Un rappresentante della Associazione Islamica Assalam oggi su un quotidiano locale chiedeva impegni ai candidati sindaco per le prossime elezioni in merito al tema #moschea.
Di seguito la risposta che ho ritenuto di dare.
A proposito delle dichiarazioni di Adnani Kadmiri, dell’associazione Assalam, è necessario puntualizzare alcuni principi che non sembrano essere chiari a chi sui giornali chiede “promesse” su una moschea a Crema.
Si tratta della Laicità, della Sostenibilità e della Trasparenza.
La domanda della Associazione Assalam è dunque malposta.
Atteso che, almeno da chi è stato direttamente interessato all'argomento, ci si aspetterebbe un contributo di chiarezza, non chiamando "moschea" una sala di preghiera di 200mq, non è certo compito del Comune, realtà laica, realizzare un luogo di culto o un centro culturale islamico.
In tal senso il nostro programma elettorale non conterrà previsione alcuna. Ciò che conterrà sarà l'impegno, che riteniamo connaturato all'ente locale, per garantire i diritti costituzionalmente garantiti, ivi incluso il diritto di culto, di pregare il proprio Dio. Mi pare chiaro che il compito di garantire diritti pretende che i soggetti rispettino i propri doveri, e questo vale per tutti, senza eccezione.
Persino inutile ricordare che l'impegno economico e le condizioni per la realizzazione debbono essere in capo alla Comunità Islamica e non alla collettività cremasca, è sempre stato così e sempre lo sarà.
La nostra Amministrazione ha dato prova di grande linearità e coerenza sul tema dei diritti in generale, ivi incluso sul diritto di culto, sfidando anche l'impopolarità e le strumentalizzazioni. Ma terrà egualmente fermi i principi della sostenibilità, della trasparenza e delle legittime esigenze di sicurezza espresse dai cittadini.
Una cartina di tornasole in tal senso è stato il bando, non andato a buon fine, proprio perché erano carenti le condizioni di sostenibilità e di trasparenza, se dunque il sogno è diventato un incubo non è stato certo per mancanza di disponibilità del Comune di Crema, ma per la confusione regnante tra i nostri interlocutori.
Dico interlocutori, al plurale, poiché ci siamo trovati di fronte una compagne frammentata e litigiosa al proprio interno. Dunque, prima di chiedere impegni all’ente pubblico, lo si aiuti a individuare interlocutori rappresentativi di tutte le anime del mondo islamico locale, questo faciliterà il compito di chi governa e, soprattutto, darà un segnale di solidarietà nello stesso mondo, senza il quale non nascerà nessun luogo di preghiera. La preghiera è un’esperienza che unisce e il nostro comune non è interessato a incorporare ulteriori tensioni, dunque la comunità islamica si presenti con soggetti rappresentativi e credibili, la nostra collaborazione non mancherà, sempre nel rispetto delle leggi vigenti e della tutela dell’ordine pubblico. Un diritto, anche questo, tutt'altro che secondario.