LE ORGANIZZAZIONI NAZIONALI E I NETWORK INTERNAZIONALI DI SPORTPERTUTTI CHIEDONO UNA NUOVA ATTENZIONE ALLA POLITICA E AI GOVERNI. Intervista a C. Balestri
Le molteplici organizzazioni di sport sociale e per tutti dei vari paesi si sono ritrovate a Parigi dal 19 al 21 ottobre in occasione del Congresso Move 2011, organizzato dall’associazione internazionale ISCA-International Sport and Culture Association. Una sorta di Forum sportivo mondiale dal quale è emersa una fotografia d’insieme con alcuni aspetti caratterizzanti che, rispetto al passato, diventano sempre più nitidi. Si è parlato dell’importanza di rafforzare le politiche sociali orientate allo sport, degli stili di vita attivi, dell’obesità come malattia del nostro tempo, della prevenzione e della salute dei cittadini. Si tratta di problemi drammaticamente attuali? Oppure si tratta di temi intellettualistici e distaccati dalla realtà? Visto anche il contesto internazionale in ebollizione e la crisi economica in cima all’agenda politica mondiale? Lo abbiamo chiesto a Carlo Balestri, responsabile internazionale Uisp, presente ai lavori di Parigi.
“Il fermento e la vitalità dei movimenti in nord Africa e i problemi della crisi sono stati ben presenti nell’analisi e nelle riflessioni di molti interventi - dice Balestri - Paradossalmente anche lo sport può essere una parte del problema e per questo conviene starci e impegnarsi, con la storia e i valori dei quali l’Uisp è portatrice. Nello sport stanno esplodendo contraddizioni antiche: da una parte un vertice campionistico che risucchia tutte le risorse e rischia di narcotizzare l’opinione pubblica. Dall’altra c’è lo sport sociale e per tutti che in ogni angolo del mondo cerca di responsabilizzare i governi sui problemi della salute, del movimento, delle relazioni sociali, dell’integrazione. Questa è la partita che si sta giocando a livello europeo e mondiale: non si tratta di temi lontani dalla realtà sociale, tutto il contrario".
"A Parigi, ad esempio, è intervenuta la consigliera di Michelle Obama sui problemi della nutrizione, salute e fitness, la statunitense Shellie Pfohl, che ha presentato la campagna contro l’obesità infantile “Let’s move”. C’è una sinergia stretta tra parte nutritiva e stili di vita attivi, per contrastare lo stile fast food che che le multinazionali stanno imonendo da tempo negli Usa e nel mondo. Chi ne pagherà i costi se non il sistema sanitario? Quando si toccano questi interessi si scopre che anche negli Stati Uniti i budget sono molto risicati per affrontare un fenomeno particolarmente grave. Gli stanziamenti pubblici sono residuali rispetto a quelli che girano nel mondo sportivo professionistico e nelle grandi squadre di basket, hockey e football americano. Il presidente di Isca, il danese Mogens, ha spiegato con una metafora il problema, che è sul tavolo in tutto il mondo. Prendiamo come esempio una chiesa, c’è un campanile che costa molto ma riguarda pochissimi, tutto i l resto, tetto e basamento, sostiene il peso del campanile perché è formato da milioni di cittadini che non hanno in cambio nulla, né risorse, né attenzione dalle politiche pubbliche. Però i governi sanno benissimo che più è popolata la base di questa costruzione, più si risparmiano risorse in salute, prevenzione, inclusione e per aumentare la convivenza nei quartieri. I conti non tornano, è evidente. L’idea della funzione sociale dello sport è quella maggiormente condivisa tra le associazioni”.
“Quella che è stata definita la primavera del Mediterraneo prosegue sia in Tunisia, sia in Libia, ma anche in Siria e in Yemen si sono accesi i riflettori – prosegue Balestri - Se ci spostiamo un po’ più verso Oriente c’è anche la situazione iraniana in movimento. Grandi spinte dal basso che hanno rimesso in discussione i regimi. Il fenomeno va letto nel suo complesso e le organizzazioni di sport sociale e di cooperazione attraverso lo sport fanno parte di questi movimenti che chiedono democrazia, partecipazione e spazi di libertà. Non potrebbe essere altrimenti, siamo portatori di questo tipo di cultura. Al di là degli sviluppi, che vanno seguiti con attenzione, va registrato positivamente uno iato tra sottomissione del passato e la richiesta di partecipazione del presente. La società civile si muove. Tutto ciò avviene in presenza di una forte crisi economica, ovunque. Anche nel nostro paese la società civile si muove, ci sono stimoli e sintomi positivi di partecipazione alla vita pubblica, dal basso. Ci sono i movimenti civici, quelli per i beni pubblici e per l’acqua, idee e proposte che cercano ed hanno la voglia di provare a cambiare lo stato di cose di fronte alla crisi. Cittadini che chiedono di riprendere la parola e di contare. Questo è l'aspetto più vitale e vivace della situazione che stiamo vivendo, anche nello sport e attraverso lo sport”.
(I.M.)
fonte: Uisp