Domenica, 19 maggio 2024 - ore 07.05

Scuola. SE 18 ORE VI SEMBRAN POCHE….

| Scritto da Redazione
Scuola. SE 18 ORE VI SEMBRAN POCHE….

Corre voce che sull’altare della seconda tappa della spendingreview il ministero si appresti a sacrificare l’orario degli insegnanti: in sostanza si vogliono aumentare le ore di lezione. Come e di quanto al momento non è ancora chiaro, così come non è chiara la destinazione di queste ore: se per aumentare il numero di classi affidate a ciascuno o se per innalzare l’offerta formativa con attività ulteriori. Naturalmente la cosa ha già destato le prime reazioni, negative, in casa sindacale.

Vi è innanzi tutto una questione di metodo: se le voci trovassero conferma, il governo si appresterebbe, ancora una volta con la scusa della crisi, ad invadere i campi della contrattazione e del confronto sindacale con atti di legge unilaterali.

Ma vi è di più: siccome questo atto si sommerebbe ad altri già, purtroppo, più chiari (blocco ulteriore, fino al 2017, degli scatti di anzianità e sospensione del contratto ed anche della vacanza contrattuale) nonché a tutti gli altri già piombati sulle spalle della categoria (allungamento dei tempi di pensionamento, basse quote di immissione in ruolo ecc.) gli insegnanti verrebbero a trovarsi al centro di un fuoco concentrico su diversi aspetti del loro rapporto di lavoro, mentre nello stesso tempo dall’altra parte il governo non solo dimostrerebbe di perseguire di fatto una politica di tagli lineari, che investe tutto allo stesso modo, ma anche confesserebbe di

non avere una precisa strategia politica in grado di individuare i settori vitali per il rilancio della vita economica ed anche sociale.


Per esempio: se tutto ciò si traducesse, come si teme, in un aumento delle classi assegnate a ciascun insegnante l’effetto sarebbe non solo un taglio proporzionale degli organici, che si scaricherebbe immediatamente sulla mancata riassunzione di decine di migliaia di precari, con conseguente contributo ulteriore alla recessione economica, ma anche un pugno nell’occhio alla pretesa linea pedagogica della laboratorialità e delle competenze di cui il MIUR va riempiendosi la bocca. Con più classi e conseguentemente con più alunni si accentuano le tendenze alla frontalità e non quelle alla laboratorialità e all’attivismo pedagogico!

 

Sembra che il MIUR intenda giustificarsi sostenendo che si limiterà a “obbligare” a svolgere quelle ore di lezione che gli insegnanti non svolgono per via delle vacanze degli alunni. Con ciò evidentemente il MIUR cerca di cogliere a propria giustificazione il pregiudizio diffuso che il lavoro degli insegnanti sia in realtà a metà tempo, poiché questo è quello che si vede: non si vedono riunioni, programmazioni, tempi dedicati alla correzione dei compiti e alla preparazione delle lezioni, agli scrutini e agli esami.
Su questa base gli orari potrebbero salire fino a 6 ore nella scuola secondaria e materna (quest’ultima ha di fatto tre settimane di vacanze in meno) e fino a 7 nella scuola elementare. Con ciò si dice sotto sotto che gli insegnanti sono pagati 12 mesi ma ne lavorano solo 9 o 10. Nessuno sembra pensare che questo ragionamento può essere rovesciato:

se tutti sanno che un docente laureato guadagna in partenza e anche a fine carriera meno di qualunque altro laureato impiegato nel mercato del lavoro perché allora non dire che quei 1.300 euro mensili con cui si inizia sono in realtà la spalmatura su 12 mesi di un salario (comunque basso) da laureato per 9 o 10 mesi? Potrebbe, in altre parole, costare molto al MIUR l’attaccarsi a questa ragione e comunque dovrebbe inevitabilmente diventare la prima rivendicazione che le organizzazioni sindacali non rassegnate al blocco della contrattazione dovrebbero conseguentemente fare, tenuto conto che siamo di fronte ad un inequivocabile innalzamento dei

carichi di lavoro.

Dopo di che, rispetto al senso comune per cui gli insegnanti italiani lavorerebbero poco e quindi potrebbero rappresentare un “ventre molle” su cui la crisi può recuperare , va segnalato che è ormai evidente che le cose non stanno così: come dimostra la tabella che segue le 18 ore settimanali della secondaria superiore sono un dato pressoché comune a livello Europeo anche se la cosa può sembrare sorprendente a coloro che coltivano questo pregiudizio.

E le differenze negli altri gradi di scuola si limitano al massimo a una o due ore di scostamento dalla media. Evidentemente anche altrove in Europa si è tenuto conto del fatto che gli insegnanti svolgono un lavoro complesso non riducibile al solo momento della lezione. E questo vorrà pur ben dire qualcosa, anche per i nostri governanti ormai troppo abituati a tirar fuori conigli dal cappello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NB. Gli orari qui riportati sono calcolati in ore di 60 minuti. In numerosi paesi questi corrispondono a più spazi di 50 o 45 minuti (Lussemburgo sec., Belgio, Paesi Bassi, Germania ecc.)

fonte: www.proteofaresapere.it
trasmesso  FLC CGILCREMONA CON DIRITTO DI AFFISSIONE ALL’ALBO SINDACALE

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