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Senza amnistia e indulto la riforma della giustizia va contro il Quirinale

| Scritto da Redazione
Senza amnistia e indulto la riforma della giustizia va contro il Quirinale

Mancano134 giorni all’ultimatum imposto all’Italia dalla Corte europea dei Diritti dell'Uomo affinché siano rimosse le cause strutturali che generano i “trattamenti inumani e degradanti” nelle nostre carceri e prendiamo atto che continua ad essere oggettivamente impedito qualsiasi dibattito parlamentare sulle violazioni in corso in tema di giustizia. Abbiamo inoltre appreso - attraverso la presa di posizione della responsabile giustizia Alessia Morani, nominata dall'ineffabile e fantasioso Matteo Renzi - che il Partito Democratico è contrario a qualsiasi misura di amnistia e indulto, ovvero agli unici strumenti (costituzionali!) capaci di interrompere quella flagranza di reato criminale che soffoca la giustizia italiana con 10 milioni di processi civili e penali pendenti.

Una presa di posizione, quella della neo responsabile giustizia Pd, in manifesta opposizione al messaggio inviato dal Presidente della Repubblica alle Camere e al quale non è stato dato alcun seguito istituzionale dovuto. Il Parlamento non ha, infatti, da oltre tre mesi, iscritto all’ordine del giorno la discussione del Messaggio "sulla questione carceraria" inviato alle Camere il 7 ottobre scorso dal Presidente Napolitano. Tutto questo mentre la Corte europea dei Diritti dell’Uomo, dopo decenni di impegni non mantenuti da parte dell’Italia, ha fissato per il prossimo maggio il termine ultimo per porre fine sia allo stato di tortura in cui vivono i detenuti che all’offesa alla natura stessa dello Stato di diritto e degli impegni internazionali sottoscritti. Tortura contro la quale, peraltro, l’Italia non ha ancora una legge. Occorre anche aggiungere il quarto di secolo di denunce da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa accompagnate dalla richiesta di porre rimedio alla “non ragionevole” durata delle procedure giudiziarie civili, penali ed amministrative che da venticinque anni mettono in pericolo lo Stato di diritto in Italia.

C’è quindi l’obbligo di lottare sin da queste ore per fermare e prevenire il compiersi di un nuovo ed ulteriore colpo allo Stato di diritto e alla giurisdizione europea assicurando il tal modo la più tempestiva informazione del Presidente della Repubblica, quale massimo garante del rispetto della legalità da parte dello Stato, e con esso della Corte europea dei diritti dell’uomo e del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa.

Per questo abbiamo deciso, a partire dalla mezzanotte di giovedi 16 gennaio, di iniziare una sciopero della fame aderendo agli obiettivi dell'azione nonviolenta intrapresa da Marco Pannella in sostegno al presidente della Repubblica Giogio Napolitano.

Cremona, 15.1.2014

Sergio Ravelli, Gino Ruggeri, Tommaso Caracappa, Maria Teresa Molaschi

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