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Quanto costerà al mondo il coronavirus 2019-nCoV

L’impatto economico dell’epidemia da coronavirus sarà superiore a quello della Sars. Perché il contagio si è sviluppato in una regione centrale sul piano economico

| Scritto da Redazione
 Quanto costerà al mondo il coronavirus 2019-nCoV

L’impatto economico dell’epidemia da coronavirus sarà superiore a quello della Sars. Perché il contagio si è sviluppato in una regione centrale sul piano economico. E il blocco della produzione avrà riflessi sulle filiere internazionali e sulle Borse.

Virus in rapida diffusione

La nuova epidemia da coronavirus (2019-nCoV), simile alla Sars scoppiata nel 2003 sempre in Cina, si sta diffondendo a macchia d’olio dalla città di Wuhan (11 milioni di abitanti), nella provincia dello Hubei (58 milioni, quasi quanto l’Italia) ad altre zone del paese e fuori confine.

Il numero di casi in Cina ha già superato quello della Sars: allora ci sono voluti più di sei mesi perché si superassero i 5 mila casi nella Cina continentale (5.327 tra il 1° novembre 2002 e il 31 luglio 2003, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità), mentre ora in circa un mese i casi di coronavirus sono arrivati a quasi 6 mila già martedì 28 gennaio e nella giornata di giovedì 30 gennaio a oltre 7 mila, facendo accelerare il ritmo del contagio del 60 per cento, dato che supporta l’ipotesi di alcuni scienziati, tra cui Zhong Nanshan, lo pneumologo che scoprì il coronavirus Sars nel 2003. L’incertezza sulla diffusione deriva in parte dalla mancata denuncia dei primi decessi che si sono verificati a Wuhan all’inizio di dicembre, mentre il nuovo virus è stato segnalato per la prima volta solo il 31 dicembre.

L’impatto economico dell’epidemia è difficile da stimare di preciso, ma sarà indubbiamente superiore a quello della Sars. Secondo gli analisti di Nomura, dal primo al secondo trimestre del 2003 la crescita del Pil reale della Cina è precipitata di 2 punti percentuali, mentre nel primo trimestre del 2020 potrebbe scendere molto di più rispetto al quarto trimestre del 2019. Certamente, sarà molto superiore al peso della singola provincia dello Hubei, che è una delle dieci province più importanti di tutto il paese sul piano economico, la più popolosa e importante della Cina centrale, in termini di industria, finanza, affari, scienza, tecnologia e istruzione. È anche un importante snodo dei trasporti: le più grandi metropoli cinesi di Pechino, Shanghai, Guangzhou, Chengdu e Xi’an, si trovano tutte a 1.200 chilometri da Wuhan (cioè vicino per le distanze cinesi).

Quanto pesa il blocco dei trasporti e della produzione

Per il momento l’impatto sulle attività economiche cinesi deriva soprattutto dai blocchi nei trasporti e, quindi, nello spostamento delle persone e in parte delle merci. È tra l’altro il periodo del Capodanno lunare, quando di solito tutto il paese va in vacanza per un paio di settimane, generando grandi movimenti di cittadini. Quest’anno, a causa del virus, non è stato così perché tutti i trasporti pubblici a lunga percorrenza a Wuhan, Pechino, Tianjin, Xi’an e nella provincia di Shandong sono stati bloccati. Il numero di passeggeri nel trasporto ferroviario di sabato 25 gennaio – il primo giorno del nuovo anno lunare – è stato inferiore del 42 per cento rispetto al periodo equivalente del 2019, mentre il traffico di passeggeri su strada è diminuito del 25 per cento. Per avere un confronto con il mese di punta dell’epidemia di Sars, nel maggio 2003 il calo su base annua fu del 57 per cento per la ferrovia e del 45 per cento per la strada.

Molte attività produttive, che ora sono chiuse per il Capodanno, hanno già annunciato che non riapriranno il 10 febbraio, alla fine delle vacanze. Nello Hubei hanno sede grandi industrie tradizionali nel settore automobilistico e siderurgico e nuove industrie hi-tech. Molte aziende estere che producono a Wuhan, per esempio la francese Psa, hanno evacuato tutto lo staff e annunciato la chiusura a tempo indeterminato. Il distretto dell’auto è inserito nelle filiere internazionali, per cui il blocco della produzione là avrà di certo un impatto negativo anche all’estero, di cui è difficile stimare un ordine di grandezza.

Wuhan ospita 96 istituti scientifici e di ricerca e 21 laboratori statali chiave che contribuiscono a classificare la città come centro di scienza e tecnologia, istruzione avanzata e innovazione nella Cina centrale, al terzo posto in tutto il paese, dopo Pechino e Shanghai. È anche il crocevia dei collegamenti del paese, all’intersezione tra la direttrice Nord-Sud da Pechino a Guangzhou e la direttrice est-ovest. L’isolamento della provincia avrà un impatto elevato sulla produzione industriale e sui consumi interni, anche di altre province, se la restrizione agli spostamenti continuerà a riguardare anche il resto del paese.

Il blocco infatti coinvolge molte altre province, e tante aziende hanno deciso di chiudere per un periodo imprecisato. Shanghai ha già detto alle aziende di non riaprire per un’altra settimana dopo le vacanze del Capodanno lunare, mentre le restrizioni sui viaggi sono in vigore in circa 20 città. Il Disney Resort di Shanghai ha chiuso, i casinò a Macao potrebbero farlo a breve, McDonald’s e Starbucks hanno interrotto i servizi di vendita in diverse città della provincia di Hubei, giù le saracinesche anche in vari negozi H&M e Ikea. Anche il settore agricolo vivrà un periodo di recessione, poiché il ministero dell’Agricoltura cinese ha vietato allevamento, trasporto e commercio di tutti gli animali, una parte importante della dieta dei cinesi, sempre più carnivori.

D’altra parte, la necessità di far fronte all’emergenza sanitaria sta dirottando risorse pubbliche dagli investimenti in infrastrutture alla spesa corrente in nuovi ospedali, nel rafforzamento dei vecchi edifici e nelle forniture di materiale sanitario.

Le stime aggregate di impatto provenienti in questi giorni dalle istituzioni e banche internazionali suggeriscono una perdita tra l’1 e il 3 per cento del Pil, ma il perdurare dei blocchi di trasporti e produzione potrebbe costare molto di più, alla Cina e al resto del mondo: quasi tutti i titoli di borsa di società con alta esposizione sul gigante asiatico hanno perso molto punti percentuali in questi giorni, in particolare nel settore del lusso (dove la domanda cinese rappresenta circa un terzo del totale mondiale), del trasporto aereo, della logistica, e ciò presumibilmente trascinerà in basso tutti i listini.

 

 

 

FONTE Alessia Amighini, Lavoce.info)

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