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La Presidente della Fondazione Uliana Garoli (Pd) difende il progetto del mega parco fotovoltaico a Cremona Solidale

Di seguito pubblichiamo la comunicazione della Presidente della Fondazione “Città di Cremona” Uliana Garoli in ordine all’iter istruttorio sulla realizzazione di un parco fotovoltaico su un’area di proprietà della Fondazione al Consiglio Comunale di lunedì 17 febbraio 20202

| Scritto da Redazione
La Presidente della Fondazione Uliana Garoli (Pd)  difende il progetto del mega parco fotovoltaico  a Cremona Solidale

La Presidente della Fondazione Uliana Garoli (Pd)  difende il progetto del mega parco fotovoltaico  a Cremona Solidale

Di seguito pubblichiamo la comunicazione della Presidente della Fondazione “Città di Cremona” Uliana Garoli in ordine all’iter istruttorio sulla realizzazione di un parco fotovoltaico su un’area di proprietà della Fondazione al Consiglio Comunale di lunedì 17 febbraio 20202

Ringrazio il Presidente del Consiglio Comunale e i capigruppo per aver accolto la mia richiesta di riferire alla massima assemblea cittadina sul dibattito che si aperto in città sulla proposta di un impianto fotovoltaico sui terreni della Fondazione.

Come noto gli ultimi cinque anni di mandato sono stati connotati da importanti progetti, in parte completati e in parte avviati, che hanno visto la valorizzazione del patrimonio di Fondazione i cui immobili sono per oltre la metà impegnati in attività sociali e di welfare e concessi in comodato gratuito (sede di Cremona Solidale, Agropolis, ecc.) .

Gli obiettivi del nuovo mandato mirano a completare quanto avviato più rapidamente possibile e con la massima efficacia, in questo contesto si colloca il completamento della ristrutturazione della palazzina storica di Cremona Solidale per rendere sempre più adeguati gli spazi dedicati alle esigenze delle persone anziane.

La scorsa estate siamo stati contattati da un investitore straniero che ha manifestato interesse per il fondo agricolo adiacente a Cremona Solidale per il fatto che si trova vicino a una stazione ricevitrice elettrica.

La necessità di poter dare una risposta in tempi rapidi derivava da un fatto molto semplice. L’investitore richiedeva un risposta chiara rispetto alla nostra disponibilità di concedere il terreno in diritto di superficie per poter iniziare a progettare l’iniziativa. Alla domanda avremmo dovuto rispondere con un si o con un no. Diversamente non saremmo oggi a parlarne per approfondire il tema.

Da qui la risposta interlocutoria di Fondazione. Avremmo avuto la necessità di un assenso di larga massima dall’amministrazione e di dare visibilità pubblica alla richiesta.

Altro punto posto all’attenzione dei proponenti la possibilità di realizzare la copertura con un impianto fotovoltaico del parcheggio di Cremona Solidale, con il duplice vantaggio: quello di ombreggiare e proteggere l’area dalle intemperie e contemporaneamente produrre energia pulita utilizzabile dall’azienda per il proprio fabbisogno energetico.

Nella fase preistruttoria, con il Sindaco e gli Assessori abbiamo condiviso le preoccupazioni e le cautele, che successivamente  sono state anche esplicitate alla Fondazione con lettera formale, in merito alla necessità di approfondire, anche con l’ausilio di pareri di soggetti terzi: il tema del consumo di suolo agricolo, il tema del rispetto degli eventuali vincoli relativi alla specifica area, il tema delle ricadute positive in termini di diminuzione di CO2 emessa, la coerenza con le indicazioni ambientali nazionali ed europee, come anche il tema delle mitigazioni circa l’impatto ambientale e visivo. Tutti temi valutati in prima istanza con la massima prudenza e serietà.

Ora l’assenso di massima da parte dell’Amministrazione c’è stato, anche se non si era in presenza di un vero e proprio progetto, come correttamente ha risposto l’Assessore Simona Pasquali all’interrogazione che le è stata rivolta.

