Pianeta Migranti. Perché votare Sì ai referendum sul lavoro fa bene a tutti
L’8 e 9 giugno abbiamo un’occasione preziosa. Possiamo scegliere che tipo di lavoro vogliamo in questo Paese.
Due referendum ci chiamano a dire la nostra su diritti fondamentali di chi lavora.
Il primo punta a cancellare una norma ingiusta, quella che oggi rende quasi impossibile essere reintegrati dopo un licenziamento senza motivo.
Il secondo vuole rimettere dei paletti all’uso selvaggio dei contratti a termine: oggi si può assumere una persona “a tempo” senza nemmeno spiegare perché.
Forse qualcuno pensa che siano questioni per addetti ai lavori, per precari, per migranti.
Ma non è così.
Questi referendum riguardano tutti noi.
Perché quando si toglie un diritto a qualcuno, si apre la porta per toglierlo a tutti.
E quando il lavoro è precario, anche la vita diventa fragile, incerta.
I più colpiti? I lavoratori migranti.
Quelli che ogni giorno mandano avanti i campi, i cantieri, i magazzini.
Lavorano duro, vengono pagati meno, trattati peggio. Spesso sono ricattabili, senza tutele e senza cittadinanza.
Accettare che qualcuno lavori senza diritti significa mettere a rischio i diritti di tutti.
Pensiamoci bene:
Se puoi essere licenziato senza motivo, che libertà hai davvero sul posto di lavoro?
Puoi parlare? Puoi rifiutarti di fare straordinari non pagati? Puoi dire no a condizioni pericolose?
E se le aziende possono assumerti senza una ragione chiara, con contratti a scadenza, cosa succede?
Succede che non puoi fare progetti. Non ti compri una casa, non metti su famiglia, non accendi un mutuo, magari nemmeno una bici a rate.
La precarietà personale diventa precarietà collettiva.
Colpisce l’economia, la sanità, le pensioni. E soprattutto, il nostro senso di fiducia nel futuro.
Votare Sì ai referendum non è un favore a una categoria.
È un atto di giustizia. È un investimento sul futuro di tutti.
Per i giovani che sognano un lavoro stabile.
Per chi già lavora e vuole più sicurezza.
Per chi è in pensione e spera in un futuro migliore per figli e nipoti.
Per chi, come tanti migranti, lavora da anni accanto a noi ma viene ancora trattato come un estraneo.
L’8 e 9 giugno votare Sì è un gesto concreto.
Di responsabilità, ma anche di speranza.
È dire insieme:
“Ci meritiamo di meglio. E possiamo costruirlo. Insieme.”