Il Papa: «Musulmani sono nostri fratelli bisogna educare le nuove generazioni per arrivare al rispetto reciproco»
Si risvegliano ansie mai sopite, ma solo distratte; ora si torna a parlare di dialogo cristiano-islamico, creando una confusione di progetti che disorienta, perché manca l’argomento sul quale concentra un possibile dialogo.
Le religioni monoteiste sono tre, vantano la medesima discendenza di Abramo, ma subiscono una frattura verticale, che le divide.
E’ la figura di Cristo, con il suo insegnamento, che, erroneamente viene interpretato come una barriera, della quale servirsi a proprio comodo, per aprire lettere di credito a piacimento, senza una discrezionalità coerente.
Il Vaticano di Benedetto XVI ebbe la grande responsabilità di aver generato una confusione voluta, programmata e sancita con l’autorità del Capo della Chiesa, ma senza l’autorevolezza delle parole di Cristo; ma i dubbi appartengono prevalentemente al popolo dei cristiani.
Dobbiamo chiarirci le idee nel nostro interno prima di affrontare l’ipotesi di un dialogo, perché ne usciremmo molto male; specialmente un dialogo con i musulmani, perché nei tempi più importanti ne usciremmo pesantemente maltrattati.
Argomenti come La Pace, la guerra, i Sacramenti e i pilastri dell’Islam, le fonti della religione, e le supposte “ radici cristiane dell’Occidente !!!”, sono tali da zittirci, specie se dovessimo fare riferimento alla “teologia intellettuale” di Benedetto XVI.
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Intanto mi tocca escludere dall’ipotesi di un dialogo il mondo ebreo; e ciò mi duole, perché li considero fratelli semiti, ma si sono fatti Stato, lo Stato sionista di Israele, nazionalista, guerrafondaio, avamposto militare armato dell’Occidente aggressivo, ritornando al loro antico vezzo di allearsi con i più forti.
Se non facciamo una netta distinzione tra sionisti ed ebrei , specialmente in campo religioso, non caveremmo mai un ragno del buco.
Ma rimane la presenza inquietante di Cristo a tenerci separati, mentre tale presenza ci unisce al mondo musulmano.
Noi cristiani crediamo in Cristo nella sua duplice natura umana e divina, ma non riusciamo e non riusciremo mai a fornire una spiegazione razionale, ma solo in forza della Fede. Ci impongono dottrine semantiche, teorie analogiche e anagogiche, letture esegetiche, la storicizzazione della divinità di Gesù, ma rimane il mistero che non penetra nella nostra intelligenza, ma nella nostra coscienza e si fa Fede.
Per cui crediamo in Cristo con Fede ma non con intelligenza.
I musulmani hanno bisogno di capire, per questo l’Islam non impone dogmi, né impone una gerarchia religiosa che si fa da tramite tra Dio e l’Uomo.
Non capiscono e non potrebbero mai capire l’adesione ad un dogma sancito da un uomo ex cattedra, o da tanti uomini riuniti in Concilio.
Da qui la loro venerazione per Gesù con intelligenza, ma non con Fede.
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Non possiamo smettere di interrogarci sul nostro “Chi siamo ?”, perché rischiamo che la domanda possa tramutarsi in “Chi crediamo di essere ?”
Continuiamo a sancire formule, come se la Fede possa mai essere racchiusa nelle parole di un qualunque uomo (Ma voi non fatevi chiamare Rabbi, perché siete tutti fratelli).
E’ emersa una tensione che partì dal Vaticano di Ratzinger, che avrebbe voluto forzare un avvicinamento allo Stato Sionista di Israele, più che al mondo giudaico ebreo che Giovanni Paolo II ipotizzò come “nostri fratelli maggiori); ma questo potè farlo il Vaticano in quanto Stato città del Vaticano, ma non certo come Stella polare del cristianesimo; questo ruolo, conPapa Francesco, non è più universalmente riconosciuto (Dice Papa Francesco: “Chi sono io per giudicare il mondo gay ?”, quel “Chi sono Io” racchiude l’intero spirito del cristianesimo, così ogni cristiano cerca dentro la propria coscienza la sua Stella polare: “In interiore homine habitat veritas. Noli foras ire, in te ipsum redi."
Commento inviato il 12-08-2013 alle 12:28 da rosarioamicoroxas