 

Sulla proposta pervenuta dagli investitori, sia da parte del Sindaco e della Giunta, sia da parte dei consiglieri di Fondazione si è espressa, come già evidenziato, la massima prudenza in merito ad un’iniziativa che, tuttavia, è apparsa sicuramente interessante ed eticamente sostenibile rispetto all’obiettivo di produzione di energia pulita, inserito nelle linee per arginare i cambiamenti climatici attraverso la riduzione dell’emissione di CO2.

La valutazione è stata complessiva sul piano etico ed economico. Sul piano etico/ambientale l’iniziativa è apparsa in linea con gli obiettivi europei e quelli che si è dato il nostro paese con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) circa gli obiettivi 2030 sulle rinnovabili.

Inoltre va osservato che il tipo di impianto proposto, che la nostra legge nazionale definisce di pubblica utilità (d. Lgs 387 del 2003), non gode di incentivi né di contributi di alcun genere, pertanto non grava sulle bollette delle famiglie, ma utilizza interamente capitali privati: in questo caso capitali stranieri che potrebbero essere investiti sul nostro territorio con beneficio anche sull’indotto con ricadute sulle imprese locali.

Sul piano economico la proposta è stata valutata molto interessante per la Fondazione, proprio per poter continuare la propria opera di valorizzazione del patrimonio e nello stesso tempo di restituzione in attività sociali di sostegno al welfare della città.

Quanto alla procedura attivata, considerato che in questi giorni molto si è scritto sulla stampa locale in merito alla presunta volontà di insabbiare o nascondere l’iniziativa, devo rappresentare a questo Consiglio che, pur non avendone l’obbligo, è stato pubblicato l’avviso con tutte le caratteristiche del caso sul sito della Fondazione per ben 45 giorni, allo scopo di invitare tutti gli interessati a presentare offerte migliorative.

Linea Green Srl, infatti, si è dimostrata interessata all’iter, ma la busta dell’offerta presentata conteneva una richiesta di sospensione del meccanismo di aggiudicazione appellandosi all’applicazione del Codice degli appalti, non applicabile all’oggetto specifico. Sospensione che non si è potuto accogliere.

Quanto all’opportunità economica devo assolutamente sottolineare che l’attuale rendita annua per i 15 ettari ad uso agricolo è di € 12.900,00 anno; la proposta dell’investitore per la concessione in diritto di superficie è di € 38.350,00 anno, che in 30 anni renderebbe € 1.150.000,00 di cui la prima metà di € 575.000,00 alla firma del contratto e il resto in cinque anni. L’offerta ci è sembrata interessante anche sotto il profilo della valorizzazione del lascito a suo tempo ricevuto.

La condizione per poter stipulare il vero e proprio contratto ovviamente è che il progetto, una volta presentato, superi l’iter autorizzativo di Regione e Provincia, per il quale sono previsti dall’investitore 18 mesi. Solo dopo la conclusione dell’iter si potrebbe stipulare il contratto di concessione in diritto di superficie del terreno.

È di tutta evidenza che l’opportunità economica andava valutata con la massima attenzione! A prescindere dall’iter autorizzativo previsto dalla normativa vigente, si è valutato con altrettanta attenzione l’aspetto dell’impatto visivo/paesaggistico e quello dell’utilizzo di suolo agricolo.

Su questi aspetti Amministrazione e Consiglio di amministrazione dell’ente hanno concentrato l’attenzione e peraltro su questi punti si è altresì sviluppato il legittimo dibattito in città. Anche su questo il nostro Consiglio di amministrazione ha fatto delle valutazioni, in particolare rispetto all’utilizzo di suolo agricolo.

Ora, sappiamo che nella nostra pianura non esiste reale alternativa all’integrazione alla produzione di energia pulita rispetto al fotovoltaico: infatti non ci sono le condizioni per l’eolico e l’idraulico. Il tipo di impianto proposto presenta pali infissi nel terreno coltivato a prato, senza l'utilizzo di calcestruzzo e, per le descrizioni che abbiamo a disposizione, non ne altera la biodiversità, non ne modifica le caratteristiche poiché mantiene l’areazione, l’umidità, consente l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo, e così via.

