Da mesi ci indottrinano con nuove paure: i terroristi del Califfo arrivano sulle nostre coste con i barconi. Non ci sono solo giornali italiani della destra a incalzare con titoli a effetto un’opinione pubblica stressata e disorientata. Ma anche esponenti politici di spicco. Come il ministro della difesa francese Jean-Yves Le Drian, che definisce «serio» il rischio che i terroristi del Gruppo Stato islamico si infiltrino tra i profughi che dalla Libia raggiungono l’Italia. Timore che forse nasce dal fatto che due dei sospettati attentatori di Parigi del 13 novembre 2015 hanno viaggiato verso l’Europa travestiti da migranti irregolari.
Ma è poi un rischio davvero così alto? Le inchieste delle forze dell’ordine, condotte nel 2015, lo confermano? Secondo l’ultimo rapporto di Europol, la massima autorità di polizia europea, sarebbero «casi isolati» gli attori terroristici che hanno usato rotte migratorie. Casi isolati su oltre un milione di persone arrivate in Europa dalle zone calde di Africa, Medio Oriente e Asia. E, soprattutto, «gli appartenenti a gruppi terroristici o i foreign fighters di ritorno generalmente non si affidano ai servizi offerti dalle reti dei trafficanti di migranti». Come a dire: non si mescolano le due attività criminali: i terroristi non si finanziano con la tratta dei migranti.
Come si spiega allora il titolo del Giornale del 1° febbraio scorso: L’Isis sbarca a Lampedusa. Che i suoi giornalisti abbiano dati diversi da quelli di Europol?
Il rapporto della polizia europea – intitolato Migrant smuggling in the Eu (Il traffico di migranti nell’Ue) – traccia un preciso identikit del business e degli attori di un’attività illegale destinata a crescere esponenzialmente nei prossimi anni. Già l’anno scorso, tuttavia, molti si sono abbondantemente arricchiti. La polizia europea ha quantificato questo business, per il solo 2015, dai 3 ai 6 miliardi di euro.
In un continente che ha accolto, solo lo scorso anno, oltre un milione di profughi, la tratta dei migranti si rivela quindi un ottimo affare: alti profitti e scarse probabilità di finire in galera. L’Europol ha indagato oltre 40 mila sospettati e, solo nel 2015, sono state raccolte informazioni su 12.200 trafficanti, frutto di 1.551 azioni investigative.
I criminali individuati hanno 100 nazionalità differenti, anche se i più numerosi sono bulgari, egiziani, ungheresi, iracheni, kosovari, pachistani e polacchi. Il 44% delle reti criminali è costituito esclusivamente da non europei, il 30% da cittadini Ue, mentre il 26% sono misti.
Sono state individuate oltre 230 località in cui hanno agito i trafficanti. I principali hotspot extra-Ue sono stati Amman (Giordania), Algeri, Beirut, Bengasi, Il Cairo, Casablanca, Istanbul, Izmir (Turchia), Misurata (Libia), Oran (Algeria) e Tripoli.
In Europa, invece, sono una ventina le principali città snodo. Tra cui: Atene, Budapest, Calais (Francia), Francoforte, Amburgo, Madrid, Monaco, Parigi, ma anche Hoek Van Holland (Olanda), Passavia (Germania) e Tornio (Finlandia). Le città italiane citate sono Milano e Roma.
Le attività criminali più diffuse sono l'organizzazione dei viaggi, la corruzione dei funzionari e sta prendendo sempre più piede la contraffazione dei documenti utili.
L’età media dei trafficanti arrestati nel 2015 è di 36 anni. Criminali siriani, pachistani e iracheni tendono a essere significativamente più giovani.
Molti di questi si affidano ai social media per pubblicizzare i loro servizi. E utilizzano assiduamente il web anche per condividere informazioni sulla situazione presente nelle varie rotte dei traffici e anche sulle modifiche legislative dei paesi di approdo. Informazioni utili per tarare i prezzi del viaggio.
Tra i coinvolti nel traffico di migranti ce ne sono alcuni che abbinano anche altre attività criminali come il traffico di droga (22%) o reati contro la proprietà (20%).
Per tentare di contrastare il fenomeno, Europol ha lanciato dal suo quartier generale a L’Aja un nuovo Centro europeo contro la tratta dei migranti. Centro che prevede unità di supporto nei punti più “caldi” di arrivo. Fino a questo momento sono già attivi due nuclei: uno a Catania e l’altro nel Pireo, in Grecia.
Gianni Ballarini
L’articolo è stato originariamente pubblicato sul sito nigrizia.it