Mercoledì, 24 aprile 2024 - ore 18.18

Legge stabilità.Dichiarazione di voto della Finocchiaro

| Scritto da Redazione
Legge stabilità.Dichiarazione di voto della Finocchiaro

DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE SU LEGGE DI STABILITA' - 11/11/2011
Sen.ce Anna Finocchiaro.
FINOCCHIARO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho esitato nello scegliere le parole e il tono di questo intervento, perché qui, oggi, e domani alla Camera dei deputati, si chiude un ciclo politico e un ciclo di Governo che ha a lungo dominato l'Italia e che abbiamo a lungo avversato.
Si chiude appunto qui in Parlamento per accadimenti che non sono quelli tante volte evocati (oscuri complotti, trame di nemici infiltrati addirittura nelle istituzioni europee), ma sono quelli, assai più crudi, assai più veri e assai più dolorosi per il Paese, di una crisi economica e finanziaria gravissima, alla quale non si è saputo porre rimedio, e di un'incapacità del Governo, di PdL e Lega, che è stata accompagnata da una perdita di credibilità e di autorevolezza dell'Italia sui mercati finanziari, nelle istituzioni europee e nelle relazioni internazionali: un vero e proprio collasso. Un giudizio senza appello che ha prodotto effetti politici nella maggioranza e che ha determinato le dimissioni del Presidente del Consiglio.
In occasione di un altro voto importante su un altro provvedimento economico, qualche mese fa, parlando da questi banchi, rivolsi un appello ai colleghi della maggioranza invitando a manifestarsi i liberi e i forti. Fosse accaduto avremmo avuto più tempo. Ma così non è stato e questo certo non è più tempo di se, tantomeno di trionfalismi. Non è solo per ragioni di stile, personali, politiche che non offriremo a questa Aula lo spettacolo indecoroso che assistette la caduta del Governo Prodi. (Applausi dai Gruppi PD e IdV): è tempo di pensare all'Italia ed è per tutti tempo di serietà e di responsabilità.
Nella giornata di mercoledì, il drammatico innalzamento del tasso d'interesse dei nostri titoli di Stato, il vertiginoso schizzare in alto dello spread tra questi e i bund tedeschi confinano nel recinto sigillato dell'irripetibile i trasognati commenti del Presidente del Consiglio sull'Italia che va, spende, villeggia, banchetta e non ha preoccupazione alcuna. È stato mercoledì il punto di non ritorno. Per questo (e questo sì, lo rivendichiamo con ogni forza), ancora una volta, e lo sottolineo, abbiamo assunto l'iniziativa di chiudere al più presto, sacrificando le nostre ragioni e le nostre proposte, l'esame parlamentare della legge di stabilità.
Lo abbiamo fatto noi, il Partito Democratico, lo hanno fatto le altre forze di opposizione, perché voi non eravate capaci. Continuavate a titubare, a trastullarvi con possibili ritardi che allontanassero o, addirittura, esorcizzassero lo spettro delle dimissioni. Non avevate né la lucidità, né la forza, e neanche la responsabilità.
Oggi siamo qui con questo testo nel quale c'è qualche primo passo, qualche timido passo verso misure efficaci che tante volte vi abbiamo chiesto e che l'Europa ci chiede.
Ma sono le proposte che vengono da un Governo dimissionario, le soluzioni che hanno i limiti comprensibili di un Governo che non ha avuto la forza di fare il necessario tempestivamente, quando era nel pieno possesso delle proprie funzioni, e oggi abborraccia soluzioni primitive a problemi seri e complessi, dopo avere per anni ignorato o addirittura disprezzato le soluzioni che offrivamo alla discussione sugli identici temi, da quelle relative alle dismissioni e alle liberalizzazioni, a quelle che riguardano i debiti della pubblica amministrazione.
Non c'è ancora una definizione in questa legge della questione dei 20 miliardi che mancano alla delega assistenziale e fiscale, non c'è scelta per il riequilibrio della pressione fiscale in direzione di una più equa redistribuzione della ricchezza, non si investe sulla spending review. Troppo tardi, troppo poco, troppo male! Noi non parteciperemo al voto su questo provvedimento e l'ultimo atto di questo Governo i suoi parlamentari lo approveranno.

