Sabato, 20 aprile 2024 - ore 05.36

Riflessioni sulle riforme. Di Giampiero Carotti

«Quelle riforme – chiunque governerà – spaccheranno il Paese in blocchi contrapposti, esacerberanno i conflitti sociali, incancreniranno lo scontro politico»

| Scritto da Redazione
Riflessioni sulle riforme. Di Giampiero Carotti

La riflessione che ogni cittadino deve fare sulla riforma costituzionale e sulla nuova legge elettorale per decidere come voterà il prossimo autunno deve prendere in considerazione il contenuto delle norme ma anche le loro possibili (anzi, probabili) conseguenze pratiche. 

Proviamo a ragionarci su.

Dati alla mano, i votanti alle ultime politiche (2013) sono stati il 75%: se andassimo alle urne oggi sarebbero sicuramente molti meno, ma facciamo pure i calcoli su quel 75%, cioè immaginiamo che un quarto degli aventi diritto al voto non vada a votare. Secondo i recenti sondaggi i due partiti maggiori (PD e M5S) in Italia si muovono attorno al 30%; se ricalcoliamo il dato secondo la percentuale dei votanti che abbiamo visto prima, scopriamo che nella realtà quel 30% si riduce a un 22-23%: in altre parole ognuno dei partiti maggiori, da solo, rappresenta oggi meno di un quarto degli aventi diritto.

Proviamo a immaginare cosa succederà in Italia con una Camera in cui la larga maggioranza dei deputati sarà espressione politica di meno di un quarto dei cittadini. Siccome il governo sarà varato e tenuto in piedi dalla sola Camera (poiché il Senato continuerà a esistere ma con altre competenze), avremo un Paese reale in cui la gente che (per mille ragioni diverse) non ha votato un governo sarà i tre quarti del totale. Avremo dunque un governo saldissimo appoggiato da 1 italiano su 4 e una opposizione che rappresenterà i restanti 3 italiani su 4. Non ci vuole la sfera di cristallo per capire che questa è una condizione esplosiva, che farà aumentare a dismisura le conflittualità sociali, molte delle quali già oggi latenti o emerse. È importante rendersi conto che questo succederà qualunque sarà la lista “vincente”, perché non sarà una volontaria scelta politica ma la banale conseguenza di un enorme squilibrio di numeri, di rappresentatività reale. Certo, quella conflittualità sarà ancor più forte se si continuerà sulla strada percorsa negli ultimi anni di tagliare ogni relazione con i corpi intermedi; e sarà tanto più disperata quando quel 75% scontento di popolo reale toccherà con mano di valere, alla Camera, quanto una moneta fuori corso grazie al doping dell’abnorme premio di maggioranza che andrà alla lista “vincente”. Qualunque protesta democratica verrà praticata dai cittadini, dai sindacati, dai partiti, essa non potrà avere alcun effetto né alcun peso sul governo, che potrà fare spallucce e, in caso di difficoltà (la storia ce lo insegna), ricorrere indisturbato a misure di polizia estremamente restrittive dei diritti di tutti.

Riassumendo, quelle riforme – chiunque governerà – spaccheranno il Paese in blocchi contrapposti, esacerberanno i conflitti sociali, incancreniranno lo scontro politico: essendo perfettamente inutili le mediazioni, quelle riforme sanciranno l’abbandono puro e semplice della politica.

È questa la gioiosa “svolta” che attende l’Italia? Così usciremo dalla crisi?

Prima di farci convincere che sia una bella idea che chi è eletto governi senza “fastidi” per un intero mandato, ricordiamoci che la caduta di un governo è anche l’unica valvola di sicurezza che uno Stato ha a disposizione quando il popolo ritiene di essere mal governato.

Giampiero Carotti

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