Sabato, 20 aprile 2024 - ore 09.09

Non praevalebunt.

| Scritto da Redazione
Non praevalebunt.

Ci fu un periodo dell’impero romano quando gli imperatori indicavano il successore, scelto fra i più fidati prosecutori  della precedente politica. L’impero romano non terminò con le invasioni barbariche, che invasioni non furono, ma solo un fenomeno di migrazione alla ricerca di terreni fertili, favorite dall’assenza di un rigoroso controllo ai confini dell’impero.  Sarebbe venuta meno la burocrazia, l’esazione delle tasse, la possibilità di comunicare con il popolo se non avesse ereditato il tutto la sola struttura rimasta in piedi in maniera capillare: la Chiesa cattolica, con i suoi vescovi, gli abati, i conventi, i monaci e i sacerdoti nelle Chiese, che riuscirono a gestire la successione del potere, rinforzandolo sempre più. Una Chiesa che predispose anche le proprie armi di convincimento di massa,  mettendo a punto un disordinato metodo affidato alle gerarchie che culminò nell’Inquisizione.

Gli imperatori  del risorto Sacro Romano Impero necessitavano dell’investitura pontificia per recuperare la propria autorità verso vassalli, valvassori e valvassini, che poteva essere ridimensionata o revocata, bastava una scomunica papale per far perdere all’imperatore il diritto all’obbedienza.

Sembra che la storia si ripeta, proprio a conferma della continuità dell’Impero Romano.

La lotta per le investiture non è mai terminata, perché emerge ogni giorno il dilemma dell’obbedienza: il pubblico amministratore, sia pure di uno Stato che si dichiara fondamentalmente laico, di estrazione cattolica, deve obbedienza al pontefice in quanto cattolico o alla Costituzione in quanto eletto dal popolo non sempre totalmente cattolico ?

Il privilegio di determinare scelte sociali, secondo la visione cattolica, la Chiesa sta dimostrando di non volerla cedere, anche  a costo di trasgredire il dettato di Cristo “A Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”.

Negando l’evidenza delle parole di Cristo ecco che si ingenera una confusione di fondo tra il peccato, amministrato dalla Chiesa,  e il reato, di competenza dello Stato Laico, in quanto si avverte la pretesa di identificare come reato anche ciò che rimane un peccato da trattare nelle sacrestie, mentre taluni ignobili reati come la pedofilia, se commessi da esponenti della religione, si vorrebbe limitare alla sfera del peccato da assolvere con le giaculatorie, evitando il carcere che lo Stato laico prevede per tali reati, nonché i giusti diritti delle vittime.

Da Cardinale Ratzinger esercitò tale confusione con una lettera riservata al clero americano “crimen sollicitazionis”, mentre infuriavano gli scandali dei preti-pedofili (che in realtà erano pedofili-preti, che avevano scelto la via sacerdotale perché la più comoda per favorire i loro vizi !).

Intervenne lo Stato Laico, avocando a sé il diritto di punire i colpevoli  che si voleva mimetizzare, ritenendo che la Chiesa avrebbe preferito gestire tali situazioni senza coinvolgere le autorità civili e restando esclusivamente nell'ambito del diritto canonico, così  la Corte distrettuale di Harris County (Texas) ha indagato e nel gennaio 2005 imputato per "ostruzione alla giustizia" Joseph Ratzinger, per sospetta copertura dei casi di abusi da parte di preti negli Stati Uniti. Tale imputazione è tuttora in vigore, ma Ratzinger non può essere processato poiché è stata accolta dal presidente Bush la sua formale richiesta di immunità in quanto "Capo di Stato in carica".

E con le dimissioni da pontefice e da “capo di Stato in carica” come la mettiamo ?

Appare chiaro che anche l’affermazione, chiara, senza se e senza ma di Cristo “Il mio Regno non è di questo mondo”, non venne tenuta in nessun conto.

Con le sue dimissioni Benedetto XVI ha confessato le sue debolezze, ritenendo che un gesto così eclatante avrebbe neutralizzato l’evolversi degli scandali che hanno travolto il Vaticano, giustificando  l’atteggiamento dei cattolici  credenti e praticanti di cercare nella Fede ciò che veniva negato dalla religione interpretata dall’attuale Vaticano.

L’ipotesi di una “raffica di nomine” nel Concistoro, prima del Conclave, genera più preoccupazioni che speranze, specialmente se rischia di diventare una identificazione perentoria sul successore, nominando cardinali con lo stesso metro con il quale gli imperatori romani indicavano il proprio successore.

Così viene forzata la mano allo Spirito Santo che dovrebbe illuminare i Padri conclavisti, perché possa avverarsi l’antica promessa: “Non praevalebunt”; è quanto si auspica il cattolicesimo dei cattolici, vanificando il cattolicesimo degli atei, diventato di moda, il

Cattolicesimo dei politici, diventato strumento di ricerca dei consensi e il cattolicesimo di Ratzinger…. dimissionario !

 

Rosario Amico Roxas

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