Venerdì, 26 aprile 2024 - ore 06.04

Referendum Costituzionale. Luciano Pizzetti risponde ad un cittadino :’ Il paese ha bisogno di cambiamento’

L’interesse per il referendum costituzionale di ottobre e si moltiplicano gli interrogativi degli elettori. Luciano Pizzetti risponde ad un cittadino che ha scritto ad un giornale locale.

| Scritto da Redazione
Referendum Costituzionale. Luciano Pizzetti risponde ad un cittadino :’ Il paese ha bisogno di cambiamento’

Nella lettera Pizzetti fra l’altro scrive : ‘Quando ad ottobre i cittadini si recheranno alle urne per votare la Riforma Costituzionale, sulla scheda troveranno questo quesito: ‘Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione?’. Di questo si tratta. Non di cambiare forma di governo, non di aumentare i poteri del premier, non di portare un uomo solo al comando. I cittadini dovranno rispondere SI o NO a quel quesito. Quanti ritengono che i cambiamenti proposti e sollecitati da oltre trent’anni non si debbano attuare, diranno NO. Quelli che pensano che è bene migliorare finalmente il funzionamento del sistema politico-istituzionale, diranno SI. Cosa c’è di antidemocratico nell’evitare che — pressoché unico caso in Europa — due Camere svolgano il medesimo ruolo, nel trasformare il Senato in luogo di rappresentanza di Comuni e Regioni, nel ridurre di un terzo i parlamentari, nel chiarire le funzioni che spettano allo Stato e alle Regioni eliminando i paralizzanti conflitti di competenze? Oppure nell’aumentare la soglia di elezione del presidente della Repubblica, nel farsi sì che i cittadini abbiano a disposizione più strumenti di democrazia partecipata, nell’imporre che le leggi elettorali siano preventivamente vagliate dalla Corte Costituzionale, nel limitare gli eccessi governativi su decreti e voti di fiducia, nel dare la possibilità al Governo di chiedere al Parlamento la concessione di un tempo per l’approvazione di provvedimenti importanti e all’opposizione di avere una corsia per la deliberazione di proprie proposte? Si poteva fare ancora meglio? Probabilmente sì, ma già aver fatto tutto ciò è molto. Chi dice riforme sì ma non così, in realtà opta per riforme mai. Esattamente quel che è accaduto sin qui. Allora (…) , atteso che non c’è nessun ducetto oltre la siepe, che rischi corre il sistema democratico? Non quello del tiranno, bensì del'immobilismo logorante che genera fragilità. Istituzioni incapaci di cambiare che perciò si discostano dal paese reale, sino a subirne il rigetto. A quel punto sì che potrebbe manifestarsi una rottura del circuito democratico. Questa è la mia seria preoccupazione. Per questo ritengo la posizione dell’ANPI tanto legittima quanto sbagliata. Nessun’altra associazione partigiana l’ha assunta. Un conservatorismo intransigente, pericoloso perché non fa i conti con le conseguenze del prolungarsi ulteriore della paralisi istituzionale. Poiché è chiaro che se questa opportunità fallisce, passerà molto tempo prima che un’altra si presenti. A fronte di questi argomenti viene l’invettiva di prepotenti, disperati, prezzolati. Ci si rivolge in modo offensivo a chi il partigiano l’ha fatto per davvero  e sa cosa significa costruire la democrazia repubblicana. Buon ultima la ignobile insinuazione di fare come i nostalgici del Ventennio. Una sorta di fatwa degli ayatollah del no. Di chi si ritiene più democratico degli altri.I Veri Democratici. Naturalmente tutto questo deve avere a base l’alterazione strumentale. Così la critica severa alla posizione assunta da un’associazione localmente sempre più vicina alla sinistra radicale, viene intenzionalmente manipolata e trasformata in ciò che nessuno sano di mente ha mai detto o pensato, vale a dire che ‘l'ANPI è pericolosa per la democrazia’. Così questa riforma diventa simile a quella di Berlusconi. In realtà è enormemente differente. Per la composizione e nei ruoli di Camera e Senato, nella ridefinizione del titoloV, ne ll ’elezione del presidente della Repubblica. In più là si interveniva per davvero e pesantemente sulla forma di governo, istituendo il primo ministro come dominus e si modificava pure la composizione del Consiglio superiore della magistratura. Ma che importano le differenze se lo scopo è delegittimare? Perché è più importante battere quell’arrogante di Renzi che migliorare il sistema italico. Solo che Renzi passa e l’Italia resta. Ai doloranti per un Verdini che dice si, non credo sarà di molto sollievo stare in compagnia del trio Gasparri, Storace, La Russa che dice no. L’effetto placebo non funziona neppure con Gandolfini che vota no in odio alle unioni civili. Allora ciò che vale, ben oltre le insensate delegittimazioni, è stare al merito di un progetto democratico che cerca di concorrere a rimettere in movimento un sistema bloccato e un Paese stanco e disilluso’.

Luciano Pizzetti (Presidenza del Consiglio dei ministri sottosegretario di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento)

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