Giovedì, 25 aprile 2024 - ore 22.01

L’invecchiamento della democrazia|RAR

| Scritto da Redazione
L’invecchiamento della democrazia|RAR

Ci aspetta una campagna elettorale già inquinata dalle previsione di una lotta senza quartiere, dove l’interesse nazionale  servirà solo per poterne parlare. E’ accaduto ciò che molti politologi avevano previsto: l’invecchiamento della democrazia.
E’ da oltre 60 anni che l’Italia gode dei privilegi di un sistema democratico, ma la democrazia non è riuscita a modificarsi al seguito delle evoluzioni sociali, culturali ed economiche. Il sistema che recuperò la nazione dal disastro della seconda guerra mondiale, subì un primo colpo con la scoperta di un sistema che profittava delle riconquistate libertà al solo scopo di monetizzare il potere raggiunto; fu il momento di “mani pulite” quando il sistema dei partiti implose dal suo interno, svelando le manchevolezze di un invecchiamento precoce che provocò un vuoto politico, presto colmato dagli “arrampicatori politici” che attendevano al varco.
Si rivelarono così i nemici della democrazia, capaci di illudere le folle disorientate con promesse che non avrebbero potuto mai essere onorate.
Privi di orientamento culturale, questi nemici della democrazia inventarono un nuovo metodo di governare, consistente nel soddisfare le richieste  che la maggioranza della popolazione esprimeva attraverso sondaggi mirati ma spesso contraddittori, sufficienti, però a garantire maggioranze parlamentari utili al mantenimento del potere.
Iniziò il logoramento delle istituzioni.
 Non emerse nessun o statista, ma solo avventurieri, avidi e privi di scrupoli, con la faccia di bronzo di affermare la loro ansia di servire la nazione, per puro amor patrio; la rapina organizzata ebbe seguito con un popolo ipnotizzato come se un novello pifferaio avesse stordito le coscienze.
L’invecchiamento precoce della democrazia proseguì per quasi venti anni, fino ad arrivare alla fase terminale, provocata da una crisi economica aggravata dalla inconsistenza culturale dei governi gestiti dal peggior nemico della democrazia.
Il resto è cronaca contemporanea.
Il recupero dello spirito democratico divenne possibile con la sostituzione forzata del governo Berlusconi, non tanto per le misure intraprese, quanto per la credibilità della persona Monti che ha favorito un maggior credito morale al governo della nazione.
L’errore di Monti è stato solo quello di aver ceduto ai ricatti di Berlusconi, agitati con la minaccia di far cadere il governo, per cui le misure necessarie non favorirono l’equità, ma si rivolsero  addosso alle classi intermedie e a quelle meno avvantaggiate; ciò ha provocato dissapori  alimentando un crescente  malumore popolare che ha favorito una rivoluzione elettorale, avvantaggiando l’anti-politica “politicante”.
Ovviamente Berlusconi non poteva che profittare della situazione, anche incoraggiato dai sondaggi unilaterali, che davano Monti in costante calo  di consensi, illudendosi di poter cavalcare  il malumore a suo vantaggio; non ha avuto il coraggio di analizzare i  sondaggi sulla sua persona, attribuendo il calo del PdL alla sua assenza; così ha deciso il ritorno con la folle presunzione di rappresentare, lui da solo, tutto quanto era stato perduto dal suo partito/azienda.
Il  risultato ha concretizzato l’ultima follia del cavaliere; le dimissioni di Monti annunciate  per il dopo l’approvazione della legge di stabilità, ha alimentato i timori dei mercati, con crollo della Borsa e aumento dello spread, il tutto provocato dagli insulsi attacchi del cavaliere contro l’euro, contro l’UE, contro la Gewrmania, contro  la magistratura e, infine, contro l’azione di governo di Monti che riuscì a salvare l’Italia dal default nel quale era stata gettata dalla impreparazione economica di Berlusconi, dalla faciloneria, dal pressapochismo del suo governo e dal crollo verticale di ogni valore morale.
Le imminenti elezioni nazionali devono ringiovanire la democrazia, che non può più rimanere statica, ma deve svilupparsi intorno alle esigenze della nazione, trovando  lo spirito innovativo  e rivoluzionario della Resistenza, quando liberali, repubblicani, democrazia cristiana, socialisti e social democratici, con l’equilibrata azione anche del PCI, si ritrovarono insieme per uscire dalla distruzione provocata dal fascismo.
I tempi sono analoghi, il berlusconismo, sotto molti aspetti, è stato peggiore del peggior fascismo, perché non ha avuto la dignità  di mostrare il suo vero volto, ma si è mimetizzato nel buonismo profittando della libertà di stampa, che mai come in questo periodo ha coinciso con la libertà di propagandare se stesso  del padrone dei mezzi di informazione, con i quali ha drogato la liberà di opinione.
In ciò deve svilupparsi la nuova politica democratica, liberale e socialista, per vaccinare definitivamente gli elettori contro la malapianta dell’autoritarismo strisciante di Berlusconi.

Rosario Amico Roxas

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