Vincenzo Montuori (CR) ci presenta la poetessa cilena Gabriela Mistral
La fama di Pablo Neruda (Ricardo Neftali Reyes) con la sua epica figura pubblica e la sontuosità metaforica dei suoi versi ha messo in ombra la fama di quella che fino agli anni Sessanta era stata la figura più rinomata della poesia cilena, Gabriela Mistral (1889-1957) prima donna sudamericana a ricevere il Nobel nel 1945.
Lucila Godoy Alcayaga ( che scelse quello pseudonimo in omaggio a D’Annunzio e al poeta provenzale Mistral) era nata da una famiglia povera a Vicuna nel centro- nord del Cile.Aveva esercitato il mestiere umile ma essenziale di “maestra rurale” fino a quando, avendo viaggiato molto, entrò nella carriera diplomatica e divenne console del suo Paese in Italia e infine a New York dove morì. La sua poesia con parole semplici e metafore attinte al mondo rurale della sua patria, riflette sulla dimensione della maternità’ , pur non avendo lei avuto figli, e canta gli elementi fondamentali della vita dei contadini, il pane, il sale.Leggiamo alcuni testi dalla antologia “Sillabe di fuoco “, Bompiani, 2020:
CULLANDO
Il mare le sue mille onde
culla, divino.
Udendo i mari che si amano,
cullo il mio bimbo.
Il vento errabondo di notte
culla le spighe.
Udendo i venti che si amano,
cullo il mio bimbo.
Dio Padre migliaia di mondi
culla in silenzio.
Sentendo il suo tocco nell’ombra
cullo il mio bimbo.
SCOPERTA
Trovai questo bimbo
mentre al campo andavo:
dormiente lo vidi
in mezzo alle spighe...
O piuttosto è stato
in mezzo alla vigna:
cercando fra i tralci
urtai la sua guancia...
E per questo temo,
se poi mi addormento,
che evapori come
la brina sui pampini...
PANE
Lasciarono un pane sul tavolo,
metà bruciato, metà bianco,
piluccato in alto e aperto
in mollichelle di candore
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AMO AMORE
Si libra nella scia, vibra l’ala nel vento,
pulsa vivo nel sole e incendia la pineta.
Non basta ricacciarlo come un pensiero fosco:
tu lo dovrai ascoltare!
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COSE
Amo le cose che mai ho avuto
con le altre che ormai non ho.
Io tocco un’acqua silenziosa,
ferma su pascoli di freddo,
che senza alcun vento tremava
nel vuoto che era il mio orto.
La guardo come la guardavo:
mi reca uno strano pensiero,
e gioco, lenta, con quest’acqua
di pesci o di mistero densa.
GABRIELA MISTRAL