Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 20.09

La nave non va… No, proprio non va di Renzo Balmelli

All’opposto del grande affresco di Fellini qui la nave non va e se mai riesce a salpare è come un vascello fantasma diretto verso una destinazione ignota

| Scritto da Redazione
La nave non va… No, proprio non va di Renzo Balmelli

La nave non va… No, proprio non va di Renzo Balmelli 

All’opposto del grande affresco di Fellini qui la nave non va e se mai riesce a salpare è come un vascello fantasma diretto verso una destinazione ignota

PEDINE. Una, dieci, cento Aquarius. È l’inesorabile canovaccio di un destino quasi mai a lieto fine scritto da registi senza cuore. All’opposto del grande affresco di Fellini qui la nave non va e se mai riesce a salpare è come un vascello fantasma diretto verso una destinazione ignota. Con in più un macigno morale frutto di opzioni sconsiderate: non c’è da alzare la voce ne da cantar vittoria come segnalano le cronache da Roma all’idea di fare politica e voti sulla pelle dei migranti. Le misure coercitive sono la risposta sbagliata alla più grande tragedia umanitaria del secolo. Figli di un Dio minore i protagonisti del biblico esodo in fuga dalla violenza e le torture continueranno a dipendere dall’azzardo di una grottesca battaglia diplomatica e di turpi commerci fino al giorno in cui, usati come pedine di una trama perversa, usciranno per sempre di scena dimenticati da tutti.

MURO. Parlare oggi di idee, idee che sanno di buono e vedono lontano, oltre i muri e gli steccati, pare quasi un’eresia. Nel mainstream del populismo a trazione leghista prevale l’irrigidimento, la diffidenza per l’Occidente e per la società aperta. Ma l’Italia non si fa travolgere dai falsi profeti di sventura. Seminari, convegni, workshop per porre un argine alla deriva e aggirare i paletti piantati dalla nuova classe al potere, sono boccate di ossigeno che se non altro rendono meno angoscioso il vuoto subentrato dopo il 4 marzo. Quanto fatto dalla Spagna del nuovo governo socialista è d’altronde una chiara esortazione a non lasciare dominare le voci xenofobe nella questione dei migranti. Di soluzioni volendo se ne trovano, sono quelle dettate dalla buona coscienza, come il "Bella ciao” cantato a Salvini sulla navetta di Fiumicino dagli altri passeggeri. Ecco un’altra storia fatta di sentimenti e non di aridi divieti. Se è caduto il Muro di Berlino, può cadere anche questo.

SCENARI. Con la deprecabile tendenza a confondere la solidarietà con il "buonismo”, tra l’altro declinato in termini spregiativi, si finisce col dimenticare chi eravamo e chi siamo. Dal ritorno in grande stile del sovranismo accompagnato dalla nostalgia per le piccole e litigiosissime patrie, si avverte una sensazione diffusa di pessimismo che non è però quello della ragione. L’Europa in cui viviamo oggi sarebbe molto meno sicura rispetto al secolo breve, se sulle macerie della guerra non avesse prevalso la solidarietà tra i popoli capace di scongiurare i grandi conflitti di una volta, frutto del nazionalismo esasperato. Ora l’ombra del passato torna a incombere sulle nostre vite e a taluni non dispiace. Pianificare espulsioni in massa dei migranti, chiudere i porti, disseminare di filo spinato il cammino della speranza, progettare centri di raccolta simili a campi di concentramento evoca scenari terrificanti che si pensava fossero scomparsi per sempre.

PROMESSE. Ogni vertice ha la sua alchimia fatta di speranze e promesse molto spesso disattese. Se gli ultimi due, quello in terra canadese e l’altro in Estremo oriente, siano stati un laboratorio di nuove iniziative oppure una sorta di allucinante gabinetto del dottor Calligari lo scopriremo al momento di fare i conti con la realtà. Dalla prova nel Quèbec l’Occidente è uscito piuttosto scosso dopo lo schiaffo di Trump agli alleati, mentre in pari tempo a Singapore il mega-show tra Stati Uniti e Corea del nord pareva evocare i film di fantascienza. Gli spettatori hanno osservato increduli e allibiti la stretta di mano tra Kim Jong Un e Trump, due leader uno più imprevedibile dell’altro, che fino all’altro ieri si promettevano la guerra nucleare e poi, in men che non si dica, si sono trasformati in tortorelle crogiolandosi sotto la luce benevola dei riflettori. Sarà vero? La denuclearizzazione non esce del cilindro del mago, ma è il prodotto di laboriose verifiche non sempre andate a buon fine. L’uomo di Pyongyang resta un enigma imperscrutabile, e il suo interlocutore con quel ciuffo biondo che fa impazzire il mondo segue una logica che la logica non conosce. Entrambi hanno il dovere di essere credibili, ma non ci sarebbe da meravigliarsi se le magniloquenti promesse scoppiassero come una bolla di sapone.

Fonte : L'AVVENIRE DEI LAVORATORI 15 giugno 2018 – e-Settimanale della più antica testa della sinistra italiana / Direttore: Andrea Ermano   www.avvenirelavoratori.eu    Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all'estero, fondato nel 1894 -Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana, Casella 8965, CH 8036 Zurigo

 

   

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