‘Cartoline da Pompei’ | Vincenzo Montuori (Cremona
Parecchi poeti hanno composto delle piccole antologie dedicate ai personaggi defunti delle loro comunità costituendo una galleria di “epigrafi” da tramandare ai posteri: un esempio è la famosissima antologia di Spoon River di E. Lee Masters.
Anch’io parecchi anni fa (sarà stata la fine degli anni Novanta ) avevo messo insieme una galleria poetica di personaggi immaginati nei loro ultimi momenti di vita prima della eruzione del Vesuvio del 79 d.C. (dopo Cristo non dopo Covid) che distrusse Pompei e ne sterminò la popolazione. La raccolta si intitolava “Cartoline da Pompei”, raccolta rimasta inedita (quello che ho pubblicato è un quarto circa di quello che ho effettivamente scritto).
Vi propongo qui l’introduzione e la conclusione che sono una riflessione sulla furia distruttrice della Natura (leopardianamente con la maiuscola) e sulla importanza (foscolianamente) della memoria
INTRO.
Fermati, non andare oltre
a cuor leggero, lo sguardo vacuo
e sazio da turista;
fermati, pensa che fummo vivi
per sperare, per soffrire,
di te tanto più vivi
se il giorno che ti si trascina
fiacco, si dileguò per noi
in una vampata immisurabile
di fiamme, se una bollente nube
in gola ci pietrificò il respiro
Vedi che l’artigliare del vulcano
in un’istantanea ci ha fermati
irripetibile di vita
Non fare che la noncuranza
dell’oggi ci condanni
eternamente alla dimenticanza.
EXO.
Non altro che ombre cotte siamo,
ombre che il soffio dell’immenso
per un attimo ha svegliato,
carne che un dio ha forgiato
in uno stampo immutabile di creta
All’occhio impassibile che indaga
siamo appena prodigi
generati dall’abbraccio di fuoco
che ci avvince
Non lasciarci morire
alla memoria pure,
serba per noi almeno
un pensiero di pietà
che ci guidi
a quella morta riva.
VINCENZO. MONTUORI