Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 21.16

Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie.

Piove sul bagnato perché le vittime sono sempre le stesse nel corso della storia. Al tempo del fascismo li abbiamo colonizzati con guerre devastanti per cercarci “il posto al sole”. Oggi, li sgomberiamo con le cariche della polizia anche se hanno lo status di rifugiato e il diritto all’accoglienza e alla protezione.

| Scritto da Redazione
Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie. Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie. Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie. Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie.

Pianeta Migranti. Roma, etiopi ed eritrei cacciati nelle periferie.

Piove sul bagnato perché le vittime sono sempre le stesse nel corso della storia.  Al tempo del fascismo li abbiamo colonizzati con guerre devastanti per cercarci “il posto al sole”. Oggi, li sgomberiamo con le cariche della polizia anche se hanno lo status di rifugiato e il diritto all’accoglienza e alla protezione.

“Eppure etiopi ed eritrei avrebbero più di una ragione per chiedere – loro a noi – non uno straccio di permesso per stare sul nostro territorio, ma un indennizzo storico.

L’ Eritrea è una creazione italiana, è stata la nostra prima colonia e abbiamo mandato migliaia di ascari eritrei a morire in battaglia per le nostre conquiste coloniali.

In Etiopia, ci siamo macchiati di una delle peggiori nefandezze belliche di tutti i tempi, un primato italiano: l’abbiamo conquistata con i gas nervini e per controllarla abbiamo compiuto a ripetizione vergognosi massacri.

Poi finito il colonialismo abbiamo mantenuto al potere, in quei paesi, dittatori impresentabili, ma che ci concedevano le loro basi, che facevano da bastione contro l’islamismo per conto nostro, che consentivano di fare lavorare le nostre grandi imprese.

Non c’è da stupirsi se migliaia di giovani hanno voluto fuggire da quei paesi. Eppure noi, che siamo una delle fonti dei loro guai, non li abbiamo accolti. Basta ricordare un naufragio simbolo, quello del 3 novembre 2013 quando 300 migranti morirono inghiottiti dal mare vicino a Lampedusa. Erano tutti eritrei. E prima e dopo, in mare, ne sono morti ancora tanti.” Questo il commento di Raffaele Masto, africanista.

Save the Children ha raccolto molte testimonianze sui migranti provienenti dall’Eritrea. Sono soprattutto i ragazzi giovani a fuggire perché l’attuale dittatore Aferwrki - accusato dall’Onu di crimini contro l’umanità e di violazione dei diritti umani - li obbliga al servizio militare permanente.

Una delle rotte seguite passa dall'Etiopia, ma per arrivarci ci sono due grosse difficoltà: raggiungere a piedi e in modo indipendente la regione del Tigrai, a nord-ovest dell'Eritrea, e da qui contattare i trafficanti per attraversare il confine dove la situazione è molto pericolosa. I militari che lo presidiano sparano e uccidono chi tenta la fuga.

Al di là del confine, si viene presi in consegna dai militari etiopi che raccolgono i profughi in diversi campi. Quando si riesce ad allontanarsi da questi campi magari "pagando" (2-300 dollari) bisogna raggiungere il confine del Sudan.

Per attraversare la frontiera tra l'Etiopia e il Sudan si devono pagare fino a 500 dollari e superare il grande fiume Tacazzé che i trafficanti fanno attraversare a piedi o utilizzando mucche o cammelli.

Il percorso sudanese poi, è pericolosissimo per la presenza della tribù nomade islamica dei "Rashaida", che si arricchisce proprio sequestrando i migranti eritrei e chiedendone poi il riscatto.

Quando arrivano in Libia, i trafficanti li rinchiudono in carceri da cui vengono liberati solo a fronte del pagamento o di lavoro schiavo. L’unica speranza è di racimolare soldi sufficienti per essere spinti su una carretta del mare a rischio della propria vita. In questa tragica odissea molti eritrei muoiono, per le torture e le violenze di diverso genere che sono costretti a subire.

Poi capita che, se miracolosamente arrivano in Italia, se per grazia ricevuta ottengono il diritto di asilo, vengono caricati con forza dalla polizia e cacciati ai margini della città.

Perché per loro non esiste mai un barlume di diritto umanitario? Tocca a noi italiani spezzare questa catena di oppressione che risale al tempo coloniale. La storia chiede giustizia e verità. Oggi, i loro diritti sono i nostri doveri.

 

 

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