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L’EDUCAZIONE HA BISOGNO di persone di speranza | + Dante, vescovo Cremona

| Scritto da Redazione
L’EDUCAZIONE HA BISOGNO di persone di speranza |  + Dante, vescovo Cremona

Messaggio Vescovo S. E. mons. Dante Lafranconi inizio anno pastorale
MESSAGGIO ALL’INIZIO DELL’ANNO PASTORALE 2012/2013
Ai Fedeli, Sacerdoti, Religiosi/e della Diocesi di Cremona
Alla riapertura dell’anno pastorale sono contento di rivolgere a tutti voi, sacerdoti e fedeli, religiosi/e, associazioni e movimenti, il mio saluto cordiale e l’augurio di un buon lavoro intrapreso con slancio generoso e con la benedizione del Signore. Le Linee pastorali che orienteranno il nostro cammino trovano la loro ispirazione nella fede e intendono promuoverla e rinvigorirla secondo l’auspicio del Papa nell’indire l’Anno della fede. In questo orizzonte, le Linee pastorali riservano un’attenzione particolare al compito di educare che ci vede impegnati già da qualche anno. Dopo un primo tempo dedicato al senso e al valore del compito educativo (2009/2010), ci siamo soffermati sulla figura dell’educatore (2010/2012). Ora puntiamo l’attenzione sulla scuola, che ha senza dubbio una valenza educativa e interessa la totalità dei ragazzi e dei giovani. Tutti infatti vivono l’esperienza scolastica per un tempo non breve; essa esercita un influsso decisivo sul futuro delle nuove generazioni.
Qualcuno potrebbe pensare che il tema della scuola esuli dalla competenza dell’azione pastorale in quanto non riguarda un ambito propriamente ecclesiale. Si potrebbe essere tentati di metterla ai margini della nostra attenzione, ma sarebbe un grave errore. La scuola infatti è chiamata a trasmettere valori umani e civili. Se essa è ordinata alla persona e alla sua crescita integrale, non può eludere l’onere e l’onore di educare. E proprio per questo motivo la Chiesa se ne interessa: perché le sta a cuore l’educazione!
Le Linee pastorali riguardanti la scuola si estenderanno sull’arco di due anni (2012/2014).  Nel primo anno l’attenzione sarà focalizzata sul compito educativo della scuola come istituzione che non esaurisce la sua funzione nel trasmettere agli studenti un bagaglio di conoscenze e competenze, ma si rivolge a tutta la persona e alla sua crescita in umanità. Nel secondo anno sarà messa al centro la dimensione culturale che attraversa la scuola: cultura come strumento di educazione e come esito del lavoro compiuto dalla scuola, che offre attraverso il proprio pensiero e lo stile di vita un contributo per migliorare la società.
Ci ispirerà nel nostro percorso pastorale la parabola evangelica del seminatore. “Ecco, il seminatore uscì a seminare… una parte del seme cadde lungo la strada,… un’altra parte sul terreno sassoso…” (Mt 13, 3 ss). Essa trasmette con suggestiva efficacia l’idea dello spirito con cui vivere il compito educativo, anche nella scuola, e consente di mettere a fuoco i due soggetti principali che operano in tale ambito: gli studenti e gli insegnanti.
Gli studenti sono il terreno: diversi per temperamento, educazione ricevuta, attitudini personali, paese e cultura di provenienza. Il panorama studentesco è variegato perché la scuola è aperta a tutti. Gli insegnanti sono i seminatori. Generosi nel seminare, essi non badano alla qualità del terreno perché credono che non vi sia terreno inadatto ad accogliere il seme della verità e del bene. Si direbbe che sono disposti a sprecare, come il seminatore che non discrimina il terreno sassoso da quello infestato dai rovi e da quello buono. E poi attende che spunti la nuova pianta. Tra la semina e la germinazione passa un lungo tempo di attesa. È quello in cui il seme scompare e sembra non esserci più. Eppure il seme lavora nella terra: la vita nuova che nascerà non dipende più da chi ha seminato.
È il tempo della pazienza, per il contadino che sa che quello non è tempo perso, né tempo inutile e sterile: il seme ha bisogno delle sue cure. È il tempo della larghezza d’animo, dello sguardo lungo, che vede al di là di ciò che si vede. Il contadino sa persino che potrebbe non essere lui a raccogliere i frutti di ciò che ha seminato e tuttavia non rinuncia a seminare: l’importante non è ciò che vedrà lui come ricompensa alla sua fatica, ma la vita che va avanti. È il tempo della speranza. È dedicarsi a costruire un futuro che non c’è ancora con i fragili strumenti del presente. È dedicarsi al ragazzo di oggi perché cresca in lui l’adulto di domani.
L’educazione ha bisogno di persone di speranza, capaci di fiducia nella vita.
Per abitare da cristiani la scuola occorre innanzitutto avere fiducia: fiducia in Dio e nella sua grazia; fiducia nella possibilità di educare; fiducia in quanti a diverso titolo vivono nella scuola; fiducia nella scuola come luogo educativo; fiducia in noi, nei nostri talenti, nelle nostre competenze, nella nostra esperienza. Nell’accompagnare il percorso verso la condizione adulta, l’immagine del seminatore si completa con quella dell’agricoltore, per ricordare che non basta seminare, ma che occorre anche coltivare in collaborazione con altri e senza escludere i necessari, anche se dolorosi, interventi di potatura. Il raccolto dei frutti verrà a suo tempo e a suo modo, anche per l’azione di Colui che si è paragonato al seminatore (Mt 13, 37)e ha chiamato il Padre suo l’agricoltore (Gv 15, 1).
Allo Spirito Santo, donato dal Padre e dal Figlio alla Chiesa, affidiamo il percorso pastorale di questi due anni chiedendogli di sostenere la nostra speranza e la nostra fiducia nelle giovani generazioni e di guidare ogni uomo a conoscere la verità onorandola sempre e in tutto con la rettitudine della coscienza e l’onestà della vita.
 + Dante, vescov

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