L’idea geniale comincia a prendere corpo; il PdL non supera il disinteresse degli elettori, per cui occorre smobilitarlo, affidandone le esequie ad Angelino Al Fano che celebrerebbe nello stesso tempo anche la sua giubilazione. All’orizzonte quello che Berlusconi ha definito “il coniglio nel cilindro”, che altro non sarebbe che un ulteriore invenzione politica del cavaliere, pur non provenendo dall’alto di un predellino: “L’Italia che lavora”. Già nel titolo c’è il tentativo di appropriarsi della identità sana degli elettori, monopolizzando quelli che lavorano e relegando all’opposizione quelli che non lavorano; un po’ una copia della prima invenzione “Forza Italia” che si appropriò della ingenua esortazione calcistica pronunciata indistintamente da tutti gli italiani in occasione delle partite di calcio della nazionale.
Ora nasce “ l’Italia che lavora” e come tale meritevole di fiducia, di sostegno, di approvazione, di consenso, contro l’altra parte composta da fannulloni, profittatori, vagabondi, nullafacenti rinchiusi in una lista unica dell’ “Italia che NON lavora”, che poi sarebbe rappresentata dalla stragrande maggioranza degli elettori.
E’ la riproposizione del bipolarismo, fallito con i partiti e rimesso in corsa con le apparenze dei titolo: da una parte “L’Italia che lavora”, dall’altra “L’Italia che NON lavora”; ovviamente il cavaliere riserva a se stesso l’onere e l’onore di rappresentare la prima, anche se ci torna in mente l’esigenza di tale parte della nazione di poter disporre della depenalizzazione del falso in bilancio per poter esercitare il proprio ruolo nel lavoro, insieme a tutta una legislazione ad hoc per favorire la finanza proprio in contrapposizione al lavoro.
Sono gli imprenditori d’assalto che formerebbero lo zoccolo duro del nuovo partito berlusconiano, ma interviene il quotidiano sondaggio che relega la nuova invenzione del cavaliere dentro un misero 4%, al massimo 5%, sconfitto anche dai residui del PdL, precipitato tra l’8% e il 10% ben al di sotto dai protestatari di Grillo.-
Quel che il cavaliere vuole nascondere è la verità che identifica la seconda Italia, quella che NON lavora; vuole nascondere che la mancata attività lavorativa dipende dalle azioni politico-economico-amministrative licenziate proprio dal governo Berlusconi, che ha costretto un governo tecnico, o di salute pubblica, a penalizzare proprio l’Italia che ha sempre lavorato, per sanare una situazione disastrosa, provocata proprio dai favoritismi a questa parte dell’Italia che si improvvisa lavoratrice.
Rosario Amico Roxas