Ricevuto il dono da Morales, Papa Francesco non ha certamente nascosto più che l’imbarazzo, la meraviglia: un crocifisso ricavato da una falce e martello, simbolo pluridecennale di un comunismo ateo, materialista, legato al mondo del lavoro in lotta con il mondo del capitale e dello sfruttamento.
In quel momento Papa Francesco ha guardato lontano, nel futuro prossimo e in quello più remoto.
Nel futuro prossimo ha intravisto le critiche che si sarebbero levate da parte di un moribondo capitalismo che cerca appigli per rivalutarsi e sopravvivere.
Così è stato.
Il giornale più direttamente impegnato a sostegno del liberismo berlusconiano, “Libero” ha decretato quel dono essere blasfemo.
Certo il giornaletto berlusconiano avrebbe preferito che un crocifisso fosse ricavato da una squadra e compasso; oppure che il crocifisso, rigorosamente senza Cristo, sostituito da un pavè di brillanti, sballottolasse tra i seni generosamente esposti dalle “signore bene” della politica liberista.
Nel dono di Morales emerge un Cristo che benedice i simboli del lavoro.
Papa Francesco, a sua volta, ne ha fatto dono alla Madonna, deponendolo ai piedi della Vergine, come pegno e impegno nel suo sguardo verso il futuro più remoto.
Un pegno per l’intercessione della Vergine perché il lavoro non sia più un valore di ricatto, ma di solidarietà fra le classi, e un impegno perché tali simboli del lavoro modificassero lo loro identificazione nella lotta di classe; anelito che impegnerebbe sia i lavoratori che i datori di lavoro, non più divisi dai reciproci e differenti interessi, sostenuti, entrambi, dalla solidarietà che deve animare il mondo della produzione.
Rosario Amico Roxas