«Fate presto», era ieri il titolo cubitale del giornale dell'impresa italiana, e presto dobbiamo fare, cambiando innanzitutto la prospettiva, guardando il Paese dalla parte delle radici - come si dice - e guardando all'Europa, sapendo che ci vorrà uno sforzo molto serio per rimettere in equilibrio l'Italia, ma che tutto il rigore necessario e i sacrifici che non dovremo nascondere devono - ma proprio "devono" - essere temperati dall'equità, dalle ricerca continua della coesione sociale, dallo sblocco della crescita. Equità, coesione sociale e crescita sono le nostre parole dall'inizio di questa legislatura; ora facciamole vivere! È peraltro l'unica strada perché le inevitabili tensioni sociali trovino modo di esprimersi senza esiti distruttivi.
«Non siamo un popolo in decadenza, quali che siano le difficoltà che stiamo affrontando, e la nostra è una società viva che si trasforma, che cerca nuovi equilibri economici e sociali». Sono parole di Aldo Moro del 1964, segnano certamente un'altra fase, ma descrivono lo stesso popolo. Mai a mia memoria, in un momento così difficile e aspro, così viva è apparsa la società italiana; viva nel protagonismo delle forze imprenditoriali, del lavoro, sindacali; viva nelle aspirazioni dei giovani, pur nell'amarezza con cui rappresentano la propria condizione, ma anche nella forza limpida con cui si ostinano a chiedere futuro; viva nella preoccupazione, ma anche nella fatica dei tanti amministratori locali, protagonista nei presidenti di tante Regioni italiane; viva nelle aspirazioni del Mezzogiorno, nella forza delle donne italiane, nella cultura diffusa, nella forza umana degli italiani, nel loro amore per ciò che è bello e per ciò che è ben fatto; viva nell'opera preziosa del volontariato, nel protagonismo sociale ed educativo della Chiesa cattolica.


E la nostra è una forte e salda democrazia. Dobbiamo difenderne princìpi, regole ed istituzioni, restaurandone autorevolezza e credibilità con le riforme che sono necessarie, a cominciare dalla riforma elettorale e dall'abolizione di ciò che travalica il decoro e la dignità delle funzioni pubbliche e diventa privilegio senza ragione. (Applausi dal Gruppo PD). L'attacco sistematico ed irresponsabile a organi costituzionali, a poteri dello Stato, alle istituzioni di garanzia deve cessare; ne prenda il posto la critica esigente, condotta però nel rispetto pieno di funzioni, ruoli, indipendenza. Il valore dell'unità del Paese è tornato a vivere nella coscienza degli italiani di ogni parte. Rispettiamo, coltiviamo con politiche concrete, assecondiamo questo capitale umano, che è capitale anche civile, politico ed economico; ne verranno ricchezza e coesione insperata.

Fuori da questo, l'Italia cesserebbe di essere un grande Paese; resterebbe una provincia. Tutto ciò impone una responsabilità immensa alle classi dirigenti politiche. Non è un esonero da responsabilità; al contrario, è una chiamata a serietà e responsabilità.
L'Europa deve tornare ad essere il nostro riferimento. Noi siamo europei. Per troppo tempo si è ritenuto, da parte di questo Governo, di dover risparmiare le forze che avremmo dovuto investire sull'Europa. Che errore politico tragico! Oggi tutta l'Italia sta sperimentando quale forza e soccorso dall'Europa ci sia venuto e ci stia venendo. Così dobbiamo vederla, sia pure con i problemi, i limiti che tutti chiaramente individuiamo.

Se l'Europa ha ancora dei limiti e se noi soffriamo questi limiti, la responsabilità è anche dell'Italia, che con questo Governo ha rinunciato a seguire la direzione che i Governi di centrosinistra avevano impresso all'integrazione europea. Bisogna riprendere quella strada, senza esitazioni e senza complessi. (Applausi dal Gruppo PD).
Queste sinteticamente e, naturalmente con molte omissioni descritte, sono le condizioni. Il compito è gravoso e difficile, ma noi ci siamo. Se il varco è qui, siamo pronti ad attraversarlo come può farlo una grande forza politica, la più grande del Paese, che ha la responsabilità, la generosità ed il coraggio di mettere il bene dell'Italia prima di se stessa. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI. Congratulazioni).

1212 visite
Petizioni online
Sondaggi online

Articoli della stessa categoria