 

Non si può dunque parlare, a mio parere, di consumo di suolo, ma di utilizzo temporaneo di suolo agricolo per produrre energia pulita.

Oggi il fondo è coltivato a mais, la coltura meno indicata per la biodiversità faunistica e floristica. Il terreno del fondo assumerebbe la caratteristica del prato stabile senza uso di erbicidi o insetticidi. La recinzione rimarrebbe sollevata da terra per consentire il transito di piccoli animali.

Quanto all‘impatto paesaggistico, verrebbero piantumate essenze autoctone che, oltre a mitigare l’impatto visivo, favorirebbero assieme al prato l’habitat per la fauna. Si può affermare, dunque, che a livello ambientale il terreno migliora e non peggiora.

A queste considerazioni si deve aggiungere l’accresciuta sensibilità sulla necessità di produrre energia ad emissioni zero di CO2 per sostenere la mobilità elettrica: bus elettrici, auto elettriche, e così via. Di certo aumenta il fabbisogno, ma la mobilità elettrica non sarà mai ad emissioni zero se accettiamo che la produzione di energia elettrica provenga da fonti fossili (in Italia più del 60%) .

Allora la domanda alla quale il legittimo dibattito che si è aperto in città, grazie a questa opportunità che ha la Fondazione di possedere un fondo vicino ad una cabina primaria, è quale contributo intende dare la nostra città alla produzione di energia pulita?Personalmente ritengo che l’opportunità data possa essere vista, senza pregiudizi, come un accettabile compromesso, vista la finalità.

Si scrive che gli impianti dovrebbero essere fatti sui tetti. La Fondazione “Città di Cremona” in questo ha già investito molto realizzando fin dal 2011 l’impianto sui tetti di Cremona Solidale ( impianto che produce 600 kW).

Il tema sicuramente merita un approfondimento per la difficoltà ad effettuare impianti nei centri storici, perché le aree dismesse hanno prezzi elevati e gli investitori non le considerano e sui capannoni industriali, vista la situazione economica, poche aziende investono anche in assenza degli incentivi che hanno sostenuto lo sviluppo in passato.

Oggi la sostenibilità passa attraverso realizzazioni di grandi dimensioni agevolate dall’economia di scala. Si pensi che per realizzare una produzione di 10 MW servirebbero i tetti di 3.500 villette o 350 condomini o 35 tetti di grandi dimensioni.

Queste sono le considerazioni che abbiamo condiviso in seno al Consiglio di amministrazione nel quale abbiamo votato sempre all’unanimità. Ricordo che il Consiglio era costituito oltre che dalla sottoscritta, dal consigliere Giancarlo Storti, che ha partecipato alla riunione che ha dato l’avvio alla procedura di avviso pubblico, al consigliere Fiorenzo Bassi, ingegnere, che ha operato per tutta la vita professionale nel settore energetico e delle utilities, dal consigliere Giancarlo Bosio, primario di pneumologia, che, quanto all’effetto della qualità dell’aria sulla salute ha una grande esperienza, e dalla consigliera Paola Romagnoli, insegnante che si occupa di fragilità nell’infanzia.

Allo stato attuale, in merito alla proposta pervenuta, la Fondazione si è limitata a verificare con la procedura di evidenza pubblica se vi fossero altri interessati all’iniziativa. Sul terreno è rimasta la società Juwi Development 02 Srl con la quale ad oggi non si è ancora proceduto alla stipula di alcun contratto preliminare.

Nella speranza di aver dato elementi utili al merito del dibattito, auspico che questo Consiglio Comunale voglia approfondire con la stessa attenzione gli aspetti che hanno occupato gli amministratori della Fondazione, con lo spirito di continuare a realizzare nel migliore dei modi gli obiettivi dell’ente a vantaggio della cittadinanza più debole, con uno sguardo però sempre rivolto al futuro.

Grazie per la vostra attenzione.

 

 

 

 

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