Matteo Renzi usa un’edizione straordinaria delle sue eNews per ritornare sulla riforma della prescrizione che Italia Viva non vuole votare. La maggioranza di governo non ha ancora trovato una sintesi, o meglio l’hanno trovata solo M5S, PD e Leu, ma il partito dell’ex rottamatore continua a chiamarsi fuori, mettendo a rischio la tenuta dello stesso esecutivo. "27 febbraio. Giustizia Giusta a Roma. Intendiamoci, sulla battaglia della giustizia giusta non molliamo - esordisce Renzi - perché è una questione di civiltà. Ci sono più di mille innocenti mandati in carcere ogni anno. Lo Stato spende milioni e milioni di euro per i casi di malagiustizia. La Corte Costituzionale ha affrontato ieri i primi ricorsi contro le leggi di Bonafede dello scorso anno e ha già pronunciato la prima sentenza di incostituzionalità. E chiaramente incostituzionale è anche la proposta contenuta nel c.d. Lodo Conte. Dunque: su questo tema, non si molla".
Facendo un parallelo tra giustizialismo e dittatura, l’ex sindaco di Firenze ribadisce sostanzialmente che le sue posizioni sulla giustizia siano più vicine al centrodestra di Salvini e Berlusconi, piuttosto che al centro-sinistra. E proprio dal principale partito di centrosinistra, il PD, è molto contento di essersi staccato. "Noi con i garantisti, gli altri con i giustizialisti - continua il leader di Italia Viva - Perché il garantismo sta al giustizialismo come la democrazia sta alla dittatura. Ieri, intanto, si è votato il Lodo Annibali alla Camera: se fosse passata la proposta di Lucia Annibali, sarebbe tornata in vigore la legge del PD fatta da Orlando Gentiloni. Invece il PD - incredibilmente - pur di votare contro Italia Viva, ha tenuto in vigore la legge populista fatta da Bonafede Salvini. A tutti quelli che mi dicono: ma perché hai fatto la scissione? Da ieri posso rispondere anche: perché un partito che sceglie il giustizialismo contro il garantismo non è più casa mia".
Il Partito Democratico, inoltre, secondo Renzi non avrebbe ancora compreso cosa comporti il cosiddetto lodo Conte, ovvero la misura che ha portato M5S, lo stesso PD e Leu all’accordo per la riforma. "E ho come l’impressione che i riformisti del PD non abbiano compreso che cosa ci sia scritto dentro il Lodo Conte. Appena lo leggeranno e lo capiranno ci sarà da divertirsi. Per chi è interessato a seguire nel merito suggerisco di seguire il Presidente dell’Unione delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza. Quanto a Bonafede, che ci accusa di molestarlo (ma l’ex DJ avrà mai letto il codice penale? Lo sa che la molestia è un reato?), noi auguriamo al Ministro buon lavoro. Gli diamo due mesi di tempo - conclude con un ultimatum - - Se le cose cambiano, bene. Altrimenti ci vediamo in Senato".