Vincenzo Montuori (Cremona) presenta il poeta Clemente Rebora
Un altro poeta che ha lasciato una sua testimonianza sulla prima guerra mondiale è Clemente Rebora.Anche se meno famoso di Ungaretti, Rebora ha scritto dei versi notevoli descrivendo in modo implacabile le devastazioni e la violenza provocate dalla guerra in modo lucido e molto più crudo dello stesso Ungaretti, usando un linguaggio quasi deformato da una forza espressionistica evidente: nelle sue poesie l’abiezione del conflitto mondiale raggiunge vertici mai visti in Italia.Di lui ricordiamo questa prosa poetica interessante per il ritmo e per i neologismi :
SENZA FANFARA
Si va per la strada profonda spastata, ingoiata. Confusion d’ordine; file perdute; barcollii di volumi spossati ricurvi, spossati e cacciati nel buio dal flusso dei morti che non è libero ancora, che non sarà libero mai, ma non sa, non sapeva, e marcia e si posa e s’apposta, perché così vuole qualcuno o qualcosa , perché si deve, si fa, non si sa - per contro un nemico, il nemico ch’e’ fuori, il nemico che è noi. Si va per la strada profonda. Come grassa terra bagnata si leva ferita e si volge rovescia, perché c’è un aratro che vuole, perché c’è qualcun che lo guida e i bovi li assilla: perché c’è infin dietro qualcosa che spinge chi spinge, i bovi, l‘aratro- qualcosa che insiem si ritrova non essere altro che i bovi e chi guida e l’aratro. Si va per la strada profonda.Brontola brontola, ma pazienza, cannone: il rancio per noi, noialtri per te.Tu bracca, veniamo: non si brontola più.Noialtri veniamo. Zoccola, springa, ristride una sopravveniente ferraglia. Fatti in là, Fanteria - passa l’artiglieria! Passa, e schizza introna spurga su te. E si ride dall’alto.Non brontola ancor come quella, ma già in qualcosa ti allena. Fanteria smarrita, smagrita: ricopri la strada; è passata.Ancor si ragiona nel mondo che vive?Noialtri si va.
Leggiamo questa poesia che è uno dei più lucidi esempi della macelleria provocata dalla guerra:
VIATICO
O ferito laggiù nel valloncello,
Tanto invocasti
Se tre compagni interi
Cadder per te che quasi più non eri,
Tra melma e sangue
Tronco senza gambe
E il tuo lamento ancora,
Pietà di noi rimasti
A rantolarci e non ha fine l’ora,
Affretta l’agonia,
Tu puoi finire,
E conforto ti sia
Nella demenza che non sa impazzire,
Mentre sosta il momento,
Il sonno sul cervello,
Lasciaci in silenzio-
Grazie, fratello.
CLEMENTE. REBORA
Fonte pagina FB Vincenzo Montuori
3 giugno 2020