Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 13.11

Mario Coppetti Se il prof é sempre fuori tema...

Ci si dovrà abituare! Alla prospettiva che, ogniqualvolta ci si appresti ad approfondire uno dei tanti profili della ricca personalità del professore/maestro, inevitabilmente si va fuori tema.

| Scritto da Redazione
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Non è, ben s’intende, colpa sua; ma, per la ricchezza dei valori e delle virtù sempre sul tavolo, ci si allarga dal nucleo iniziale.

Questa volta, essendo “ Mario Coppetti scultore”, non sarebbero stati ammessi deragliamenti dalla mission principale costituita dalla presentazione della bellissima (in fatto di testi e di supporti iconografici) pubblicazione, che riassume l’apporto di Coppetti alla vita artistica della Cremona, che tanto ama ed a cui tanto ha dato.

Una pubblicazione che si è avvalsa dell’apporto critico di penne prestigiose come quelle di Mina Gregori, di Ferruccio Monterosso, di Vincenzo Vicario, di Mario Monteverdi, di Angelo Rescaglio, di Tiziana Cordani (una, insieme al Sindaco Gianluca Galimberti ed al direttore/giornalista Mario Silla, dei discussants della presentazione del libro avvenuta nella Sala dei Quadri a Palazzo Comunale).

E che ha finito, come peraltro era da attendersi realisticamente considerata la prospettiva da spaziare molto oltre il confine della critica artistica, per offrire ai numerosissimi partecipanti (tra cui il Sen. Luciano Pizzetti) ed alla città di Cremona un profilo molto più articolato e vasto di quello canonico previsto dal pannel dell’evento.

Era stato così quando qualche anno addietro al Teatro dei Filodrammatici, di cui Mario Coppetti è socio, era stato presentato, per lodevole iniziative del presidente Giorgio Mantovani, il dvd dell’intervista di Agostino Melega. Era stato così per le precedenti iniziative di presentazione della vasta produzione editoriale del filone memorialistico dello scultore-educatore-politico Mario Coppetti. Era stato così anche, in occasione del traguardo esistenziale dei cento anni, alla presentazione, sempre a Palazzo Comunale, della mostra antologica della sua produzione artistica.

Ci si deve rassegnare: l’approfondimento della ricca e feconda personalità di Coppetti non va mai per compartimenti stagni. La si affronta, col vantaggio di percepirne il senso generale, nella sua complessità.

Ma poiché lo spunto motivazionale dell’evento era artistico, ne cominceremo la breve cronaca restandovi aderenti. Aggiungiamo, a modo nostro. Sia perché riteniamo di non avere sufficienti fondamentali per un prodotto accettabile; sia perché molto meglio di noi l’hanno fatto i critici e gli uomini di cultura che con il loro prestigioso apporto hanno reso possibile un libro, destinato ad un posto di rilievo nella vita culturale cremonese.

L’Eco del Popolo, sotto tale profilo, non può che privilegiare, fermo restando l’altissimo livello di tutta l’opera, un segmento. Quello con cui il maestro ha dedicato talento artistico e passione civile a suggellare, praticamente all’infinito, l’idealismo, la testimonianza civile, l’aderenza fino al sacrificio estremo della vita delle grandi figure. Che Coppetti, nella sua lunga e tutt’altro che declinante esistenza, ha conosciuto, ha incrociato, é stato in contatto ed ha operato (o semplicemente ne è risultato influenzato, magari per tradizione orale della famiglia).

Insomma intendiamo affermare, in una temperie, come quella attuale, smaniosa di mitigare i grandi slanci e di annullare i rimandi alle grandi e feconde testimonianze, che Coppetti ha “imposto”, con materiali non effimeri quali sono il marmo ed il bronzo, alla comunità il dovere della memoria. Dei grandi ideali universali e permanenti e dei grandi personaggi che li hanno interpretati nel concreto.

Dopo la conferenza di ieri sarebbe impossibile che all’unanimemente celebrato Coppetti possa essere appioppato un profilo indistinto. E’ sempre stato ed è inequivocabilmente socialista ed antifascista; ma non di meno la sua ansia di affidare alla materia durevole ed all’estro artistico la memoria del buon esempio civile, se ha offerto, come logico, ampio spazio ai suoi ideali, non è mai stata esclusiva.

Senza, quindi, distinzione, di credo (in senso religioso e politico) e di quadrante.

Se mi è consentito riassumere, da tale punto di vista, (anche tenendo conto del mezzo secolo di consuetudine e di interessi comuni), il Coppetti dal tratto deciso non ha avuto nemici, che non fossero quelli che intendessero coartare la libertà e la democrazia.

Ha, come hanno ricordato Mario Silla e l’attuale Sindaco, collaborato, molto spesso travalicando le rigide demarcazioni, con spirito fattivo con tutti nell’interesse della Cremona ideale che si era prefissato, probabilmente dalla giovinezza, di veder realizzata.

La sua opera artistica, apprezzatissima, ha un merito aggiuntivo: quello di aver fissato, come abbiamo detto, in una lettura non partisan ed in una scansione temporale durevole, quelle testimonianze civili  che meritano di appartenere ad un pantheon identificativo per le future generazioni.

Chi scrive non ne ha assolutamente merito. Se non quello di aver condiviso con lui la caparbietà dell’imposizione ad un establishment non sempre permeabile all’affermazione delle buone cause.

E siccome il professore, che nella sua lunga esistenza mai snodatasi lungo i red carpets ne ha viste di cose e quindi non può essere definito un remissivo, nelle circostanze summentovate, di fronte a brigante, ha saputo essere brigante e mezzo.

Solo a questa determinazione si deve l’impresa del busto di Leonida Bissolati installato nell’area della casa natale e del “medaglione” di Attilio Boldori collocato sulla facciata del Duemiglia, di cui fu sindaco prima di essere trucidato dalla banda farinacciana.

Più facili furono imprese, diciamo, universalmente accettate; come la bellissima, recente Pietà Laica collocata al tempio dei caduti per la libertà; che ha connotato il 70° della Liberazione.

Spero che l’artista celebrato non se ne abbia a male. Ma non resistiamo all’impulso di violare la riservatezza. A Coppetti si deve, in aggiunta a tutto quanto premesso, anche un merito supplementare di non poca rilevanza. A parte le committenze private, la realizzazione delle sue opere celebrative, destinate comunque ad arricchire, il patrocinio monumentale della città, non comportano oneri per l’erario.

Forse anche questa consapevolezza induce sempre ad esplorare la sua feconda personalità latu senso; in modo che il talento dell’artista, la coerenza del politico, l’alacrità del pubblico amministratore siano lette insieme alla generosità dell’uomo.

Indubbiamente, per chi come noi non intende desistere a tramandare la memoria dei valori e degli ideali del socialismo liberale la percezione della profonda stima che circonda la sua personalità anche sotto tale profilo è decisamente appagante.

e.v.

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