Domenica, 28 aprile 2024 - ore 09.46

Quarantena o lazzaretto ? RAR

Ma la quarantena ha un inizio e, presumibilmente, una fine, tant’è che si chiama “quarantena”

| Scritto da Redazione
Quarantena o lazzaretto ? RAR

Le mutazioni dell’apparato politico hanno provocato alterazioni comportamentali, che sono state oggetto di commenti da parte dei maggiori quotidiani nazionali. L’offerta al dialogo di Grillo con il suo M5S, secondo partito nazionale, ha scardinato talune certezze, movimentando tutta una lunga serie di riflessioni e ripensamenti.  Senza andare troppo per il sottile, le analisi non hanno puntato sul fatto in sé, ma sulle conseguenze che hanno generato, come la reazione del pregiudicato Berlusconi, che si ritrova al centro della distrazione, del non-interesse, del “chi se ne frega di lui”, scaraventato all’angolo come se un uppercut micidiale lo avesse colto in pieno viso; lì, tramortito, attende fiducioso che il gong lo salvi dal KO; i suoi fedelissimi secondi si guardano bene dal lanciare la spugna nel quadrato, segnando la resa e la sconfitta, a loro interessa solo che lui resista e riprenda, anche a costo di guai peggiori, ma tanto i guai peggiori saranno i suoi, mentre se riesce a resistere i benefici saranno comuni.

I commentatori, dei quali abbiamo spesso letto peana glorificanti per giustificare il quotidiano desco imbandito, non sono stati teneri e scrivono di una quarantena di isolamento che potrebbe rappresentare il preludio di un inarrestabile declino, iniziato nello stesso momento nel quale venne documentata la sua frode allo Stato, con l’aggravante della carica  di presidente del consiglio, e la condanna penale che, di colpo, lo ha privato di una lunga serie di orpelli istituzionali.

Ma la quarantena ha un inizio e, presumibilmente, una fine, tant’è che si chiama “quarantena” che prevede quaranta giorni di osservazione per concedere la resurrezione.

Nessuno dei commentatori che ho letto ha approfondito le reale condizione dell’ex senatore, ex cavaliere, ex presidente del consiglio, perché non di quarantena si tratta, bensì di un lazzaretto, dove giacciono, a tempo indeterminato gli appestati senza alcuna possibilità di guarigione.

Berlusconi ha appestato la politica italiana, i costumi, l’etica, la morale, la finanza, l’imprenditoria, dovunque ha messo le mani ha provocato contagi irreversibili, dei quali paghiamo tutti le conseguenze.

Ha diviso la nazione in due parti nette e distinte: una minoranza da una parte identificabile nel 10 % della popolazione, che possiede il 50% della ricchezza nazionale, protetti, agevolati, con puntuali condoni, salvifiche sanatorie, improponibile (nelle nazioni civili) scudo fiscale che ha cancellato  i reati, permettendo di   incassare il malloppo, pagando una risibile tangente del 5%, peraltro scritta sulla carta, ma non pagata realmente, in quanto lo scudo fiscale garantiva l’anonimato, per cui, ottenuti i vantaggi, pochissimi hanno provveduto a pagare, forti di quell’ulteriore regalo dell’anonimato. Dall’altra parte la maggioranza degli italiani, con problemi di disoccupazione giovanile e, peggio ancora, disoccupazione per licenziamento di lavoratori non più in grado di rientrare nel mercato del lavoro; scuole inaffidabili e insicure; ospedali fatiscenti, tranne poche eccellenze, regno incontrastato della malasanità; trasporti obsoleti; strade e autostrade impraticabili, il tutto gravato da tasse, balzelli e bollette, come una nazione del terzo o quarto mondo.

Ora si discute della quarantena, come se fosse praticabile la minaccia di un rientro al centro  dell’attenzione politica; già la politica internazionale, dove l’Italia ha sempre avuto un ruolo tra i grandi delle nazioni,  lo ha praticamente cancellato, essendosi adoperata per costringerlo alle dimissioni, prima di permettergli di proseguire a far danni, e ritrovandosi a dover risiedere a Milano, privato del passaporto oltre che dei diritti civili e politici, nonché del diritto di voto attivo e passivo.

Se ne deduce che non di quarantena si tratta ma di lazzaretto, dal quale neanche i popolo elettore potrebbe salvarlo, ma per fortuna, neanche il “suo” popolo elettore, vorrebbe più salvarlo, avendo capito che, con l’uscita penalmente imposta, dall’agone politico, il popolo italiano è uscito da sotto un treno.

 

Rosario Amico Roxas

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