Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 14.57

Marsiglia, la battaglia dell'acqua

| Scritto da Redazione
Marsiglia, la battaglia dell'acqua

Nella città francese le multinazionali si riuniscono nel Forum mondiale. I movimenti hanno inaugurato il meeting alternativo. E lanciano una richiesta: "Il diritto all'acqua deve essere inserito nelle Costituzioni nazionali" DI DINA GALANO.
MARSIGLIA - Pubblico o privato? La domanda se non è mal posta, è sicuramente datata. Ne sembrano consapevoli sia i protagonisti del Forum mondiale dell'acqua in corso a Marsiglia sia gli attivisti che ieri (14 marzo) hanno inaugurato, dall'altra parte della città, il meeting alternativo dei movimenti per l'acqua. “No money, no water”, ha sintetizzato Gérard Payen, presidente di Aquafed, la federazione internazionale degli operatori privati del settore idrico.

I rappresentanti delle grandi multinazionali dell'oro blu riuniti al Forum ufficiale vantano ormai l'appoggio di molte amministrazioni pubbliche, che ben volentieri subappaltano al privato la gestione dei servizi essenziali come l'acqua, sotto il vessillo del risparmio dei costi. Eloquente l'esempio del Senegal, illustrato da Mamadou Dia, direttore generale della pubblica “ Sénégalaise des eaux”. “Soltanto grazie al partenariato pubblico-privato in 15 anni l'accesso ai servizi idrici è aumentato del 120 per cento”, ha dichiarato Dia sottolineando che “l'obiettivo principale resta soddisfare gli utenti”. Così la logica delle liberalizzazioni sta trasformando il pubblico in un alleato dei forti e la domanda iniziale in un'unica contrapposizione: privato o anti-privato?

L'anti-privato, a Marsiglia, è rappresentato dai partecipanti dei Forum alternativo mondiale dell'acqua (Fame). Qui si sta costruendo il dibattito intorno alla ripubblicizzazione del bene acqua in senso partecipativo: i cittadini sono giudicati non solo soggetti determinanti le scelte di governance pubblica ma, soprattutto, come protagonisti di tutte le fasi di gestione e distribuzione della risorsa. Il pubblico si fa controllo condiviso e le disfunzioni vengono portate alla luce.

Per restare in terra d'Africa, è un attivista senegalese a raccontare che “nelle banlieue di Dakar è in corso una vera battaglia per l'acqua. Non si può nemmeno parlare di un problema di accesso al bene, come si continua a dire al Forum ufficiale, perché l'accesso - chiarisce - presuppone che ci sia una disponibilità della risorsa idrica di cui invece è priva la gran parte del Paese”. Secondo Jean Claude Oliva, organizzatore del Fame e presidente del coordinamento “Eau Île-de-France”, “il diritto all'acqua deve essere inserito nelle Costituzioni nazionali. Il consenso popolare che abbiamo visto al referendum italiano o alle consultazioni madrilene sta dimostrando che la gente vuole pronunciarsi massivamente sui beni comuni. È una questione di democrazia di cui gli Stati sono direttamente responsabili”.

Il Vecchio Continente, in questo contesto, è il terreno in cui più si avvertono le scosse che precedono una possibile transizione. E non è un caso che la sesta edizione del World water forum abbia trovato asilo nella Francia della Suez e della Veolia, le due maggiori compagnie dei servizi pubblici le cui azioni sono in parte detenute dallo stesso governo parigino. È l'Europa industrializzata a farla da padrone a Marsiglia nel momento in cui Bruxelles imposta la cura del debito a colpi di misure di austerity e svendite coatte del proprio patrimonio.

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