Solo tre settimane fa questi comuni erano proprio in zona rossa. Lo scorso 24 gennaio la Lombardia si era risvegliata “arancione” dopo quasi 3 mesi “rossi”, peraltro in ritardo: ricorderete la polemica tra la regione e il Governo sugli errori nei dati (e lo scambio reciproco di accuse e responsabilità) che erano costati, alla Lombardia, una settimana non necessaria in zona rossa. Dal primo febbraio la regione è invece addirittura gialla, ma le cose cambieranno per i tre comuni. Una scelta, quella delle zone rosse locali, che segue le scelte analoghe fatte in Umbria (in sostanziale lockdown tutta la provincia di Perugia e sei comuni del ternano), Toscana e Abruzzo (in un comune del senese e in uno del teatino). Nelle ultime 24 ore in Lombardia sono stati rilevati 1696 nuovi casi.
I quattro comuni saranno dunque “chiusi” a causa di una nuova impennata nei contagi e dal rilevamento, in particolare, della variante inglese del virus. Ancora prima del provvedimento della Regione, a Castrezzato, il sindaco aveva firmato un’ordinanza che stabiliva nuove restrizioni: nel comune del bresciano si erano registrati, in settimana, 137 casi su 7mila abitanti. A Viggiù, invece, un focolaio era stato scoperto in una scuola elementare: in 50, tra insegnanti e studenti, erano risultati positivi, e nel comune era stato avviato uno screening di massa sui circa 4000 residenti.
Il Dpcm del 29 gennaio ha ribadito ciò che si può fare e no in zona rossa. Fermo il coprifuoco dalle 22 alle 5, è consentito circolare solo per lavoro, salute o necessità. Si può far visita solo una volta al giorno a casa di parenti o amici, nello stesso Comune, in massimo 2 persone più figli minori di 14 anni e persone disabili o non autosufficienti conviventi. Dai comuni fino a 5.000 abitanti sono consentite le visite anche entro i 30 km dai confini con divieto di andare nei capoluoghi di Provincia. È sempre consentito il rientro alla residenza, domicilio o abitazione. I centri commerciali sono chiusi, come negozi e mercati, ma sono ovviamente aperte farmacie, parafarmacie, presidi sanitari e punti vendita di generi alimentari. Rimangono aperte anche tabaccherie, edicole, librerie, vivai e altri punti vendita di beni necessari. Chiusi i centri estetici, ma sono invece aperti barbieri, parrucchieri e lavanderie.
Quanto alle scuole, il Dpcm prevede che per scuole d’infanzia, elementari e prima media la didattica sia in presenza al 100%, a distanza al 100% dalla seconda media in poi. Sono previste deroghe solo restrittive. Le università sono invece chiuse, a parte delle specifiche eccezioni. Quanto al trasporto locale, i mezzi possono riempirsi solo al 50%, ad eccezione del trasporto scolastico dedicato. Devono rimanere chiusi musei, mostre, teatri, cinema, palestre e piscine e centri sportivi, ma è consentita l’attività motoria nei pressi dell’abitazione e l’attività sportiva individuale. Sono sospese le attività di sale scommesse, bingo, sale giochi e slot machine anche in bar e tabaccherie. È sempre vietata la consumazione all’interno di bar e ristoranti, e anche nelle adiacenze. Permesso l’asporto di cibi e bevande da tutti i locali, ma dalle 18 alle 22 solo dai locali con cucina. Non c’è limite alle consegne a domicilio.