO BERLUSCONI ED IL CENTROSINISTRA ALLA RICERCA DI UN FRONT RUNNER di DANIELE MARCONCINI - Resp. Officine Democratiche Lombardia La Regione Lombardia per la sua importanza politico – economica nel paese ha sempre giocato un ruolo fondamentale negli equilibri nazionali , sia per aver espresso leader nazionali che si sarebbero poi imposti alla guida dei vari Governi nazionali (da Craxi a Berlusconi), sia per essere stata al centro della vicenda “ Mani Pulite” che avrebbero segnato la fine della classe politica pentapartitica .
E infine per essere stata poi governata per quasi vent’anni da un Presidente, Roberto Formigoni , secondo un modello che per anni è stato presentato come il migliore possibile , essendo basato su una somma di “eccellenze” senza eguali nel paese. Una “permanenza “ si badi bene forzata , essendo il “Celeste” oramai da ben due legislature pronto a lanciarsi come candidato alla successione di Berlusconi , facendosi eleggere senatore per poi rinunciare a favore della Presidenza della Regione .
Aspirazione sempre ostacolata, sia da Berlusconi che lo vedeva come un pericoloso concorrente e sia dal sistema di potere e di consenso attorno a Formigoni stesso , formato da un gruppo dirigente nato dal movimento cattolico di Comunione e Liberazione con una potente articolazione , la Compagnia delle Opere, organizzata come una “Confindustria” cattolica forte di 34mila imprese e con un fatturato di circa 70 milioni di euro.
Un sistema in cui Formigoni era l’espressione istituzionale piu’ alta ,mantenendo allo stesso tempo un ruolo nell ’elitè di Comunione e Liberazione come membro dei Memores Domini, il “gruppo adulto” di Comunione e liberazione, i cui membri dovrebbero “seguire una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo ,attraverso la pratica dei tre voti: l ’obbedienza, la povertà e la verginità, rinunciando alla famiglia e vivendo in comunità con gli orari scanditi dalla preghiera, dalle Lodi mattutine alla Compieta serale. “.
In tale contesto si è insediato un movimento politico ,La Lega Lombarda, che sull’onda di una storico spirito autonomistico dalle vicende politiche nazionali ,ha costruito il proprio consenso prima sul mito di un federalismo populista fatto di un misto di rivendicazioni fiscali, di antimeridionalismo, e di antieuropeismo e poi con una pragmatica occupazione di posti nel governo nazionale e i quelli regionali, sfruttando al massimo il suo peso elettorale nell’ alleanza con il PDL berlusconiano. Questo ad onor di cronaca , diventando un partito popolare se pur a conduzione familiare .
Tutto questo ,favorito da un rissoso Centrosinistra che nel far cadere per ben due volte il Governo Prodi . ha consegnato di fatto al Centrodestra il Governo del paese. L’abilità di Berlusconi è stata quindi di favorire un potere locale e regionale alla Lega ,in cambio della leadership nazionale, cedendo sovranità e consenso ai leghisti al punto di sottrarre al Pdl la guida di Regioni importanti come il Veneto e il Piemonte , favorendo una analoga operazione al Sud in Sicilia con l’autonomista Raffaele Lombardo,abbandonato poi a sé stesso . In questo contesto Formigoni dopo aver tentato di rendersi autonomo nel 2004 ,prima con una “Lista dei Riformisti” allargata a personalità indipendenti, stroncata dall’assolutismo berlusconiano si è visto negare nel 2008 l’entrata al Governo ,forse per le sue amicizie irachene e per essere stato sfiorato dallo scandalo”Oil for food”. A questo punto ha deciso di restare in Regione Lombardia per fare il regista dell’Expo’ di Milano 2015 in attesa di tempi migliori, vagheggiando un Partito del Nord con l’ex - Governatore del Veneto Giancarlo Galan , puntando a sostituire Berlusconi nella strategia che lo aveva visto vincente in sede nazionale con uno scambio concordato con la Lega ai vertici del Pirellone nel 2015.
Uno scambio che alla Lega non avrebbe potuto rifiutare ,dopo la crisi che l’aveva colpita con lo scandalo in cui era stato coinvolto il suo leader Umberto Bossi con relativa crisi di credibilità all’interno del popolo leghista. Una collocazione molto gradita anche al nuovo leader della Lega Maroni, fortemente avverso al nuovo ciclo politico avviato dal Governo Monti e al sostegno garantito dal Pdl ma attento a non rompere in sede locale, specialmente con il Governatore lombardo Formigoni a cui se pur in difficoltà non ha mai fatto mancare l’ appoggio ,a cominciare dalla vicenda delle firme false per fare le liste ,sollevato in sede giudiziaria dai Radicali ,sino al penultimo assessore o consigliere indagato dopo una lunghissima sequenza di arresti eccellenti.
