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Le aggregazioni e le sette sorelle dell'acqua | Giuseppe Torchio

| Scritto da Redazione
Le aggregazioni e le sette sorelle dell'acqua | Giuseppe Torchio

In attesa del provvedimento del Governo sui servizi pubblici locali che, da dichiarazioni dello stesso Esecutivo per l'acqua non potrà contraddire la volontà della gran parte degli italiani pronunciatisi col referendum del giugno scorso, registro con favore la posizione del referente nazionale della Lega on. Giorgetti.

Egli ha dato il via libera alla realizzazione del servizio idrico integrato con una società pubblica in house, confermando la posizione assunta dal suo gruppo consiliare in provincia nella seduta del 21 dicembre e dagli amministratori nelle assemblee dell'Ato.

Questa posizione potrà contribuire a portare l'area sud della Lombardia, dove sono tuttora presenti varie giunte di centro sinistra come a Mantova, Lodi e Pavia (che, con Cremona, avevano dato vita nel precedente mandato ad una serie di convergenze verso la holding Lgh) ad un'impostazione più omogenea con quanto sta avvenendo nel nord della regione, ove predomina il centro destra ed in esso la componente leghista.

Infatti realtà come Varese. Como, Bergamo, etc. si son mosse decisamente a favore del modello gestionale pubblico del settore idrico.

Vi sarà la volontà di chiudere l'operazione, avallata da tutti nel 2008 e rimasta sulla carta dopo l'avvicendamento delle giunte di comune e provincia nel 2009?

Stavolta saranno vinte le immancabili resistenze da parte di alcune delle dirigenze della "sette sorelle" naturalmente protese a perpetuare se stesse e talvolta in grado di condizionare il volere sei Comuni soci?

Il problema penso non riguardi tanto i letturisti o tecnici ed operai con i furgoncini della manutenzione ma le "teste" delle società. D'accordo quelle si potrà andare verso la società unica del settore idrico.

Significa andare ad un solo presidente, ad un solo consiglio di amministrazione, ad un solo responsabile tecnico, ad un solo dirigente amministrativo. Elementi che possono scatenare reazioni sul sistema politico, sindacale ed amministrativo ma che non hanno impedito, ad esempio nel settore agricolo, spesso indicato come conservatore, di aggregare attorno a Latteria Soresina la Larc, il Forcello, la Latteria Cà de'Corti e quella di Piadena per giungere alle trattative in corso con il colosso del latte alimentare, Latte Milano appunto.

La stessa Plac ha acquisito l'unica realtà ancora operativa nel viadanese, la Latteria Italia di Bellaguarda.

Viceversa, se non si provvederà anche nel settore delle aziende dei servizi locali succederà quello che è avvenuto, di recente, a livello bancario. Sono finite le nomine di consigli d'amministrazione ed esecutivi locali e si sono concentrate altrove tutte le scelte strategiche. Questo ha riguardato dalla Popolare di Soncino, al Credito Commerciale, alle Popolari di Crema e di Cremona.

La situazione, di recente, ha registrato movimenti anche nell'area sicuramente più tranquilla delle Casse Rurali o Banche di Credito Cooperativo con aggregazioni e fusioni di realtà preesistenti e con qualche fuoriuscita dal sistema territoriale.

Oggi il sistema dei servizi pubblici locali deve quindi dimostrare se è più arretrato o almeno alla pari col sistema economico legato, in particolare, al settore cooperativistico agricolo e fare un bagno di realismo che la politica, se ancora esiste, dovrà accompagnare.

Il piano d'ambito di 450 milioni spalmati su 20 anni, con 50 milioni di capitali da cercare sul mercato è anacronistico perchè traguardato ad anni di crescita economica e di disponibilità di finanziamenti pubblici e di forte intraprendenza da parte delle banche.

Oggi questi tre elementi sono in crisi. Bisogna, quindi, realisticamente ridimensionare il piano alle mutate condizioni portandolo a circa la metà, comprese le capitalizzazioni da parte delle aziende pubbliche che, come noto, non potranno essere remunerate dalla tariffa di erogazione dell'acqua che, invece, potrà remunerare il tasso di interesse per i mutui contratti con il sistema bancario.

Si tratta di utenze "captive" cioè finanziariamente sicure dove il 95% delle bollette emesse viene regolarmente pagato ed anche se vi fosse qualche flessione per la crisi in atto non si toccheranno certamente le sofferenze bancarie nel settore immobiliare e delle costruzioni.

Ed è evidente, come per il fisiologico taccheggio nei settori del commercio, che la tariffa si faccia carico anche di insolvenze nella norma.

Quello, allora, che va verificato è la portabilità o bancabilità di un piano realisticamente ridimensionato, a partire dalla Cassa Depositi e Prestiti nel cui Consiglio di Amministrazione siede anche un rappresentante del nostro territorio, il cremasco Chizzoli. E' davvero strano che si finanzino le reti di servizi, la banda larga, il sistema autostradale, le iniziative di Gamberale e nemmeno si accenni alla più antica delle mission della Cassa, che durante il mio mandato all'Anci aveva finanziato 1000 miliardi agevolati per il sistema idrico della Lombardia.

L'altra questione riguarda il sistema bancario locale. Possibile che le Istituzioni non riescano a convocare le banche, partendo da quelle maggiormente legate al territorio, ponendo le basi di un accordo serio di investimenti mirati e adeguatamente remunerati a livello di mutuo prestato?

Quando s'è fatto per anticipo degli ammortizzatori sociali, finanziamento al sistema produttivo ed investimenti hanno sempre risposto finanziariamente. Tanto più nel settore idrico dove sono garantite dalla tariffa come nel sistema ospedaliero dalle degenze e nelle case di riposo dalle rette.

Allora smettiamola di scherzare con il fuoco, o meglio con l'acqua calda!

 

Giuseppe Torchio

Lista Civica Provinciale

 

Cremona, 12 gennaio 2012

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