Venerdì, 29 marzo 2024 - ore 12.26

Pianeta Migranti. I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia.

Lettera aperta di Medici Senza Frontiere agli Stati membri e alle Istituzioni dell’Unione Europea

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia. Pianeta Migranti. I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia. Pianeta Migranti. I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia. Pianeta Migranti. I governi europei alimentano il business della sofferenza in Libia.

“Caro Presidente Gentiloni, il dramma che migranti e rifugiati stanno vivendo in Libia dovrebbe scioccare la coscienza collettiva dei cittadini e dei leader dell’Europa. Accecati dall’obiettivo di tenere le persone fuori dall’Europa, le politiche e i finanziamenti europei stanno contribuendo a fermare i barconi in partenza dalla Libia, ma in questo modo non fanno che alimentare un sistema criminale di abusi. La detenzione di migranti e rifugiati in Libia è vergognosa. Dobbiamo avere il coraggio di chiamarla per quello che realmente è: un’attività fiorente che lucra su rapimenti, torture ed estorsioni. E i governi europei hanno scelto di trattenere le persone in questa situazione. Ma è inaccettabile bloccarle lì, così come è inaccettabile rimandarle in Libia. Medici Senza Frontiere (MSF) ha assistito le persone nei centri di detenzione di Tripoli per più di un anno e ha visto con i propri occhi questo schema di detenzione arbitraria, estorsioni, abusi fisici e privazione dei servizi di base che uomini, donne e bambini subiscono in questi centri. E sappiamo peraltro che questi centri ufficiali non sono che la punta dell’iceberg. Le persone sono trattate come merci da sfruttare. Ammassate in stanze buie e sudicie, prive di ventilazione, costrette a vivere una sopra l’altra. Gli uomini ci hanno raccontato come a gruppi siano costretti a correre nudi nel cortile finché collassano esausti. Le donne vengono violentate e poi obbligate a chiamare le proprie famiglie e chiedere soldi per essere liberate. Tutte le persone che abbiamo incontrato avevano le lacrime agli occhi e continuavano ripetutamente a chiedere di uscire da lì. La loro disperazione è sconvolgente. La riduzione delle partenze dalle coste libiche è stata celebrata come un successo nel prevenire le morti in mare e combattere le reti di trafficanti. Ma sappiamo bene quello che sta accadendo in Libia. Ecco perché questa celebrazione è nella migliore delle ipotesi pura ipocrisia o, nella peggiore, cinica complicità con il business criminale che riduce gli esseri umani a mercanzia nelle mani dei trafficanti. Le persone intrappolate in queste ben note condizioni da incubo hanno disperato bisogno di una via di uscita. Devono poter accedere a protezione, asilo e quando possibile a migliori procedure di rimpatrio volontario. Hanno bisogno di un’uscita di emergenza verso la sicurezza, attraverso canali sicuri e legali. Oggi solo una piccola parte di quelle persone vi ha avuto accesso. Bisogna fermare subito la terribile violenza perpetrata contro queste persone. Bisogna assicurare un rispetto basilare per i loro diritti umani, tra cui un adeguato accesso a cibo, acqua e cure mediche. Nonostante i governi abbiano dichiarato la necessità di migliorare le attuali condizioni delle persone, i risultati sono ancora lontani dall’arrivare. Invece di affrontare le drammatiche conseguenze provocate dalle loro stesse scelte, i politici si sono nascosti dietro attacchi pretestuosi contro le organizzazioni e gli individui impegnati ad aiutare migranti e rifugiati in grave difficoltà.

Durante le nostre operazioni di ricerca e soccorso in mare, svolte sotto il prezioso coordinamento della Guardia Costiera e con la collaborazione delle autorità italiane, abbiamo subito attacchi, anche con armi da fuoco, da parte della Guardia Costiera libica finanziata e addestrata dall’Europa. E per mesi siamo stati oggetto di pesanti accuse di complicità con i trafficanti. Ma chi è davvero complice dei trafficanti: chi cerca di salvare vite umane oppure chi consente che le persone vengano trattate come merci da cui trarre profitto? La Libia è solo l’esempio più recente ed estremo di politiche migratorie europee che da diversi anni hanno come principale obiettivo quello di allontanare le persone dalla nostra vista. L’accordo UE-Turchia del 2016 e tutte le atrocità che abbiamo visto in Grecia, Francia, nei Balcani e altrove ancora indicano una prospettiva sempre più definita, fatta di frontiere chiuse e respingimenti. Tutto questo toglie qualunque alternativa alle persone che cercano modi sicuri e legali di raggiungere l’Europa e le spinge sempre più in quelle reti di trafficanti che i leader europei dichiarano insistentemente di voler smantellare. Vie legali e sicure perché le persone possano raggiungere paesi sicuri sono l’unico modo per proteggere i diritti delle persone in fuga, assicurare un controllo legale delle frontiere europee e rimuovere quei perversi incentivi che consentono ai trafficanti di prosperare. Non possiamo dire che non sapevamo quello che stava accadendo. Non possiamo continuare a tollerare questo vergognoso accanimento sulla miseria e la sofferenza delle persone intrappolate in Libia. Presidente Gentiloni, permettere che esseri umani siano destinati a subire stupri, torture e schiavitù è davvero il prezzo che, per fermare i flussi, i governi europei sono disposti a pagare? “

Joanne Liu Presidente Internazionale MSF

 

 

 

2085 visite

Articoli correlati

Petizioni online
Sondaggi online