Mercoledì, 08 maggio 2024 - ore 04.34

PD.Le difficoltà dei partiti nel raccogliere la partecipazione|A.Virgilio

| Scritto da Redazione
PD.Le difficoltà dei partiti nel raccogliere la partecipazione|A.Virgilio

Qualche tempo fa Luciano Violante sottolineava come i partiti avessero smesso di favorire  relazioni permanenti con registri, scrittori, artisti, economisti e altri professionisti del lavoro intellettuale.
Oggi questa carenza si cerca di superarla con la vetrina di eventi e convocazioni una tantum, ma naturalmente non basta e il risultato è quello di soggetti politici spesso compressi nella quotidianità della loro dinamica interna.

In questo limite vedo anche la difficoltà nel raccogliere la partecipazione delle nuove generazioni, molto proiettate sul fare, sulla competenza concreta e creativa per nulla affascinati dalla retorica partecipativa.
Per queste ragioni occorre porsi l’obiettivo di ricostruire il ruolo dei partiti, rendendoli meno autoreferenziali e non riducendoli a semplici osservatori dell’esistente.
Ma da dove si parte, da un presidio in più? Da qualche campagna strumentale? Dall’assemblearismo sempre tuttavia limitato alle stesse persone? Dalla rendita di relazioni consolidate dei vecchi partiti di massa? Bastano le primarie (strumento importante per la democrazia dei partiti) a fornire un surplus di merito? Basta il candidato della società civile?

Credo di no, oggi i partiti devono tornare ad avere un approccio strategico, devono accantonare quella contrapposizione permanente tra Maggioranza e Minoranza perché agisce solo sulla pancia delle persone e non è in grado di attirare quei profili (penso soprattutto alle competenze delle nuove generazioni) più lungimiranti spesso restii al pregiudizio e al gioco delle parti.
Ricordiamoci che i più grandi partiti popolari erano quelli che garantivano apertura alle competenze e disprezzo verso la banalizzazione e l’omologazione,  con la conseguente costruzione di politiche pubbliche concrete e organiche e con la capacità di conseguire con gli avversari compromessi alti e non piccole contingenti mediazioni.
Fare politica deve poter significare qualcosa, deve configurarsi con una fisionomia specifica , una prassi, uno stile, un’eleganza nei comportamenti che rende il clima produttivo e fecondo.
Quello che serve oggi è una riflessione calibrata sui tempi del territorio, sui tempi della nazione e non sui tempi della comunicazione pubblica.

In questi anni l’evento più grande non è stata la crisi economica, ma lo sviluppo di grandi paesi, la più grande uscita di massa da una condizione di povertà nella storia, basta pensare che ogni anno in Cina e in India la classe media aumenta di cinquanta milioni di cittadini, o che molti paesi africani presentano un tasso di crescita superore al quattro per cento.
Si apre pertanto un periodo difficile anche per l’Europa, con un sistema internazionale costruito dopo la seconda guerra mondiale che sarà, fra qualche anno, completamente stravolto.
Si apre una sfida per i singoli territori che dovranno decidere se subire i processi o gestirli senza rassegnarsi.

All’interno di un territorio il compito di una forza politica non può ridursi a semplice comparsa, un partito, proprio per il ruolo che esercita, deve essere il traino di una classe dirigente allargata, non si tratta di ripristinare vecchi legami e antiche egemonie, oggi i soggetti politici sono molto più snelli ed elastici, si tratta invece di riscoprire come, in una reciproca autonomia, coloro che hanno responsabilità politiche e coloro che detengono ruoli strategici possono collaborare e dialogare nell’interesse di una comunità.
Spesso nei territori si pone l’esigenza di sostenere il protagonismo insufficiente delle forze economiche, sociali e finanziarie, la  funzione della politica non può essere supplementare ma deve essere in grado di coagulare, di far crescere e di dare spazio a soggettività nuove.
Non lasciamo soli i fermenti che si muovono dentro a un territorio, confrontiamoci, relazioniamoci con loro, rispettiamo la loro autonomia ma garantiamo la nostra attenzione, oggi la società è frammentata, costruiamo legami e connessioni fra tutto ciò che può essere talento e potenzialità.

Credo sia necessario ripristinare quello che è il sistema nervoso di una società, che consiste in una rete di relazioni fra forze politiche, istituzioni, organi di governo, associazioni, soggetti privati, in questi ultimi anni hanno prevalso due linee di tendenza, una concezione carismatica del potere e una concezione immatura del bipolarismo, i partiti hanno parlato fra di loro solo attraverso slogan e luoghi comuni. Una democrazia si regge sul rispetto, sul confronto responsabile, sulla corretta funzionalità degli organi di governo, il contributo dei partiti deve aspirare a qualcosa che oltrepassi la mera provocazione.

Andrea Virgilio
(capogruppo PD in Consiglio Provinciale)

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