Pianeta Migranti. Nel 2024 l’Algeria ha espulso oltre 31 mila migranti nel deserto
Sono aumentate le espulsioni In Niger; sono calati gli arrivi alle frontiere europee e mons. Perego critica la politica migratoria di Meloni.
“Almeno 31.404 persone sono state espulse dall’Algeria verso il confine con il Niger nel corso del 2024”. Lo ha dichiarato l’ong Alarme Phone Sahara in un comunicato stampa. E’ un dato molto superiore a quello del 2023. Le espulsioni sono spesso descritte come brutali dalla ong, così che le autorità del Niger hanno convocato l’ambasciatore algerino per denunciare la violenza delle deportazioni aprendo così una crisi diplomatica con l’Algeria.
Diverse ong, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF) denunciano, da anni, i trattamenti disumani di Algeri. Secondo le testimonianze raccolte, le persone senza documenti validi, vengono dapprima arrestate durante razzie della polizia, sia per strada che nelle loro abitazioni, spesso con l’ uso della forza. Vengono poi portate in centri di espulsione per giorni, settimane, a volte anche mesi. Infine i poliziotti le ammucchiano su pullman o camion per poi depositarle al cosiddetto “punto zero”, nel deserto, in mezzo al nulla, senza acqua, cibo né riparo.
Frontex e il calo degli arrivi
Il 14 gennaio gennaio, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) ha rilasciato i dati degli attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Unione Europea nel 2024 che rivelano un calo del 38%, il più basso dal 2021, quando la pandemia aveva ridotto le partenze. Frontex ha dichiarato che il calo è stato determinato da una riduzione del 59% delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia. Ne ha approfittato la presidente del consiglio Giorgia Meloni per intestarsi questo “successo” frutto a, a suo dire, degli accordi con i paesi di origine dei migranti, come la Tunisia e la Libia, che hanno bloccato i migranti e la creazione di hub migratori in paesi terzi per l’esame delle domande di asilo all’esterno. Si è dimenticata certamente dell’esperienza, per ora fallimentare, dei centri di accoglienza per migranti in Albania costati 800 milioni di euro.
La critica di mons. Perego
Sulla politica migratoria del governo Meloni è intervenuto ancora una volta mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes della CEI. In un editoriale pubblicato da Migranti Press, si chiede se «la cooperazione internazionale realizzata dal nostro paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva le caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, “senza fini di speculazione privata” ». E si chiede «quale valore aggiunto possano avere le poche risorse messe a disposizione. Si parla di 600 milioni di euro per il 2025, a fronte di un continente che necessiterebbe di 500 miliardi di dollari, per garantire accesso all’energia a tutta la popolazione, e di 438 miliardi di dollari per investimenti entro il 2030».
La sua posizione è che «se le politiche sull’immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei paesi d’origine».
Pianeta Migranti. Nel 2024 l’Algeria ha espulso oltre 31 mila migranti nel deserto
Sono aumentate le espulsioni In Niger; sono calati gli arrivi alle frontiere europee e mons. Perego critica la politica migratoria di Meloni.
“Almeno 31.404 persone sono state espulse dall’Algeria verso il confine con il Niger nel corso del 2024”. Lo ha dichiarato l’ong Alarme Phone Sahara in un comunicato stampa. E’ un dato molto superiore a quello del 2023. Le espulsioni sono spesso descritte come brutali dalla ong, così che le autorità del Niger hanno convocato l’ambasciatore algerino per denunciare la violenza delle deportazioni aprendo così una crisi diplomatica con l’Algeria.
Diverse ong, tra cui Medici Senza Frontiere (MSF) denunciano, da anni, i trattamenti disumani di Algeri. Secondo le testimonianze raccolte, le persone senza documenti validi, vengono dapprima arrestate durante razzie della polizia, sia per strada che nelle loro abitazioni, spesso con l’ uso della forza. Vengono poi portate in centri di espulsione per giorni, settimane, a volte anche mesi. Infine i poliziotti le ammucchiano su pullman o camion per poi depositarle al cosiddetto “punto zero”, nel deserto, in mezzo al nulla, senza acqua, cibo né riparo.
Frontex e il calo degli arrivi
Il 14 gennaio gennaio, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) ha rilasciato i dati degli attraversamenti irregolari delle frontiere dell’Unione Europea nel 2024 che rivelano un calo del 38%, il più basso dal 2021, quando la pandemia aveva ridotto le partenze. Frontex ha dichiarato che il calo è stato determinato da una riduzione del 59% delle partenze dalla Tunisia e dalla Libia. Ne ha approfittato la presidente del consiglio Giorgia Meloni per intestarsi questo “successo” frutto a, a suo dire, degli accordi con i paesi di origine dei migranti, come la Tunisia e la Libia, che hanno bloccato i migranti e la creazione di hub migratori in paesi terzi per l’esame delle domande di asilo all’esterno. Si è dimenticata certamente dell’esperienza, per ora fallimentare, dei centri di accoglienza per migranti in Albania costati 800 milioni di euro.
La critica di mons. Perego
Sulla politica migratoria del governo Meloni è intervenuto ancora una volta mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes della CEI. In un editoriale pubblicato da Migranti Press, si chiede se «la cooperazione internazionale realizzata dal nostro paese con il nuovo Piano Mattei/Meloni in nove paesi africani (Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, Costa d’Avorio, Mozambico, Repubblica del Congo, Etiopia e Kenya) conserva le caratteristiche di funzione sociale, di mutuo aiuto, cioè di collaborazione alla pari, “senza fini di speculazione privata” ». E si chiede «quale valore aggiunto possano avere le poche risorse messe a disposizione. Si parla di 600 milioni di euro per il 2025, a fronte di un continente che necessiterebbe di 500 miliardi di dollari, per garantire accesso all’energia a tutta la popolazione, e di 438 miliardi di dollari per investimenti entro il 2030».
La sua posizione è che «se le politiche sull’immigrazione e le politiche sulla cooperazione non camminano insieme, contrapponendo il diritto di migrare con il diritto di rimanere nella propria terra e non tutelando entrambi, si annullano, aggravando la situazione dei migranti e dei paesi d’origine».