Nulla a che vedere con la Ruby del bunga-bunga di Berlusconi, né con Mubarak; non chiede quattrini per non prostituirsi, non avanza pretese per un rasoio da 60.000 euro per depilare le donne-barbute; si tratta solo di una omonimia che serve a restituire dignità ad un nome diventato, grazie al “padre nobile”, sinonimo di vegliarda lascivia.
Ruby è il nome che alcuni ricercatori dell’Università di Catania hanno imposto al DNA dell’arancia rossa della Piana di Catania, che sono riusciti ad estrarre proprio mentre imperversava la farsa a luci rosse con Berlusconi primo attore e tante comparse alloggiate all’Olgettina, fornire di auto, coperte di doni, finanziate secondo le prestazioni offerte e trasportate a cura e spese dei contribuenti con i mezzi delle scorte presso le nobili dimore dell’ansioso e, in trepidante attesa, presidente del consiglio, allora in carica, ed oggi felicemente EX.
L’arancia rossa della Piana di Catania è ben altro e forse non meritava di essere associata al Nuovo Decamerone che imperversava allora nei media nazionali ed esteri.
L’arancia rossa della Piana di Catania possiede qualità che la rendono unica; i ricercatori, infatti, hanno dimostrato, innanzitutto, che cresce e si sviluppa, con tutte le sue proprietà, solo nei terreni che la Natura ha reso fertilissimi; infatti la componente della cenere vulcanica è parte essenziale nello sviluppo e nella maturazione di tale arancia. Inoltre il suo succo interviene nel metabolismo aggredendo e dissolvendo solo i grassi in eccesso ed eliminando buona parte del colesterolo.
Credo proprio che l’aver imposto il Nome “Ruby”, potrà tornare utile per restituire la nobiltà della qualità a tale arancia, senza bisogno dell’intervento abusivo di qualche “padre nobile”.
Rosario Amico Roxas