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Taranto - Ilva - la salute negata - gli studi dal 1990 | Ezio Corradi

| Scritto da Redazione
Taranto - Ilva - la salute negata - gli studi dal 1990 | Ezio Corradi

Cari Amici,

"scoppia" in questi giorni, grazie all'azione della Magistratura di Taranto, il caso dell'acciaieria ILVA. Nell'assordante silenzio delle indecisioni gravemente tentennanti della politica...Ma fino ad ora quanti sapevano e perchè non è mai stato fatto nulla?Eppure c'è ancora chi nega la connessione fra emissioni e malattie: di negazionisti ad ogni costo, contro ogni "prova provata", il mondo è pieno, si sà. Dovrebbero fare un giro a Taranto e dintorni, fermarsi lì per qualche tempo e constatare se sono solo "suoni dai Tamburi", oppure se è arrivato all'anticamera del'inferno.E' ora di sollevare il coperchio sui tanti "Tamburi d'Italia": finiamola con il ricatto lavoro-contro salute per lo "sviluppo infinito"!E' ora di cambiare stile e paradigmi, è ora di stare da una parte sola: dalla parte dei cittadini che hanno diritto ad un ambiente e ad un lavoro sano.Solidarietà ai Magistrati di Taranto!Da Augusta, da Gela, da Priolo a Marghera, da Taranto a Brescia, da Brindisi a Cremona-Spinadesco-Cavatigozzi, da Genova a Vicenza, da Civitavecchia a Borgone, da Falconara a San Nazzaro de' Burgundi, a Casale Monferrato, a Broni, a Pieve Vergonte- Verbania, un solo grido, una sola lotta: "Basta cittadini morti-inquinati a norma di legge"!Ezio CorradiVicepresidente Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia

GLI STUDI SU TARANTO, DAGLI ANNI '90 ALLA RECENTE PERIZIA

Fonte: www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/gli-studi-su-taranto-dagli-anni-90-alla-recente-perizia, articolo di F. Bianchi.

Su Taranto sono stati effettuati numerosi studi epidemiologici, ad iniziare dai primi anni ’90. Una rassegna - di seguito sintetizzata e qui liberamente scaricabile - è stata effettuata dal gruppo di lavoro dello studio Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e al quale hanno partecipato molti ricercatori italiani di diverse istituzioni nazionali e regionali. A partire dal 1990 i territori comunali di Taranto, Crispiano, Massafra, Statte e Montemesola sono stati definiti “area ad elevato rischio ambientale” e nel 1998 Taranto e Statte sono stati inclusi tra i primi 14 siti di interesse nazionale per la bonifica (DPR 196/1998). Già un primo studio sul periodo 1980-1987, coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, aveva evidenziato un quadro di mortalità legato a fattori di inquinamento ambientale diffusi, in particolare amianto, e una rilevante esposizione occupazionale della popolazione maschile. Il secondo studio OMS della mortalità 1990-1994 metteva in evidenza numerosi eccessi di mortalità, sia tra gli uomini che tra le donne, suggerendo un ruolo delle esposizioni ambientali. In particolare la situazione peggiore risultava nel comune di Taranto, confermando l’ipotesi di un rischio sanitario per cause respiratorie, cardiovascolari e polmonari, dovuto a fattori di origine industriale. La mortalità risultava in aumento dal 1981 al 1994, per tutti i tumori e i tumori polmonari in entrambi i generi, e per il tumore della mammella e le malattie dell’apparato respiratorio tra le donne, anch’esso elemento suggestivo di fattori di rischio ambientale. L’andamento crescente della mortalità era confermato da uno studio sulla popolazione di Taranto e Statte dal 1970 al 2004. Uno studio nei 29 Comuni della provincia di Taranto tra il 1999 e il 2001 sull’incidenza di tumori di polmone, pleura (mesotelioma), vescica (solo tumori maligni), encefalo e sistema linfoemopoietico (linfoma non-Hodgkin e leucemie) ha confermato un aumento di rischio nell’area di Taranto per i tumori del polmone, della pleura e della vescica tra gli uomini. Un’analisi geografica della mortalità tumorale nelle cinque province pugliesi nel periodo 2000-2004 ha mostrato un eccesso del 10% per tutti i tumori e del 24% per il tumore del polmone nell’anello di territorio circostante l’area industriale e è emerso anche un incremento della mortalità per 9 dei 13 tipi di tumore maligno considerati nell’analisi. Per alcune cause di morte sono stati osservati incrementi di rischio solo tra le donne, come per esempio per i tumori del sistema nervoso centrale, per i linfomi non-Hodgkin, per il tumore del pancreas, del fegato, oltre ai tumori femminili di mammella e utero. Tra i pochi studi con disegno analitico condotti è da citare lo studio caso-controllo sui casi incidenti a Taranto di tumore maligno del polmone, della pleura, della vescica e del sistema linfoemopoietico (periodo 2000-2002), in relazione alla distanza della residenza principale da diverse fonti emissive. I risultati mostravano un aumento di rischio di tumore polmonare e della pleura al diminuire della distanza della residenza dalla maggior parte dei siti di emissione considerati (compresi l’acciaieria e i cantieri navali). Più di recente Taranto è stata una delle 10 città italiane studiate dal progetto EPIAIR nel periodo 2001-2005. Lo studio mostrava un aumento dello 0.69% del rischio di mortalità totale per incrementi di 10μg/m3 di PM10, effetto superiore a quello riscontrato nelle principali analisi pubblicate in Europa (0.33%), nel Nord America (0.29%) e nei precedenti studi italiani (studio MISA, 0.31%). Inoltre, la correlazione tra polveri PM10 e biossido di azoto indicava nelle emissioni industriali la fonte principale dell’inquinamento atmosferico. Infine una recente indagine su 125 campioni di matrici alimentari prelevati in 41 aziende localizzate entro 10 km dal polo industriale, in 32 (26%) raccolti in 8 aziende (20%) la concentrazione di diossine e di policlorobifenili aveva superato i limiti in vigore. Lo studio Sentieri ha consegnato per il Sito di Taranto un profilo di mortalità sui dati 1995-2002 (corretti per indice di deprivazione socio-economica) tutt’altro che tranquillizzante:

• mortalità generale e per tutti i tumori in eccesso in entrambi i generi tra il 10% e il 15%;

• eccesso la mortalità per tumore del polmone del 30%per entrambi i generi;

• eccesso peruomini e donne i decessi per tumore della pleura;

• forte eccesso, 50% per gli uomini e 40% per le donne, dei decessi per malattie respiratorie acute;

• eccesso di circa il 15% tra gli uomini e 40% nelle donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente;

• incremento di circa il 5% dei decessi per malattie del sistemacircolatorio soprattutto tra gli uomini; (in particolare per malattie ischemiche del cuore)

• eccesso di mortalità per condizionimorbose di origine perinatale (0-1 anno), e eccessodi circa il 15% - seppure non statisticamente significativo - per la mortalità legata alle malformazioni congenite.

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