Il referendum sulla protezione della famiglia proposto dall’Alleanza per la famiglia (AZR) nei mesi scorsi e presentato con circa 400mila firme al Presidente della Repubblica in settembre è stato fissato dal capo dello Stato Andrej Kiska per sabato 7 febbraio 2015. Delle quattro domande previste inizialmente, una è stata rigettata dalla Corte Costituzionale qualche settimana fa come in contrasto con i diritti sanciti nella carta costituzionale slovacca. Il quesito intendeva interrogare gli elettori se sono d’accordo nel concedere alle coppie omosessuali unite con altre forme di unione diverse dal matrimonio gli stessi diritti e la speciale protezione concessi alle coppie eterosessuali sposate.
Tolta questa domanda dal pacchetto, ne rimangono altre tre: si interpellano i cittadini sull’uso della parola ‘matrimonio’ chiedendo loro se sono d’accordo di riferirla soltanto all’unione di un uomo e di una donna; il secondo quesito si chiede se sia il caso di impedire alle coppie dello stesso sesso di adottare bambini; e l’ultimo tratta della possibilità dei genitori di impedire ai figli di seguire a scuola lezioni sull’educazione sessuale e sull’eutanasia.
Kiska ha ricordato ieri, annunciando la data del voto, che aveva deciso di interpellare la Corte Costituzionale perché aveva diversi dubbi sui quesiti del referendum, che trattano di diritti e libertà fondamentali. Anche dopo il giudizio dei giudici costituzionali, Kiska ha detto che non tutti i suoi dubbi personali stati dissipati, ma ha comunque indetto il referendum perché obbligatovi come capo dello Stato.
In un sondaggio condotto in settembre 9 degli intervistati su 10 (l’89,3%) sono d’accordo nel concedere l’uso della parola “matrimonio” esclusivamente alle unioni eterosessuali, e 8 su 10 (79,4%) sono a favore del divieto di adozione alle coppie omosessuali. Un altro 68,2% è d’accordo nell’impedire alle scuole di tenere lezioni su sesso ed eutanasia ai figli dei genitori contrari.
Fonte: DA BUONGIORNO SLOVACCHIA, IL 28 NOVEMBRE 2014