Sabato, 20 aprile 2024 - ore 14.14

Liguria, il nuovo governatore sottoscriverà l’Accordo sul Clima?

La ventesima conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici si è tenuta a Lima (Perù)

| Scritto da Redazione
Liguria, il nuovo governatore sottoscriverà l’Accordo sul Clima?

Le decisioni prese nella capitale peruviana riguardano anche i liguri, e ancor più il loro prossimo governatore regionale. L’Unione Europea ha riconosciuto la necessità che tutte le nazioni si debbano impegnare con forza, ognuno per la sua parte e le sue possibilità, a contribuire alla riduzione di almeno il 40% di tutte le emissioni di anidride carbonica, entro il 2050. In tal modo, l’aumento di temperatura del nostro pianeta non dovrebbe superare i 2 gradi centigradi, il che comporterà comunque dissestamenti climatici (vedi nubifragi in Liguria) ma almeno potrà evitare il collasso della civiltà, collasso inevitabile se i modelli di produzione e consumo continueranno a essere i soliti, sperimentati e fortemente voluti, negli ultimi sessant’anni.

L’anidride carbonica è il gas che si produce in qualunque combustione (legna, benzina, metano, carbone...) e che, dall’inizio della rivoluzione industriale (fine del Settecento), è in costante aumento nell’atmosfera del nostro pianeta, a causa dei crescenti consumi di energia da fonti fossili. Stati Uniti, Unione Europea, Russia, Australia hanno ratificato l’accordo di Lima. Anche Cina, India, Brasile, Sudafrica hanno aderito, ma con riserva. Contrari gran parte dei Paesi africani e i maggiori produttori di petrolio (Venezuela, Emirati Arabi...). Al momento non c’è nessun obbligo sulle scelte da adottare, ma non c’è nemmeno chi nega che i cambiamenti climatici in atto siano dovuti a fattori umani e che le temperature medie del nostro pianeta stiano aumentando, insieme alla frequenza e intensità di fenomeni meteorici estremi e conseguenti effetti su sicurezza e produzione alimentare. Se vogliamo, la “ricetta” proposta a Lima è semplice: minor consumo di combustibili fossili (in particolare carbone), crescente ricorso alle fonti di energia rinnovabile, maggiore efficenza energetica, scelte per sottrarre l’anidride carbonica all’atmosfera (carbon sink), politiche di adattamento ai cambiamenti climati, al fine di limitarne i danni. A ben vedere, tutto questo dovrebbe essere il programma, l’agenda di lavoro, del prossimo Presidente della Liguria. Senza se e senza ma, in assoluta sintonia con gli accordi definiti a Lima, diventa necessaria la chiusura delle centrali a carbone di Savona, Genova e la Spezia e loro totale riconversione a metano o ancor meglio a biometano, prodotto con la digestione anaerobica degli scarti organici. Anche la rinuncia a realizzare grandi opere di pesante impatto sul territorio, quali la “gronda autostradale” e il “terzo valico”, a favore di mobilità collettiva locale su ferro e di un adeguamento degli attuali valichi a servizio dei porti liguri, potrebbe dare un significativo contributo alla riduzione di gas serra, ma anche a una nuova mobilità, in sintonia con le nuove esigenze.

Se poi la “grande opera” fosse la messa in sicurezza e il recupero e riutilizzo dei 40000 chilometri della “grande muraglia” dei muri a secco dei suoi terrazzamenti che, se utilizzati e ben mantenuti, stanno letteralmente tenendo in piedi i monti liguri, si attuerebbero le necessarie politiche di adattamento ai cambiamenti climatici, indispensabili a mitigare gli effetti negativi delle devastanti “bombe d’acqua” che continueranno a colpire la regione.

La Liguria richiede anche una adeguata politica di gestione dei suoi boschi, oggi in abbandono, con un corretto uso a fini energetici per i paesi non ancora serviti dalla rete di distribuzione del metano, ma ancor più come riserva di carbonio organico utile anche a contrastare il dissesto idrogeologico ed elemento qualificante del paesaggio dell’entroterra ligure. La ristrutturazione del “costruito male”, al fine di migliorarne l’efficenza energetica, con un diffuso utilizzo attivo e passivo dell’energia solare, potrebbe essere la migliore risposta alla crisi dell’edilizia, al miglioramento della qualità dell’aria e al contenimento delle emissioni di gas serra. Infine, se il nuovo governatore della Liguria mettesse al primo posto delle sue scelte una moderna gestione dei materiali post consumo, finalizzato al loro massimo riciclaggio e al riuso, anche tramite il compostaggio, in questo modo, oltre a creare nuove e qualificate opportunità di lavoro, la Liguria potrebbe anche ridurre significativamente le proprie emissioni di gas clima-alteranti.

Siamo in attesa di conoscere i candidati governatori e i loro programmi, ma, nel frattempo, il piano “sblocca Italia” del Governo Renzi non promette proprio niente di buono ed è in pieno contrasto con gli accordi di Lima: trivellazioni in tutta Italia per cavare quel po’ di gas e di petrolio che abbiamo sotto i piedi, inceneritori di rifiuti promossi a opere di interesse strategico, ancora e sempre la crescita e il consumo come bandiera.

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