(CR) Pianeta Migranti. Un altro no di Meloni alla cittadinanza ai minori stranieri
Ha chiuso all'ipotesi di cambiare la legge del 1992 sulla cittadinanza. Nessun segnale a centinaia di migliaia di ragazzi stranieri nati e cresciuti in Italia. Resta la possibilità del referendum
Durante l’ultima conferenza stampa il cronista di Avvenire che ha posto alla presidente Meloni una domanda sulla cittadinanza ai ragazzi stranieri nati e cresciuti in Italia ha ricevuto dalla premier questa risposta: “Sono convinta che quella italiana sia un’ottima legge sulla cittadinanza. Continuo a ritenere che c’è una ragione per la quale lo ius soli e lo ius scholae non siano così diffusi nel mondo. È perché la cittadinanza di un minore è di solito collegata a quella della famiglia”. E quindi la modifica della legge sulla cittadinanza non è una priorità del suo governo.
“Va affrontato invece - precisa Meloni - il tema sui tempi per ottenere effettivamente la cittadinanza una volta che hai diritto di averla. Avevo già chiesto di affrontarlo per capire come possiamo risolverlo. È un segnale che va dato”.
Ha rigettato quindi lo ius scholae, Ius culturae e, pure lo Ius Italiae, la proposta di Forza Italia avanzata dal vicepremier Antonio Tajani con tanta determinazione politica. Ma Forza Italia ha incassato il no di Meloni senza reagire. Eppure, nella domanda posta dal cronista di Avvenire, sono stati ricordati i 600 mila “italiani di fatto” che attendono di diventarlo anche nella forma. Per questi, le principali associazioni della società civile, con molteplici iniziative, hanno chiesto un segnale forte, non che anticipi le tappe, ma che semplicemente ratifichi un’integrazione già avvenuta nei banchi di scuola, sui campi di calcio, sulle piste di atletiche, negli oratori. Inoltre il dibattito sulla cittadinanza ai ragazzi minori è molto vivo nel tessuto sociale del Paese.
Il «no» della premier riaccende, per contrasto, i riflettori sull’iniziativa referendaria: il quesito di +Europa propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana e, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Il referendum, a settembre, ha avuto un boom di adesioni online. Se si andasse alla consultazione, il confronto bypasserebbe il Parlamento e risulterebbe inevitabilmente polarizzato. Ma la premier non ha dato disponibilità ad evitare questo scenario.