Questo sino l’ultimo arresto di un assessore per collusione con ‘l 'ndràngheta , fatto questo che ha reso Formigoni politicamente improponibile nel ruolo di referente principale del Pdl per uno scambio alla guida della Regione nel 2015 , sia per la forte insoddisfazione del Gruppo leghista al Pirellone e soprattutto per la fortissima insofferenza della base leghista .ben rappresentata da Matteo Salvini e Flavio Tosi rispettivamente segretari regionali della Lega lombarda e veneta impegnati con Maroni a salvare un consenso elettorale messo a dura prova dalle ultime vicende e scandali che hanno colpito il leader storico Umberto Bossi e il suo “ cerchio magico”. La reazione di Formigoni, o meglio del “sistema Formigoni” non si è fatta attendere. Smentito dal Segretario nazionale del Pdl Alfano,su una possibile allargamento alle regioni limitrofe della crisi ha minacciato l’avvio della procedura per elezioni immediate.
La crisi verrà formalizzata con le dimissioni di almeno 41 consiglieri : solo così Formigoni sarà costretto a dimettersi. Determinante sarà la decisione della Lega Nord che conta 20 consiglieri. Attualmente Pdl, Pd e Lega hanno in mano le dimissioni dei loro rispettivi gruppi consiliari. Le strategie sono chiare : se ci si dimette subito spetta al Prefetto indirle ,secondo la normativa nazionale , passati 45 giorni ed entro i tre mesi successivi , non essendoci una legge elettorale regionale.
Questo ,fatto un po’ di conti eviterebbe un “election day” in primavera con le elezioni regionali, agganciate a quelle politiche. E’ la posizione di Formigoni ,al quale preme far diventare queste elezioni “lombarde” per poter avere un ruolo preminente nella competizione e trattare la sua uscita di scena da una posizione di forza. La Lega invece. preme per approvare un Bilancio regionale “condizionato” e una legge elettorale regionale che sposti la competizione ad aprile per avere il tempo di organizzarsi e per scegliere le alleanze. E il Partito Democratico? La posizione ufficiale sostenuta e perseguita dal Segretario Regionale Maurizio Martina e’ andare ad elezioni al più presto possibile che ,vista la situazione il cui versa il PD lombardo , sembra molto azzardata sia per l’impossibilità pratica di fare le primarie di coalizione, sia per lo stato precario delle alleanze ,sia per una mancanza di consistenza programmatica e sia per mancanza di una leadership necessaria per assumere il Governo di una Regione importante come la Lombardia.
Martina ha dichiarato che occorre aprire il piu’ possibile il Pd ad un Patto Civico che guardi all’esterno del recinto dei partiti e sia inclusivo della società civile e che se non si faranno le primarie ,fa capire, si farà un’ampia consultazione. La verità è che forse dietro questa fretta, tra l'altro annunciata prima ancora di essere compresa e condivisa dagli organismi dirigenti, vi sia il timore del cambiamento degli equilibri politici determinanti dalla discesa in campo di Matteo Renzi , la volontà di depotenziare mediaticamente la vicenda Penati con la sua uscita dal Consiglio regionale e infine evitare una sorpresa nelle primarie (come fu per Pisapia ) con la discesa in campo di un candidato molto popolare del Sel ,il consigliere regionale Giulio Cavalli che vive sotto scorta dopo aver avuto minacce dalla mafia. Una scelta che consentirebbe a Martina e al Pd Regionale (quello che “conta” ) di preparare in contemporanea le candidature delle regionali ( magari senza primarie) con quelle per il Parlamento che già a gennaio dovrebbero essere impostate. In poche parole le elezioni regionali si svolgerebbero in una data diversa da quelle politiche magari a  gennaio. Pensar male è peccato ma spesso si indovina .
Tutto alla fine dipenderà però se la Lega deciderà di accelerare la crisi di fronte alla sfida ,lanciata da Formigoni,il quale si è tenuto una via d’uscita : non ha ancora tolto formalmente le deleghe agli assessori , compresi quelli leghisti . La speranza e’ sempre l’ultima a morire.
Nella giornata di ieri si è deciso di convocare l'ultimo Consiglio per il 25 ottobre , affidando già da oggi alla Commissione Affari Costituzionali il compito di lavorare sul testo di  una nuova legge elettorale regionale
Daniele Marconcini
Coordinatore Officine Democratiche Lombardia

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